Abbiamo il piacere di ospitare una breve chiacchierata con Stefano Giovinazzo editore della casa editrice “Edizioni della sera” di Roma.
Spesso le piccole case editrici indipendenti si rivolgono ad un pubblico circoscritto, quasi ad un territorio. Raccontate le “Edizioni della Sera” a chi non ha avuto ancora il piacere di conoscervi.
“Edizioni della Sera” nasce nel 2010 con un progetto editoriale che mira a ritagliarsi una fetta importante nell’editoria contemporanea rivolgendosi ad un pubblico, circoscritto o meno, che abbia passione per le storie. Quello che ci ha animato fin dall’inizio è stata la passione per un mondo editoriale che, nelle sue logiche e nelle sue apparenze così trasparenti e allettanti, nasconde troppe insidie e poche tutele per un piccolo editore indipendente. Da questo la volontà di radicarci sul territorio con delle collane che avvicinassero il lettore al libro, che lo rendesse partecipe della sua storia, la sua tradizione, i suoi ricordi. Mi riferisco, in particolar modo, alla collana “Radici” ma anche alla collana, unica in Italia, sulla storia dei derby d’Italia in cui due autori raccontano in chiave giornalistica-narrativa le grandi sfide che si intrecciano con la storia di una città. Un occhio al territorio ma con la volontà di parlare a tutti, di raccontare storie che coinvolgano un popolo intero, girando in lungo e in largo il Belpaese con presentazioni, reading, fiere. Questo siamo stati finora, questo vogliamo continuare ad essere: editori di progetto.
Cosa significa fare l’editore oggi per voi di “Edizioni della Sera”? Qual è la vostra “mission”?
Unendo passione, professione, destino, direi che per me fare l’editoria oggi è una “missione”. Questo lavoro te lo porti dentro: come tutte le liberi professioni, oggi sotto la lente di ingrandimento per i costi di gestione che sono veramente pesanti, l’editore non ha un orario, la mente è sempre tesa a trovare la novità, l’idea, il libro giusto. Tutto ciò se da un lato di porta stare sempre sul pezzo, dall’altro ti porta a perdere di vista, in alcuni casi, la realtà che ti circonda creando un mondo parallelo in cui sei convinto che tutti amino la letteratura, il libro come oggetto. In realtà, l’editoria oggi è un bivio: procedere nella giusta direzione in cui l’editore torni a fare un mestiere serio, di guida, di selezione, di indirizzo, o perdersi nel mare magnum di self publishing, editoria a pagamento, editoria senza idee, un mercato editoriale saturo che produce in eccesso per dei non lettori. Il futuro, secondo me, sta nel riportare la gente in libreria come luogo di discussione, di progetto. In questo senso alcune librerie indipendenti, oggi più di ieri, stanno svolgendo un buon lavoro.
Siete una delle poche case editrici indipendenti ad organizzare un premio letterario. Il premio “Narratori della sera”. Che posizione occupa questo premio letterario nell’equilibrio delle vostra casa editrice?
Ci siamo accorti che, essendo una casa editrice di varia, la narrativa era quella che soffriva di più nel trovare uno spazio adeguato. Troppo proposte, spesso slegate tra loro, non ci permettevano di pubblicare un numero di uscite annuali per tenere in vita una collana ma soprattutto ci portavano a rifiutare storie scritte bene ma con poco appeal commerciale. Da qui, circa un anno e mezzo fa, la volontà di creare qualcosa di nostro, di autentico, cercare nuove voci da far esordire e dar la possibilità di competere in un arco limitato di tempo. Dalle prime due edizioni sono usciti due libri, “Kazuya” di Silvia Letizia e “Non c’è tempo per il sole” di Vito Santoro, che nella nostra casa editrice si sono perfettamente integrati raccogliendo anche delle buone segnalazioni stampa. La posizione che occupa il premio letterario “Narratori della Sera” nella nostra casa editrice è di assoluta rilevanza: quando esce un volume proveniente dal Premio, questo ha la stessa attenzione e la stessa priorità di un volume inserito in catalogo secondo la via “convenzionale”. D’altronde non può che essere così: in ogni libro mettiamo un pezzo di noi.
Quali mosse mettereste in atto per ovviare al crescente disinteresse delle persone nei confronti della lettura?
Coinvolgimento è la parola chiave. Ogni libro non può avere lo stesso tipo di lettore, questo soprattutto nel contesto di una piccola casa editrice indipendente. Cerchiamo, con i nostri mezzi e la nostra professionalità, di andare incontro al lettore e avvicinarlo nei contesti più adeguati che il libro impone. Convinti che, in un futuro immediato, la semina porterà alla raccolta. Per far tornare i lettori da te, devi andare prima da loro.
Che consigli dareste ad un giovane scrittore che volesse proporre il proprio manoscritto alla vostra casa editrice?
Un consiglio banale e uno più smaliziato che forse i miei colleghi non amano. Nel primo caso, questo vale sempre, visionate il catalogo dell’editore e guardate cosa pubblica. Se avete scritto un saggio storico e la casa editrice non ha mai pubblicato il genere non solo non vi terrà in considerazione ma avete dato l’idea di non conoscere la realtà editoriale verso cui vi approcciate. Il mio consiglio è quindi quello di mostrare interesse verso l’editore a cui vi proponete, fatelo nel modo giusto e con una presentazione ad hoc che stupisca ma che vada al centro della questione. Nella società di oggi, l’autore non può essere scisso dall’opera.
Il secondo consiglio riguarda l’empatia. Quando sento di editori non vogliono essere disturbati, sorrido. L’editore, per quanto mi riguarda, ha bisogno di ricevere stimoli esterni, di sentirsi al centro di un progetto, di ricevere telefonate di autori, di agenti, di librai. L’editore non deve nascondersi, l’editore deve essere coinvolto e coinvolgere. Quindi, cari autori, chiamate in casa editrice e non limitatevi a una mail.
Cosa vi aspettate dal futuro per “Edizioni della Sera”?
Il futuro è di chi se lo va a prendere. E noi, come gruppo editoriale che conta al momento oltre alla casa editrice “Edizioni della Sera” e l’agenzia letteraria “Studio Garamond”, daremo vita entro dicembre 2015 al marchio territoriale “Roma per sempre” in cui cercheremo di valorizzare le storie sulla città di Roma, riportare in superficie storie dimenticati e rimettere in commercio libri perduti nel dimenticatoio.
Il futuro di “Edizioni della Sera” è rafforzare un progetto che, in questi anni, ci ha portato soddisfazioni ed elogi, critiche costruttive e battaglie editoriali. La via è quella giusta.
Ringraziamo Stefano Giovinazzo per la disponibilità e la cortesia.