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Waiting for Worthless – Intervista a Zäil

by senzaudio

Artwork by: Alessia Pastore

 

Si chiamano Zäil  , sulle spalle portano il pesante bagaglio di chi ha lasciato l’umbra  terra natìa per seguire un sogno nella super europea Berlino e il passo leggero di quelli che, sognando sognando, scoprono l’America del genere umano: trovare la chiave di volta, la personale nota  perfetta  attraverso cui dialogare col dentro e col fuori, in pace . Zäil , duo composto da Emanuele Sciamannini (Guitar, Synth and Voice) e Filippo Folletti (Drum kit, Pad and Voice.), si affaccia alla scena musicale europea con l’ EP d’esordio Worthless – già anticipato dal singolo estratto Little Storm –  in uscita il prossimo 10 dicembre  per Wasabi Produzioni.  Zäil non è, però, solo percussioni, corde e voci allineate alla volta di ἁρμονία,  ma è «una sostanza, una persona da raggiungere. Una fusione, la fusione delle teste di Emanuele e Filippo. Tipo Gogeta, quello di Dragon Ball.»

 Qual è il significato della parola Zäil e come nasce il vostro progetto musicale?

Zäil è un anagramma di ziel, che in tedesco significa traguardo. Abbiamo un po’ giocato con le lettere e la pronuncia e ci abbiamo messo la ä perché è un omaggio, nella grammatica dell’umlaut, alla donna della nostra vita: Björk.

Zäil nasce dall’esperienza di anni passati in cover band e dalla conseguente necessità di mettersi in gioco per creare qualcosa che fosse nostro; nasce dal punto di arrivo di una concezione del suono a disposizione personale, da uno sperimentare per sperimentare, per trovare una via o un suono che sia sulla stessa strada della contemporaneità, ma che sia anche unico e assimilabile alla nostra identità.

Influenze musicali, influenze di altro genere?

Gli artisti che ci hanno influenzati sono tanti. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Comunque, per citarne alcuni veramente importanti: Mike Patton, Nine Inch Nails e Bon Iver. Diciamo che questi sono gli ascolti più significativi degli ultimi due anni, quelli che, come un’influenza vera, ci hanno immobilizzati dentro alle pareti di casa, perché non potevamo smettere di sentirli.

Worthless è il vostro EP d’esordio, avete deciso di manifestare la vostra modestia attraverso un noto  espediente retorico o siamo di fronte ad un esame del sentimento di inutilità che affligge l’umano?

La seconda: siamo pieni di inutilità nella nostra società, inutilità che ci annebbia la vista e non ci fa capire cosa è importante davvero. Quindi abbiamo deciso di essere diretti nel descriverla, di non usare fronzoli inutili.

Poi sì, è vero che siamo modesti, non pensiamo che il nostro primo lavoro sia senza valore, ma siamo consapevoli (e ben felici) del fatto che di strada dobbiamo farne ancora tantissima.

Worthless quanto sa di Berlino e quanto di Italia?

Senza dubbio Worthless profuma di più di internazionalità, anche se per noi l’Italia a livello musicale è importante: non abbiamo mai perso la nostra italianità rock alternative o pop, per non parlare poi del fatto che siamo cresciuti a pane e De Andrè. Altri artisti poi, come la PFM, gli Area o i Nomadi ci hanno lasciato dentro, inconsapevolmente, una cultura musicale dalla quale non potremo mai prescindere. D’altro canto, però, dal punto di vista prettamente ritmico abbiamo acquisito la cassa dritta un po’ techno, un po’ minimal, dell’apoteosi berlinese. Insomma, un giusto mix, un cocktail berlitaly!

La vostra musica sembra dire cose anche quando non è accompagnata da parole,  le note si inseguono e si  abbracciano come le lettere battute dalla mano dello scrittore, c’è del premeditato o è una specie di stream of consciousness sonoro?

Sinceramente tutte le canzoni di Worthless son venute fuori quasi da sole, come, appunto, uno stream of consciuousness. Non c’è stata una vera e propria particolarità studiata o almeno non nella struttura delle canzoni, ma le ore di vita che abbiamo messo in tutto ciò hanno levigato sia il nostro modo di suonare, sia le canzoni stesse; in conseguenza, abbiamo suonato ciò che ci veniva naturale, ma questo al contempo ci ha portato a lavorare molto anche a tavolino. Ad ogni modo è bello sentirsi dire che la nostra musica parla anche senza parole. Lo prendiamo come un bellissimo complimento.

Chi sono Emanuele e Filippo e cosa fanno quando non sono in sala prove?

Emanuele è il cantante e il chitarrista degli Zäil, è appassionato di cucina, si scioglie davanti alla visione delle grosse zampe dei felini e nel corso degli anni ha sviluppato un’insana dipendenza dalla follia della psiche umana.

Filippo è il batterista, nato con il senso del ritmo nelle viscere e una comprensibile fissa per Nick Drake, guarda le partite di calcio ed è innamorato delle scalate verso futuri incerti.

Entrambi lavorano, ovviamente per poter arrivare un giorno a vivere di musica.

Picture by Clopine Malaussène

Ed infine, cosa vi aspettate da Worthless?

Worthless è una lettera a Babbo Natale: spero che ci regali un bellissimo portone mezzo aperto su un mondo in cui abbiamo sempre sognato di entrare.

In concreto, Worthless è come se fosse un esercizio per un esame futuro, diciamo che ci aspettiamo solamente di cominciare a suonare e girare il più possibile, e magari chissà, in futuro andare a farlo anche oltreoceano.

 

Per saperne di più: ZäilMusic

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