Tornare sul luogo del delitto può essere imbarazzante non solo per l’assassino, ma anche per il lettore. Soprattutto se anche voi avete superato gli anta come il sottoscritto. Pensiamo ai classici, a quei libri famosissimi e incensati, medagliati, istituzionalizzati che ognuno di noi dice di amare e rispettare e qualche volta, sbilanciandosi, di avere persino letto. Se fate parte di quella leggendaria minoranza che oltre ad affermare di adorare i classici li ha letti per davvero, vi consiglio caldamente di non rileggerli. Meglio, molto meglio conservare il ricordo felice di una lettura fatta ad animo candido, evitando di infrangersi contro le secche della violazione continua dello show don’t tell, delle descrizioni infinite e degli spiegoni devastanti. La sorpresa di essersi innamorati di un libro (e a volta per un libro) illeggibile potrebbe essere spiacevole. Lo stesso vale per i romanzi di formazione tutti, classici o no che siano. Siamo andati fuori di testa per le gesta di un gabbiano, di un robottino, di un aviere, di un sovrano spaziale, di animali parlanti, per le paturnie di qualche giovane problematico o per le avventure metropolitan-intimiste di questo o quell’altro bel tomo? Teniamoci stretto il ricordo ed evitiamo di rileggere il dannato libro. Tornare sul luogo del delitto potrebbe servire solo a frustrare quel che resta, se ne resta qualcosa, del sentimento giovanile che fu.
È stato per questo motivo che non volevo leggere The love bunglers, gli imbranati dell’amore di Jaime Hernandez, pubblicato da Oblomov. The love bunglers è l’ultimo capitolo (ma non quello finale, penso), di Love & Rockets, il monumentale fumetto dei fratelli Gilbert, Jaime e Mario Hernandez che va avanti dal 1982 e da una vita ci tira sberle, ci fa piangere, ci fa sognare, ci fa strippare di brutto insomma boyz. Conservo la mia collezione di questo vero e proprio classico all’interno di una capsula del tempo anti-polvere e amen. Quel che è stato è stato, mai più mi sarei avvicinato alle storie degli Hernandez. O almeno così pensavo. Perché rovinare una delle più appaganti esperienze di lettura della mia vita? Mettiamoci una pietra sopra e non pensiamoci più. Ma non avevo fatto i conti con il demone del fumetto. Il bastardello si insinua sotto pelle, scava scava scava finché arriva al tuo portafogli, ti impedisce di fare la spesa e ti obbligherà a un pasto a base di gallette, ma in compagnia di The love bunglers. In questo nuovo capitolo la protagonista assoluta è Maggie, ex meccanica spaziale quando la serie era agli inizi ed era venata di succulenta fantascienza ultra pop, ed ora splendida signora, un po’ invecchiatella, molto saggia e con un conto aperto con la vita che il karma a fumetti ha finalmente deciso di saldare. Superbamente narrato da Jaime Hernandez con un magistrale gioco di flashback e salti spaziotemporali, questo megafumetto ci illustra un altro spezzone della vita della sua-nostra Maggie, che apre ampie finestre sul suo passato e – così pare a me – rende giustizia al personaggio e al lettore. Ne vien fuori un altro capolavoro di una serie già infarcita di innumervoli perle (provare per credere), che porta in dote anche la lacrimuccia che so verserete (come me). Perché a volte riprendere in mano i classici non è come tornare sul luogo del delitto. È come tornare a casa.