La realtà odierna non può prescindere dai social network, soprattutto da quello che ha rivoluzionato, nel bene e nel male, il nostro vivere quotidiano: Facebook.
Nasce grazie al colosso inventato, o forse rubato, da Zuckerberg l’ambizioso progetto di Fabio Viola. I dirimpettai (Baldini & Castoldi) è il titolo del libro che prende spunto da alcuni post che lo stesso autore scriveva sulla bacheca del suo profilo personale, osservando i suoi reali dirimpettai e costruendoci sopra delle storie. L’autore li rielabora e li amplia con superba capacità, riuscendo a creare un libro ironico, graffiante e per nulla scontato. I capitoli sono brevi e non seguono un filo cronologico rigido ma sembrano episodi di una serie televisiva. I protagonisti descritti dal narratore/voyeur sono una coppia di omosessuali che vivono da benestanti in una bella casa di Roma, con un terrazzo che li espone allo sguardo dell’osservatore che narra le loro gesta. Il più vecchio ha un qualche ruolo di potere non ben definito nella Rai, il suo compagno più giovane un lavoretto da nulla nella stessa azienda. Il rapporto fra i due è scandito dai ritmi imposti dal più anziano che ha le redini di tutto ciò che succede. Il più giovane è un povero e ingenuo sognatore che vive la sua esistenza cercando di rendere felice l’altro ma spesso riuscirà solo ad allontanarlo e rischiando di andare a lavorare a La7 (una minaccia ricorrente del più anziano nei confronti del suo compagno). Orbitano intorno ai due protagonisti una serie di grotteschi personaggi capitanati dalla sorella del più anziano che è una fricchettona fallita con fisse new Age che non riesce a tenere in piedi il suo matrimonio e che piano piano perde sua figlia. Capitolo a parte meritano le domestiche straniere che vengono chiamate tutte Dolores, trattate con disprezzo dai due e che subiscono umiliazioni quotidiane ma continuano a lavorare con il sorriso stampato in faccia. In questo libro si ride di ciò che non si dovrebbe, si è complici della coppia in situazioni paradossali e non propriamente politicamente corrette e si prova un certo disgusto per la stupidità e la pochezza di alcune persone. Affermare che i dirimpettai sia un libro sulla televisione è come dire che Moby Dick è un libro sulle balene. È vero, la televisione è presente durante tutta la narrazione ma è solo uno strumento che serve a riempire i vuoti che si creano nella quotidianità. Fabio Viola utilizza una scrittura fluida, bilanciata e immediata ma estremamente elegante. I riferimenti alla realtà ci fanno immergere completamente nella vita dei dirimpettai e riescono a rendere tutto più vero e tangibile. Anche se un dubbio rimane, se possiamo osservare i nostri dirimpettai, loro possono fare lo stesso con noi?
Fabio Viola è nato a Roma nel 1975. Ha pubblicato Gli intervistatori (Ponte alle Grazie, 2010), Sparire (Marsilio, 2013) e Diva futura (Indiana, 2014).