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I ragazzi del muretto: Generazione di fenomeni?

by senzaudio

Se con molta facilità il titolo del post in questione ricorderà ben poco ai miei coetanei,  farà certamente balenare un’infinità di ricordi ai più grandicelli. Difatti la serie tv “I ragazzi del muretto”, andata in onda su Rai Due dal 1991 al 1996, divenne presto un cult tra i giovani dell’epoca, prendendo egregiamente il posto del fratellino d’oltreoceano, “Beverly Hills 90210”.

“I ragazzi del muretto” racconta, nel corso delle sue tre stagioni, storie di ragazzi come noi, come è stato (o sarà) ognuno di noi. Come lo sono stata (e sono ancora) io.

Le storie dei protagonisti, spesso e volentieri raccontate nel loro storico punto di ritrovo, il muretto di Piazza Flaminia a Roma, riflettono i problemi tipici dei giovani: dal razzismo alla droga, dall’AIDS alle gravidanze indesiderate, fino ai problemi di tutti i giorni, i classici conflitti coi genitori e i professori.

Ciò che, a parer mio, rende tanto particolare questa serie tv, è proprio la spontaneità con cui i fatti di tutti i giorni si susseguono nelle vite dei protagonisti. Nonostante abbia vissuto i primi anni Novanta in fasce, rivedendo, a distanza di anni, questa serie tv, ho potuto constatare come in realtà non sia cambiato niente.  Certo, oggi gli adolescenti telefonano dallo smartphone e non dalla cabina (anche perché sono sparite dalla circolazione!), non si portano in giro la radio ma usano l’ipod, per copiare durante i compiti in classe utilizzano internet invece de bigliettini… Differenze che fanno tutte parte del progresso tecnologico, d’accordo,  ma i problemi di fondo son sempre gli stessi.

In qualunque epoca vi troviate, dovunque vi troviate, ci sarà sempre un Mitzi che, dall’alto dei suoi (!) 19 anni, verrà considerato l’adulto del gruppo; ci sarà sempre un Johnny che, nonostante le sue pessime battute di spirito, le sue citazioni sagge e l’aspetto bizzarro, sarà proprio l’amico su cui si può sempre contare; in qualunque gruppo troverete la coppia “litigarella” formata da Christian e Stefania, oppure l’ingenua Deborah, che crede ancora in Babbo Natale ed è innamorata persa di Luca Carboni. Modelli di giovani che tutti noi abbiamo incontrato o, perché no, abbiamo impersonato, e magari impersoniamo ancora adesso. Impossibile negare i miei anni dell’adolescenza passati ad ascoltare musica fino allo sfinimento, sognando il matrimonio con Billie Joe Armstrong, la mia storica cotta adolescenziale (…non me ne voglia Luca Carboni!), quando scrivevo sul diario il mio bisogno impellente di libertà, di avere più spazio di quanto i miei genitori non mi concedessero già. Perché ognuno di noi ha avuto questi momenti, nel corso della propria adolescenza.

Pertanto, tornando al titolo di questo post, come suggerisce la canzone degli Stadio presente nei titoli di coda di ogni puntata, si può parlare di una “generazione di fenomeni”? Magari questi ragazzi non saranno stati geni della scienza o futuri premi Nobel, ma sì, potranno sempre essere considerati dei fenomeni, in quanto si è fenomeni nella vita quando riesci a mettere da parte tutto, anche te stesso, in nome dell’amicizia. Perciò, nonostante sia passato tanto tempo, se vi ritrovate a credere ancora in questi ideali, la risposta è una sola, cari lettori: sì, siete dei fenomeni anche voi.

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