Ci sono pochi scrittori in grado di fornire uno spaccato d’America in poche, talvolta pochissime, pagine. Sam Shepard è uno di questi privilegiati. Lo scrittore deceduto nel 2017 era un maestro nel saper condensare in poco spazio delle storie dal tocco delicato e malinconico.
“Attraverso il paradiso” di Sam Shepard non fa eccezione. I testi sono brevi, raramente si supera la dozzina di pagine, ma non ha importanza. Le storie raccontate parlano di deserti, distese sconfinate e desolate, vecchi motel che cadono a pezzi, strade lunghe circondate dal buio, ma parlano anche di uomini e donne tagliati con l’accetta, di rapporti padre e figlio, della disperazione che le persona si portano addosso e che sfocia talvolta nella dipendenza. Parla di perdenti che lo sono diventati nel momento in cui hanno iniziato a non vedere altro di sé che non fosse legato alla sconfitta. Parla di schiene curve, di personaggi dalla volontà ferrea, ma soprattutto sembra far luce sul punto che unisce territorio ed esseri umani, fa una summa di ciò che avviene quando questi due elementi si incontrano e iniziano a influenzarsi a vicenda.
Il linguaggio di Sam Shepard è diretto, a tratti brusco come potrebbe esserlo un Cowboy che cavalca sotto il sole o come potrebbe esserlo il deserto del Texas. Eppure c’è molta poesia nel modo che Shepard ha di raccontare le persone, c’è molta empatia, quasi come se nel seguire le loro parabole discendenti si considerasse parte di quella caduta senza freni. Sono amici, quelli di cui parla, persone che deve aver conosciuto, vissuto prima di averle immaginate.
Lo stile senza fronzoli, dedito all’essenziale, nasce dal suo essere stato anche commediografo, quella necessità di essere compatto, di occupare lo spazio della pagina nel migliore dei modi, cosa che si nota ancora di più nelle storie brevissime in cui ogni singola contribuisce a portare la storia ancora un po’ più avanti, abolendo i tempi morti. Come prova di ciò potrei citare “Giorni di oscuramento“: una serie di blocchi di poche righe che contengono riferimenti a fatti avvenuti nel 1943 e che, nonostante siano poco più di una lista, riescono a dare un ritratto di un’intera famiglia e del suo destino.
I testi contenuti in “Attraverso il paradiso” da un lato sembrano dare spazio alla pura immaginazione di Sam Shepard, mentre dall’altro sembrano ospitare un carattere autobiografico, vedi ad esempio “Caduta senza fine” il cui incipit attacca con “Insomma, sono un attore; lo confesso”. Quasi come se recitare fosse una colpa da espiare. Oppure “Perso fra le nuvole” che attacca con “Prima giornata di riprese e mi rendo conto di non avere la più pallida idea di come recitare questo personaggio.” Una frase che raccoglie in sé il disorientamento e la paura di non essere all’altezza.
Spingendomi un po’ oltre potrei definire questo lavoro di Sam Shepard come un’autobiografia mascherata, un modo per iniziare a conoscere questo autori di cui non potrete che innamorarvi.
La traduzione è stata affidata a Andrea Buzzi.
Sam Shepard (1943-2017) è stato un attore, commediografo e scrittore statunitense. Nel 1979 ha ricevuto il Premio Pulitzer per Il bambino sepolto.
Qui l’altra recensione di un libro di Sam Shepard: Diario di lavorazione.
Qui un’altra recensione ad un libro de Il Saggiatore: Il giorno in cui tutto finisce. Libro che vi consiglio caldamente.