Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Mike Pearl – Il giorno in cui tutto finisce

Mike Pearl – Il giorno in cui tutto finisce

by Gianluigi Bodi
Mike Pearl

È probabilmente una coincidenza ma sia quest’anno che lo scorso ho iniziato le mie letture partendo da un saggio e in entrambi i casi si è trattato di un saggio dello stesso editore: Il Saggiatore.
Il Saggiatore è una casa editrice che, in questo campo (ma anche nella narrativa) ha davvero molto da dire e mi sembra di poter affermare che l’ascesa sia costante ormai già da qualche anno. Alcuni dei lettori forti che conosco li hanno come riferimento costante e alcuni degli scrittori che frequento mi hanno confessato che non sarebbero affatto dispiaciuti (eufemismo) di pubblicare con loro.

Durante un giro in libreria i miei occhi si sono fermati su due delle loro ultime uscite 2019. Quella di cui parlerò oggi è “Il giorno in cui tutto finisce” di Mike Pearl, mentre l’altro libro che ho acquistato, che conto di leggere a breve e che immagino abbia buone possibilità di finire qui dentro è “Nato nella paura”, una raccolta di interviste dell’autore di culto Thomas Ligotti.

Ma veniamo al libro su cui vorrei soffermarmi oggi. “Il giorno in cui tutto finisce” di Mike Pearl, tradotto da Andrea Libero Carbone, è una raccolta di brevi interventi nei quali l’autore affronta tematiche diverse che hanno però un filo conduttore, il fatto di poter essere potenzialmente apocalittiche e di intaccare pesantemente il modo in cui intendiamo la vita al giorno d’oggi. Alcuni di questi temi sono di minor impatto emotivo, ad esempio immagino che non a tutti interessi sapere quali scenari può aprire la fine della monarchia inglese, anche se ci sono alcuni risvolti economici e politici davvero interessanti. Immagino però che l’ipotesi, assai poco remota, che l’oceano si svuoti di vita possa farvi drizzare le orecchie, no? E se proprio non avete il minimo interesse per i primi giochi olimpici ad autorizzare l’uso del doping, magari vi sentite più coinvolti dalla fine del petrolio, o da quello che potrebbe succedere se gli antibiotici non facessero più effetto. Potreste magari essere di quelli che attendono l’arrivo di un futuro in cui ci sarà possibile visitare un vero e proprio Jurassic Park o vi potreste chiedere come verrà chiamato il primo bimbo a nascere sulla Luna.

Questi e tanti altri sono gli scenari immaginati da Mike Pearl, scenari che in realtà nascono da segnali già ben presenti oggi che non sempre siamo in grado di cogliere. Il libro “Il giorno in cui tutto finisce” non ha la pretesa, secondo il mio parere, di volere essere esaustivo. Nessuna delle ipotesi proposte viene sviscerata fin in profondità, ma credo che lo scopo principale di questa lettura sia quello di far riflettere, di far ragionare sui segnali del presente per poter intercettare il futuro. Come scrive Mike Pearl all’inizio, quando gli esperti si lanciano in previsioni su come sarà il nostro futuro, statisticamente hanno una percentuale di errore molto alta. Non parlo di quando si immagina un futuro alla Blade Runner pieno di macchine volanti e robot dalle sembianze umane. Parlo di cose molto più terra terra che però sfuggono costantemente alle previsioni.

Mike Pearl fa altro, non immagina un futuro plausibile, parte da alcune ipotesi e ci spiega come, secondo lui, si svilupperebbe la vita sul nostro pianeta. Alcune di queste idee si possono sovrapporre e forniscono una panoramica ancora più deprimente. Un mondo in cui non avremo più pesci nel mare e le automobili saranno a guida automatica. Un mondo in cui arriva un segnale chiaramente di origine extraterrestre e finirà il posto nei cimiteri.

“Il giorno in cui tutto finisce” può essere considerato un punto di partenza per chi si chiede cosa succederà d’ora in poi, quali potranno essere gli effetti tangibili di tutto quello di cui sentiamo parlare in questo momento. Ad esempio, mai attuale come in questo momento, Pearl si chiede cosa succederebbe se un paese qualsiasi sganciasse una bomba atomica oppure come potremmo fronteggiare la chiusura improvvisa di internet. Questo libro è un’ottima base di partenza per poi addentrarsi più in profondità nei vari scenari, scegliendo le strade che più ci interessano. Devo confessare che nonostante quest’opera tocchi temi complessi e in grado di generare grandissime quantità di ansia, il tono con cui Pearl ha deciso di affrontarli non è per nulla pesante. Non è nemmeno tranquillizzante, sia chiaro. È quel tono che useresti se sapessi di essere perduto e fossi più curioso di sapere come va a finire piuttosto che spaventato per la sofferenza.

Da qui, da questo libro di Pearl, immagino che una mente curiosa potrebbe decidere quale strada approfondire. In fin dei conti questo è un catalogo parziale che raccoglie alcuni dei modi in cui le cose potrebbero andar male per tutti.

Commenti a questo post

Articoli simili

Leave a Comment