Home Inchiostro Fresco - Recensioni di libri letti da Gianluigi Bodi Jane Alison – Meglio sole che nuvole. Leggere Ovidio a Miami.

Jane Alison – Meglio sole che nuvole. Leggere Ovidio a Miami.

by Gianluigi Bodi
Jane Alison

Per qualche meccanismo non controllabile del mio cervello il sottotitolo è stato la prima fonte di riflessione. L’ho trovato stranamente ossimorico. Ho trovato che non ci sia posto meno indicato per leggere Ovidio che il sole di Miami dove, mi immagino, il primo scopo di un organismo umano non sia quello di pensare, ma quello di bagnarsi di sole. Questa riflessione ne ha generate altre. Ma andiamo con ordine.

La protagonista di mezz’età di questo libro si chiama J. e non ha una vita del tutto soddisfacente. Un matrimonio fallito e una storia d’amore che ha fatto la stessa fine. Sono quelle cose che ad un certo punto di costringono a fare un bilancio della tua vita. Il sole di Miami e un compagno di viaggio, Ovidio, la cui lettura la sbilancia verso un mondo di trasformazioni e fantasie. Fino a che una tizia non getta qualcosa di impercettibile dal balcone e allora le cose cambiano. Forse si fanno più concrete, anche se il dubbio rimane.

Più che soffermarmi sulla trama di “Meglio sole che nuvole” vorrei parlare di quanto il tipo di scrittura della Alison mi abbia portato a riflettere sulla scrittura femminile. O meglio, su una declinazione della scrittura femminile che ho incontrato abbastanza spesso negli ultimi anni.

Quello della Alison è un romanzo frammentato. È quasi un pulviscolo di idee e parole. Brevi capitoli, paragrafi fulminei, frasi secche, recise. Prosegue a saltelli, racconta passato, presente e futuro quasi nello stesso istante. Ed è un libro che narra l’introspezione di un personaggio attraverso un susseguirsi di pensieri non necessariamente lineari. L’effetto, per il lettore, è  quasi asfissiante, perché si ha l’impressione di andare sempre più in profondità dove non arriva la luce del sole e la pressione dell’acqua fa saltare i timpani. Questo modo di progredire l’ho già incontrato altrove, in altri libri e, dopo aver controllato, mi sono accorto che si trattava sempre di autrici femminili. Mi sono chiesto se questo modo di raccontare se stessi e le proprie fragilità non sia prerogativa femminile. Un raccontare che dà l’impressione di essere un viaggio compiuto alla ricerca di quel dato momento nella vita in cui qualcosa è andato storto.

Inoltre il libro ha il potere di tenerti in bilico tra un piano di realtà che potremmo trovare familiare e l’insieme dei personaggi, a volte abbozzati con una lettera (la stessa J., ma anche K. e N.) che sembrano essere pure emanazioni dello spirito. Spettri che escono dalla corrente solo per interagire con un’indicazione sulla rotta da seguire. E anche Ovidio mi sembra rientrare in questa categoria di guida. Un elemento della narrazione che funge da interlocutore. Distante nello spazio e nel tempo, smaterializzato fino ad essere quasi la voce della coscienza e della conoscenza.

Quello di Jane Alison è un libro che mi ha dato molto da pensare e credo non si possa chiedere di meglio da un libro.

Traduzione di Laura Noulian che ho apprezzato davvero molto.


Jane Alison è nata a Canberra, ma è cresciuta negli Stati Uniti, dove ha studiato Lettere classiche e Scrittura creativa. Ha esordito nel 2001 con il romanzo The Love-Artist, incentrato sulla figura di Ovidio, ed è autrice di romanzi, racconti e saggi apparsi su New York Times, Washington Post, Boston Globe. Dopo aver vissuto in Germania e a Miami, si è trasferita a Charlottesville e insegna Scrittura creativa all’università della Virginia.

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