Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Roberto Arlt – Acqueforti Spagnole

Roberto Arlt – Acqueforti Spagnole

by Gianluigi Bodi
Roberto Arlt

“Tra il febbraio del 1935 e il luglio 1936 Roberto Arlt pubblica sul quotidiano El Mundo le sue acqueforti spagnole” e questo serve per inquadrare fin da subito il tipo di libro che andrete a leggere.

Chi frequenta questa pagine da un po’ di tempo potrebbe essersi accorto che Roberto Arlt è una presenza frequente, uno di quegli autori dimenticati un po’ troppo velocemente che però negli ultimi anni ha goduto di una riscoperta grazie alle piccole case editrici, tra le quali appunto Del Vecchio.

Negli anni si sono susseguiti: I lanciafiamme, Le acqueforti di Buenos Aires e Un viaggio terribile. Libri che hanno dimostrato la bravura di Roberto Arlt sia come scrittore puro, sia come autore di pezzi giornalistici.

Le acqueforti spagnole” che in lingua originale si intitolano “Aguafuertes, Gallegas Y Asturianas” rientrano in questo secondo gruppo di opere. Come detto all’inizio gli articoli di giornale datano 1935/1936 e raccontano un soggiorno dello scrittore nella penisola Iberica. Poche pagine, mai più di cinque, suppongo per rispettare il limite imposto dalla redazione. Poche pagine che bastano a dare un’idea chiara del talento di Roberto Arlt.

A Arlt sono sufficienti poche righe per delineare chiaramente davanti ai nostri occhi un panorama che, posso solo presumerlo, non riusciremo mai a vedere come è stato visto dai suoi occhi. Potremmo definire questi articoli in mille modi, fotografie, spaccati, ritratti e, appunto, acqueforti, ma solo leggendole ci possiamo rendere conto di cosa significhi vedere le cose con l’occhio dell’artista.

Quello che succede leggendo “Acqueforti spagnole” di Roberto Arlt è che veniamo trasportati in un luogo e un tempo che non ci sono più; veniamo circondati dalle persona che Arlt evoca davanti a noi, persone dai modi schietti, dalla pelle bruciata dal sole, donne che trasportano il cibo con una cesta appoggiata sulla testa, uomini che lavorano la terra; ma veniamo travolti dalle tradizioni, da quel dialogo che le persone spesso instaurano con il luogo in cui vivono, dialogo che spesso ci è precluso, ma che Roberto Arlt riesce a decifrare per noi. I paesaggi sembrano vividi, vivi di colori e odori; cambiano davanti ai suoi occhi mentre si sposta da una parte all’altra della Spagna e cambiano, allo stesso modo, davanti ai nostri occhi.

La sensazione è che attraverso Roberto Arlt ci sia dato cogliere particolari che da soli, nella stessa circostanza, non saremmo riusciti a vedere. Come se lo scrittore argentino “traducesse” per noi ciò che vede. L’unico dubbio: se dovessi ripercorre le strade battute da Arlt, riuscirei a scorgere la stessa magia? Sarebbero in grado, i miei occhi, di cogliere tutta la bellezza di cui ci ha reso partecipi? Temo che la risposta sia negativa. Temo che “Acqueforti spagnole” vada letto anche come testimonianza di un tempo che non c’è più.

Come nelle “Acqueforti di Buenos Aires” anche questa traduzione è stata affidata a Marino Magliani, Alberto Prunetti.

Continua il sodalizio tra Del Vecchio e lo studio Ifix Design di Maurizio Ceccato che anche stavolta sforna una copertina degna di nota.

Roberto Arlt nasce a Buenos Aires nell’aprile del 1900, da una famiglia di origini prussiane. Scrittore, drammaturgo e giornalista, ha avuto una vita tormentata e ricca di eventi, segnata dalla sofferenza per l’educazione severa impostagli in famiglia e da un profondo conflitto con la figura paterna, che ritroviamo infatti in molte sue opere. Espulso a otto anni dalla scuola, perché troppo indisciplinato, continuò a studiare da autodidatta, svolgendo i più diversi lavori: imbianchino, commesso, facchino, e cominciando poi a scrivere per diversi giornali, fino a fare del giornalismo la sua professione. Rese conto dei suoi viaggi e degli eventi politici del suo tempo proprio nei reportage scritti per i giornali, e fu tra l’altro testimone in prima persona degli eventi della guerra civile spagnola. La sua scrittura romanzesca rompeva con il tradizionalismo e per un certo tempo fu osteggiata, diventando poi modello per gli scrittori della generazione del boom, tra cui Gabriel García Márquez, Isabel Allende e Jorge Luis Borges.

Commenti a questo post

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2 comments

marino magliani 13 Ottobre 2020 - 10:24

Grazie a Gianluigi Bodi per questa attenta recensione.

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senzaudio 13 Ottobre 2020 - 12:22

È stato davvero un piacere.

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