Diamo i numeri

by senzaudio
Numeri

Quanti sono i traduttori? Quanto traducono? E quanto sono pagati?

Eccovi il primo vero articolo di Senzatraduzioni. Il post introduttivo di settimana scorsa ha riscosso un grande interesse e qui in redazione abbiamo deciso di scoprire di più sui traduttori editoriali…

Quanti sono i traduttori editoriali in Italia?

La domanda può sembrare banale, ma la risposta è tutt’altro che semplice: in mancanza di un albo o di altre forme di regolamentazione, non ci sono dati precisi sul numero dei traduttori editoriali. E così, sono andata a spulciarmi un po’ di sondaggi svolti da associazioni di categoria e altre organizzazioni. Il più partecipato è stato quello organizzato nel 2013 dall’IRES dell’Emilia Romagna, a cui hanno risposto in 324 traduttori mentre all’inchiesta sulle tariffe di Biblit del 2011 hanno contributo in 272. In entrambi i casi, almeno la metà ha dichiarato di svolgere anche un’altra professione, spesso nell’editoria o nell’insegnamento, oppure si dedicano alle cosidette “traduzioni tecniche”, che sempre tecniche non sono… ma questa è un’altra storia.

Sì, ma quanto traducono i nostri traduttori? E da che lingue?

Inutile dirvi quale lingua la fa da padrone: su 11.000 titoli tradotti nel 2013, più del 60% erano dall’inglese. Seguono francese, tedesco, spagnolo e via via le altre. Aspetta, ma se parliamo di 324 traduttori e 11.000 titoli, vuol dire che ogni traduttore sforna 34 titoli l’anno?! Be’, non esageriamo: è vero che lavoriamo tanto, ma a tutto c’è un limite… e direi che un libro al mese è già un limite difficile da superare! Vero che si passa dal malloppone da 600 pagine di un autore ipersperimentale che richiede mesi di lavoro e al libro per bambini tutto figure con qualche frasetta striminzita. Però qualcosa non torna. O i traduttori sono allergici ai sondaggi (colleghi all’ascolto, che dite? voi partecipate?), o ci sono tante “meteore”: chi traduce 2-3 libri e poi sparisce, si dedica ad altro.

Ma perché uno dovrebbe smettere di fare il traduttore?

Be’, questo ovviamente dovremmo chiederlo a chi ha preso questa decisione. Azzardo solo qualche ipotesi. Può darsi, naturalmente, che uno (anzi, una, dato che siamo quasi tutte donne: più dell’80%) non sia molto tagliato per questo lavoro e che dopo qualche traduzione e molte prove andate male, resti fuori dal giro. Può darsi, certo. Ma il vero problema è un altro: il mercato dell’editoria si contrae sempre più e i libri tradotti diminuiscono, anche se, devo dire la verità, il calo è minore di quanto mi sarei aspettata: come abbiamo detto, i titoli tradotti nel 2013 sono stati quasi 11.000, mentre nel 2002 erano poco più di 12.000. Mille libri in meno non sono pochi ma la vera nota dolente sono i compensi.

Già, quanto guadagna un traduttore?

Ecco, non molto… Prendiamo come una unità di misura la classica cartella editoriale di 2000 caratteri spazi inclusi. Stando al sondaggio condotto nel 2011 da Biblit, più della metà dei traduttori lavora con una tariffa minima compresa tra i 6 e i 12 euro a cartella e una massima compresa tra gli 11 e i 15 euro. Considerando che per tradurre una cartella ci vogliono in media tra i 40 e i 60 minuti, fate un po’ voi il calcolo. Anzi, l’ha fatto l’IRES per noi: il 60% guadagna meno di 15.000 euro l’anno. Lordi. Vero che la pressione fiscale non è molto alta (meno del 20%) ma ricordatevi che non ci sono coperture: niente malattia, niente contributi per la pensione. Peggio di noi, in Europa, solo Grecia, Slovacchia, Croazia, Lituania e Repubblica Ceca. Insomma, forse quello là che parlava di vita agra non aveva tutti i torti…

 Stai dicendo che converrebbe smettere, o non provarci nemmeno?

Ci mancherebbe altro! Prima di tutto, non voglio scoraggiare nessuno. In secondo luogo, non dimostrerei molta sanità mentale sconsigliandomi di fare il mio lavoro! Semplicemente, vi ho illustrato la situazione. Siate pronti a cifre contenute ma, attenzione, non accettate di giocare al ribasso. Con tutte le difficoltà e le giustificazioni possibili, non dimentichiamoci che siamo noi ad avere l’ultima parola sul compenso proposto.

E a fronte un 13% di traduttori che non guadagna mai oltre 10 euro a cartella, ce n’è un 15% che non lavora mai a meno di 16 euro. Certo, l’esperienza e gli anni di lavoro hanno un loro peso, ma tra i traduttori under 30 che hanno partecipato al sondaggio di Biblit nel 2011, più della metà ha una tariffa media compresa tra i 13 e i 30 (!!) euro a cartella. In mezzo a tante notizie sconfortanti, un dato del genere non può che farci coraggio. Anzi, lancio una proposta: stampiamoci la tabella, appendiamola in camera accanto al santino di San Girolamo e guardiamola ogni volta che trattiamo con un editore!

E dove la trovo?

Qui, nell’inchiesta sulle tariffe pubblicata da Biblit. Qui invece potete scaricare il rapporto dell’IRES sulla traduzione editoriale. Se volete sapere di più sulla condizione dei colleghi europei, trovate tutto in questo rapporto del CEATL. E per finire, qui trovate una sintesi del rapporto sullo stato dell’editoria italiana nel 2014.

E dopo tutti questi dati, dalla prossima volta cominceremo a conoscerli uno per uno 😉

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