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Quegli stupidi eroi di provincia – Riccardo Lestini

by Gianluigi Bodi
Riccardo Lestini

Si può parlare di racconti senza che nessuno si spaventi? Senza che vengano percepiti come un genere minore? Senza che qualcuno dica “eh ma tanto non vendono come i romanzi!”. Sarà anche vero, non dico di no, i racconti vendono poco, vendono meno dei romanzi che già, di per sé, vendono poco. Eppure mi pare il caso di parlarne, soprattutto quando capita di trovare una raccolta di racconti che merita davvero di essere messa in mostra.

La raccolta di racconti in questione è quella di Riccardo Lestini e si intitola “Quegli stupidi eroi di provincia“. Riccardo è da poco diventato un compagno di editore visto che sia il mio romanzo che la sua raccolta sono appena usciti per l’editore Les Flaneurs. Per Riccardo però non è un esordio con l’editore barese, aveva già avuto modo di frequentarlo. Al Salone del libro di Torino ho avuto il piacere di conoscerlo e devo dire che come persona mi è piaciuta fin da subito. E la cosa mi ha terrorizzato. Non c’è nulla di peggio di incontrare uno che ti sta simpatico e poi rendersi conto che come scrittore non vale la carta su cui è stampato il libro. Meno male che non siamo in questo caso.

“Quegli stupidi eroi di provincia” è una raccolta che contiene otto racconti che ho letto già a partire dal viaggio verso casa dopo Torino e che mi sono piaciuti per motivi che ora cercherò di spiegare. Sia che si parli di “Reputazione” (uno dei racconti che ho preferito o de “Il campionato del mondo di calcio in stazione” (altro racconto notevole) e cioè, sia che Lestini usi un tono soffuso, molto malinconico o che usi una voce ironica, grottesca e assurda tutti i racconti di questo libro ti lasciano addosso qualcosa. “Reputazione” racconta la parabola di un giovane calciatore che a suon di goal diventa l’orgoglio del paese, mentre “Il campionato del mondo di calcio in stazione” mette in scena l’assurdo torneo di calcio giocato da otto squadre di ragazzini nel piazzale antistante la stazione. Tra carabine, canne, fumogeni e petardi ne succedono di tutti i colori.

Inizialmente ho pensato che i racconti di Lestini fossero molto legati alla letteratura anni ’90, la mia sensazione, leggendoli, era che l’autore avesse preso in prestito quel modo di raccontare la piccole imprese quotidiane, o quel modo di approfondire i miti dell’epoca, dal trattamento della realtà tipico di quella decade in cui tutto sembrava essere possibile e la sconfitta non era contemplata. Poi mi sono reso conto che la mia visione non era perfettamente centrata, che alla fine, ciò che fa ricordare a me gli anni ’90 è il fatto che in quel momento a essere giovane ero io, a provare l’eccitazione dell’impresa, la noia delle serate invernali, a vivere ogni attimo come se fosse il fondamentale mattone per costruire un’esistenza perfetta ero io. E’ questo che fa Lestini, ci fa tornare a un momento in cui tutto ci pareva possibile, ci mostra la nostra giovinezza. Forse è proprio per questo che mi è piaciuto tanto “Reputazione” perché mostra il possibile e poi ti spiattella davanti la realtà.

C’è però dell’altro. “Il campionato del mondo di calcio in stazione” a me è sembrato un omaggio a Stefano Benni. Il delirio che compare in questo racconto mi ha riportato ai tempi di Elianto e La compagnia dei Celestini, l’ho letto con il sorriso e io credo che sia davvero complicato far ridere con la scrittura, sono in pochi a riuscirci.

Senza star lì a menzionare tutti i racconti, vorrei però soffermarmi su “Pasta ai funghi (una storia realmente accaduta)” che come tono e come uso dell’assurdo si avvicina molto al Campionato del mondo e ci porta ancora una volta nel puro delirio e “Il tempo degli eroi” che, in una rivisitazione classica, racconta a posteriori, le infine possibilità sfumate.

Concludo dicendo che “Quegli stupidi eroi di provincia” è una raccolta in cui è presente molto calcio, Lestini è bravo a fare un po’ quello che fanno gli Americani quando parlano del Baseball, creano miti di provincia, li portano alle massime altezze e, talvolta, li fanno schiantare al suolo. Capita.

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