Home Inchiostro Fresco - Recensioni di libri letti da Gianluigi Bodi Bull Mountain – Brian Panowich – L’anticamera dell’inferno.

Bull Mountain – Brian Panowich – L’anticamera dell’inferno.

by Gianluigi Bodi
Bull Mountain, Brian Panowich, NNeditore,

Parto con un eufemismo. Leggere questo libro ti dà la sensazione di avere uno che ti prende a pugni sullo stomaco ogni due pagine.
E’ d’impatto questo “Bull Mountain” di Brian Panowich, soprattuto se il libro NNeditore da cui arrivate è il molto più tranquillizzante “Le nostre anime di notte” di Kent Haruf. Ma su questo ci tornerò dopo.
Quindi, dopo aver conosciuto i fratelli Mcpherson ora ci toccano i fratelli Burroughs e non potevamo spingerci più agli antipodi di così. Lasciando perdere i paragoni, Bull Mountain è un posto che un occhio svogliato potrebbe considerare paradisiaco. Folta vegetazione, cieli limpidi di giorno e stellati di notte, animali che vagano tra gli alberi. Insomma, una meta d’oro per gli amanti del genere. Però “Bull Mountain” è anche la casa della famiglia Burroughs da generazioni.

Montagna e famiglia, ecco il binomio che dovete tenere bene a mente. I Burroughs vengono da generazioni di affari loschi. Dal contrabbando del whiskey di mais nell’epoca del protezionismo all’erba, dalle sostanze stupefacenti più pesanti alle armi. Di mezzo ci finiscono anche i bikers. Di mezzo c’è anche qualche morto.
Ma soprattutto, c’è un fratello che cercherà in tutti i modi di allontanarsi dal destino di violenza e delinquenza, purtroppo imparerà a proprie spese che i legami di sangue sono più forti di quanto si possa immaginare.

Ecco quindi che da un lato abbiamo il cattivo Halford e dall’altra lo sceriffo, suo fratello, Clayton con tutto quello che si instaura tra un fratello maggiore che dovrebbe servire da esempio (il primo) e un fratello minore in cerca di una propria via (il secondo). E poi, come nelle migliori saghe familiari c’è il passato. Un passato declinato attraverso la famiglia, attraverso un codice morale, un attaccamento quasi morboso alle radici che piantano la famiglia Burroughs in quella montagna in cui chi entra rischia di non uscire più.

La scrittura di Panowich è graffiante al punto giusto. L’utilizzo della violenza è sempre strumentale allo sviluppo della storia e dei personaggi. Non è violenza gratuita. Non mi stupirei se ne traessero un film o una serie televisiva, ma non sarei nemmeno stupito se un regista poco accorto cercasse di spingere sul pedale della violenza per annientare lo spettatore e irretirlo. Per quel che mi riguarda, la violenza gratuita non mi attira, ma questo libro sì. Perché si comprende fin dall’inizio che è parte della battaglia interiore che vivono gli abitanti di “Bull Mountain” e non c’è nulla che possa funzionare meglio di un naso spezzato con una testata.

Se vi piace il genere non fatevi scappare questo libro. Vi troverete al suo interno personaggi devoti alla montagna, personaggi con un senso della famiglia peculiare e personaggi che alla fine non sono quello che sembrano, ma prima di tutto vi troverete una montagna che si renderà ospitale, per poi colpirvi alle spalle senza pietà.

Due parole su NNeditore. Ho seguito la loro nascita fin dalle copie staffetta di Benedizione di Kent Haruf per cui penso di poter esprimere un’opinione senza essere considerato superficiale.
Mi sembra che ci sia una perfetta strategia editoriale dietro l’uscita di questo titolo così forte poco dopo aver dato alle stampe il romanzo postumo di Kent Haruf.  Sembra che la scelta sia stata quella di allontanarsi per un po’ dalle atmosfere quasi idilliache di Holt per portare il lettore in una delle anticamere dell’inferno. Perché l’inferno di può raggiungere da strade diverse.
NNeditore in questo modo riafferma un suo diritto. Quello di non essere solo la casa editrice che ha fatto scoprire Haruf agli italiani. Non che il ruolo che ha avuto nella faccenda Haruf necessiti una presa di distanze, semplicemente perché anche i migliori attori a volte sperano di essere riconosciuti per più di un ruolo. Nessuno vuole rimanere per sempre Harry Potter.

Menzione speciale alla copertina, sembra che quegli alberi siano pronti per uscire dal libro per colonizzare il salotto. E il colore che è stato scelto è, credetemi, in perfetta sintonia con i contenuti del libro. Quando l’avrete letto capirete perché.

La traduzione è firmata Nescio Nomen, quindi uno, nessuno, centomila.

Brian Panowich è stato per anni un musicista itinerante prima di fermarsi in Georgia, dove vive tuttora e lavora come pompiere. Bull Mountain, il suo romanzo d’esordio, è stato finalista nella categoria Mistery/Thriller del Los Angeles Times Book Prize 2016 accanto ad autori del calibro di Don Winslow. Il sequel del romanzo, di prossima uscita per NN, mantiene la stessa ambientazione. Ruoterà attorno alla figura di Kate, la moglie dello sceriffo.

P.S Abbandono l’eufemismo. Al posto dello stomaco facciamo che guardate una quindicina di centimetri più in giù e al posto dei pugni figuratevi una mazza da baseball. Avrete chiaro il quadro.

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