Celestia

by Angelo Orlando Meloni

Celestia è l’ultimo fumetto (o graphic novel che dir si voglia) di Manuele Fior ed è stato pubblicato in due volumi da Oblomov edizioni tra il 2019 e il 2020. Opera ambiziosa che si regge su di un’atmosfera sognante e ascrivibile al genere postapocalittico, ma – come dire – in chiave poetico-evocativa, Celestia è anche una storia metafisico-fantascientifica sul mutamento e l’evoluzione dell’uomo. Tanto che se a qualcuno in vena di facezie facesse venire in mente una versione molto autoriale (e con meno effetti speciali) degli x-men non potremmo neanche dargli torto, tutto sommato. La trama dell’opera è abbastanza semplice: c’è stata una catastrofe, ci sono i sopravvissuti, tra di loro c’è gente dotata di poteri, gli eredi dell’umanità, e ci sono Dora (personaggio già raccontato da Manuele Fior in altre storie) e Pierrot, legati da questo superpotere-maledizione molto difficile da gestire. Dora e Pierrot che scappano, perché è tutto una fuga, ‘sto fumetto, scappano da Celestia, la cittadella dei superpoteri dove avrebbero potuto vivere al sicuro, senza superproblemi; e scappano dalla Venezia immaginaria in cui Manuele Fior ha ambientato la storia, ma senza mai nominarla, perché Pierrot è un tipo che si mette nei guai. Scappano scappano fino a raggiungere un’altra cittadella e conoscervi un prodigioso superbambino del domani. Non sarebbe ancora finita, in verità, ma se volete saperne di più vi consiglio di leggere il fumetto, qui ho detto pure troppo. Quel che conta aggiungere, invece, è che Celestia è un’opera a fumetti magistralmente disegnata e che le tavole di Manuele Fior, di abbacinante bellezza, vanno godute più volte in ogni dettaglio, colore e inquadratura. E pazienza se la storia, alla fine davvero troppo d’atmosfera, è pericolosamente vicina a certa “bella scrittura” che sforna romanzi senza trama, noiosi come saggi, osannati nella bolla social e poco più. Pazienza perché Manuele Fior è davvero un maestro del fumetto contemporaneo e nessuno sano di mente gli chiederebbe di essere anche Alan Moore. Non dopo aver goduto di questi straordinari disegni e di questa storia forse non megaultraoriginalissima, ma tutto sommato appassionante.

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