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Alexandre Vialatte – Berger, il soldato fedele

by Gianluigi Bodi
Alexandre Vialatte

Certo, riscoprire. A riscoprire, a parole, sono capaci tutti. Ma quante delle opere che vengono estratte dagli angoli bui di qualche negozio di libri usati hanno davvero valore, quante fotografano qualcosa di universale e duraturo nel tempo, quanti invece sono stati solo esercizi di stile che si rispolverano solo per far vedere come si scriveva buffo una volta?

Questa è una domanda che mi faccio ogni volta che mi capita tra le mani un libro dimentica da tutti, un autore sconosciuto ai più, che magari per un colpo di fortuna, ha un nuovo quarto d’ora di celebrità. Eppure, pur essendo quasi sempre scettico quando gli editori si avventurano in queste imprese che a volte odorano alla lontana di buonsamaritanesimo, quando un libro passa da Prehistorica io mi fido. Io mi fido perché ho imparato a fidarmi. Io mi fido perché ho letto il primo libro con la fronte corrugata aspettandomi poco o nulla e invece mi sono dovuto ricredere. In questo caso mi fido anche perché l’autore di “Berger, il soldato fedele” è lo stesso di “Battling il tenebroso” e cioè Alexandre Vialatte.

La prendo un po’ alla larga. In quinta superiore, se non ricordo male, la professoressa di italiano a inizio anno ci ha consegnato una lista di letture da fare per migliorare nella sua materia. Io sono andato in biblioteca e ho preso in prestito tre libri, non presenti in quella lista, nemmeno italiani. Non ricordo il titolo di due di essi, ma il terzo era “Niente di nuovo sul fronte Occidentale”. Me ne innamorai, mi innamorai di Remarque. Ecco, leggendo Vialatte, il ricordo di Remarque è tornato vivido.

In “Berger, il soldato fedele” Berger è il brigadiere Berger, numero di piastrina 2404. E lo incontriamo un quello che sembra l’inizio di un delirio dovuto a una camminata di parecchi chilometri che il nostro ero ha subito. Il romanzo è ambientato nella seconda guerra mondiale, i tedeschi hanno invaso la francia, i soldati tornano a casa sconfitti. Berger però, troppo attaccato alla realtà, spronda in un delirio assoluto. La narrazione è una successione di digressioni, di corse in avanti e salti all’indietro, di passaggi compulsivi sempre sulle stesso posto, quasi a scavare un solco profondo nell’anima di Berger. E allora vediamo i ricordi del passato, agli amici, la famiglia, le battaglie, Plantier che un po’ è amico e un po’ sembra visione, la cavalla Pantalona degna compagna di avventure. La mente di Berger si sgretola forse incapace di afferrare la complessità della situazione storica e si avvolge su se stessa in una spirale in cui la razionalizzazione lascia spazio all’iperazzionalizzazione con Berger che cerca una spiegazione, una spiegazione che chiarisca tutto e lo liberi dal fardello che sente caricato sulle sue spalle.

Quella di Berger è una storia che, esattamente come in “Niente di nuovo sul fronte occidentale” parla degli “altri”. Di quelli che non ce l’hanno fatta, di quelli che sono stati sconfitti e di quelli che tornando a casa si sono accorti che, nonostante tutto, il mondo è andato avanti senza di loro, che il loro posto è stato preso da altri e che la storia ha saltato una generazione.

La scrittura di Vialatte è curatissima e ha un’anima classica. Leggere le sue pagine ha un potere calmante, le pagine volano senza difficoltà eppure sono pagine dense di sensazioni e emozioni, sono pagine sudate. Si capisce immediatamente che Vialatte ha dato fondo a tutte le sue energie per produrre quest’opera che, per nostra fortuna Renè Corona ha tradotto e Prehistorica Editore ha pubblicato.

E allora viva la riscoperta, se questo è il premio.

Alexander Vialatte: Divenuto celebre per aver fatto conoscere per primo ai francesi le opere di Kafka, e per avere tradotto autori del calibro di Nietzsche, Goethe, von Hoffmannsthal, Mann, Brecht, Alexandre Vialatte (1901 Magnac-Laval – 1971 Parigi) ha nel corso degli anni dato prova di un’immensa creatività artistica, che lo ha portato a spaziare dalla poesia alla cronaca letteraria, per arrivare al romanzo. Ha pubblicato presso alcune delle più prestigiose case editrici d’oltralpe, tra le quali Gallimard e Juillard. Oggi, è universalmente annoverato dalla Critica nella categoria dei grandi classici senza tempo.

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