“Usare il fumetto per cogliere il quadro complessivo, per evocare i misteri dello spazio e del tempo”, così a quanto pare il Los Angeles Times nello strillo riportato sull’edizione italiana di Morire in piedi, raccolta di storie brevi scritte e disegnate da Adrian Tomine, pubblicata da Rizzoli Lizard. Santi numi, queste belle parole mi fomentano come nemmeno il rapimento mistico e sensuale di Franco Battiato. Suscitano in me più d’un interrogativo, d’una vibrazione. Mi costringono a sollevare questioni profonde, profondissime, che mi fanno arrivare lì dove nessun uomo è mai giunto prima senza una birra. Chi lo sa, per esempio, se anche i lettori di Lando e de Il camionista fossero abituati a “usare il fumetto per cogliere il quadro complessivo”? O forse usare il fumetto per cogliere il quadro complessivo è un’operazione che possono compiere solo gli iniziati ai segreti del graphic novel contemporaneo, dal gusto hipster? E i misteri dello spazio e del tempo? Vogliamo parlarne? Quelle sottili distorsioni nel piano cosmico, cioè, si manifesteranno anche leggendo una storia di Paperinik o di Spiderman? O sono esclusiva pertinenza di opere come Druuna morbus gravis? Indubbiamente, il fumetto ci ha sempre regalato forti emozioni, ma a quanto pare Adrian Tomine ci ha rivelato il segreto della vita molto più di quanto lo rivelassero, per esempio, gli albi di Selen. E per soli diciannove euro. Dei del cielo, se non è un affarone questo ditemi voi. Ditemi voi, cioè, se per soli diciannove euro vogliamo continuare a credere alle favole. Ne valeva davvero la pena, insomma, di sparare tante minchiate per far leggere i fumetti al grande pubblico dei centri commerciali e agli intellettuali snob, fulminati dal postmoderno? O ci dovremmo accontentare di spendere ‘sti diciannove euro solo per leggere un pugno di storie autoconclusive ottimamente disegnate e scritte da uno degli artisti più interessanti degli ultimi anni? Non vi sentite anche voi un po’ coglioni a cercare i misteri dello spazio e del tempo in un fumetto? Se abbiamo più di tredici anni e un’identità alla fin fine ce la siamo costruita, non sarebbe più semplice, più umano, direi, limitarci a leggerle, queste bellissime storie, senza cercare esotici esoterismi e mistiche iniziazioni?
Particolarmente consigliate, tra le altre contenute nella raccolta, “Una breve storia d’arte nota come ortiscultura”, che fornisce a tutti (me compreso) un utile esempio di guarigione dalla malattia dell’artisticità a tutti i costi, e “Morire in piedi”, che dà il titolo al volume. Il tutto è così ben disegnato e, nei momenti migliori, così commovente da impedirmi di aggiungere altro su questo bel libro di Adrian Tomine, a parte che: nel XXI secolo confondere l’arte con l’insalata di parole è out!
3,3K
previous post
7 comments
Morire in piedi, l’insalata di parole è out! https://t.co/NZTx3Z72O3
Giorgia Del Bianco liked this on Facebook.
Sara Cappai liked this on Facebook.
Giovanni Marchese liked this on Facebook.
Angelo Orlando Meloni liked this on Facebook.
Silvia Mazzucchelli liked this on Facebook.
Adrian Tomine liked this on Facebook.