“L’Epifania tutte le feste porta via” Il motto fa più o meno così e, diciamoci la verità, meglio che il periodo festivo sia terminato anche perchè non ne potevo più di pandori, torroni, trenini alla “aeiou ecc”. In Italia, come tutti bel sappiamo, siamo abituati a festeggiare il 6 gennaio con abbuffate stile suini che non vedono cibo da 34 giorni, dimenticando il vero significato di questo giorno importante. Ma vabbè, metto da parte la sterile polemica che stavo per causare e parlo della Spagna. Il territorio spagnolo ha delle usanze particolari riguardo la seconda festa dell’anno. I bambini, infatti, la sera prima del giorno della Befana, depositano sotto l’albero di Natale acqua e biscotti per i Re Magi e un paio di scarpe, prontamente riempite di dolci o carbone dagli stessi Re Magi la notte tra il 5 e il 6 gennaio. Il mattino seguente, così, i ragazzi trovano i doni, nella maggior parte dei casi rappresentati da cibi ricchi di zucchero. La tradizione, infine, vuole che a colazione ognuno debba mangiare una fetta di roscon, ossia una ciambella alla frutta nella quale è nascosta una moneta. Avrà fortuna tutto l’anno quella persona che troverà la moneta.
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Si chiamano Zäil , sulle spalle portano il pesante bagaglio di chi ha lasciato l’umbra terra natìa per seguire un sogno nella super europea Berlino e il passo leggero di quelli che, sognando sognando, scoprono l’America del genere umano: trovare la chiave di volta, la personale nota perfetta attraverso cui dialogare col dentro e col fuori, in pace . Zäil , duo composto da Emanuele Sciamannini (Guitar, Synth and Voice) e Filippo Folletti (Drum kit, Pad and Voice.), si affaccia alla scena musicale europea con l’ EP d’esordio Worthless – già anticipato dal singolo estratto Little Storm – in uscita il prossimo 10 dicembre per Wasabi Produzioni. Zäil non è, però, solo percussioni, corde e voci allineate alla volta di ἁρμονία, ma è «una sostanza, una persona da raggiungere. Una fusione, la fusione delle teste di Emanuele e Filippo. Tipo Gogeta, quello di Dragon Ball.»
Qual è il significato della parola Zäil e come nasce il vostro progetto musicale?
Zäil è un anagramma di ziel, che in tedesco significa traguardo. Abbiamo un po’ giocato con le lettere e la pronuncia e ci abbiamo messo la ä perché è un omaggio, nella grammatica dell’umlaut, alla donna della nostra vita: Björk.
Zäil nasce dall’esperienza di anni passati in cover band e dalla conseguente necessità di mettersi in gioco per creare qualcosa che fosse nostro; nasce dal punto di arrivo di una concezione del suono a disposizione personale, da uno sperimentare per sperimentare, per trovare una via o un suono che sia sulla stessa strada della contemporaneità, ma che sia anche unico e assimilabile alla nostra identità.
Influenze musicali, influenze di altro genere?
Gli artisti che ci hanno influenzati sono tanti. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Comunque, per citarne alcuni veramente importanti: Mike Patton, Nine Inch Nails e Bon Iver. Diciamo che questi sono gli ascolti più significativi degli ultimi due anni, quelli che, come un’influenza vera, ci hanno immobilizzati dentro alle pareti di casa, perché non potevamo smettere di sentirli.
Worthless è il vostro EP d’esordio, avete deciso di manifestare la vostra modestia attraverso un noto espediente retorico o siamo di fronte ad un esame del sentimento di inutilità che affligge l’umano?
La seconda: siamo pieni di inutilità nella nostra società, inutilità che ci annebbia la vista e non ci fa capire cosa è importante davvero. Quindi abbiamo deciso di essere diretti nel descriverla, di non usare fronzoli inutili.
Poi sì, è vero che siamo modesti, non pensiamo che il nostro primo lavoro sia senza valore, ma siamo consapevoli (e ben felici) del fatto che di strada dobbiamo farne ancora tantissima.
Worthless quanto sa di Berlino e quanto di Italia?
Senza dubbio Worthless profuma di più di internazionalità, anche se per noi l’Italia a livello musicale è importante: non abbiamo mai perso la nostra italianità rock alternative o pop, per non parlare poi del fatto che siamo cresciuti a pane e De Andrè. Altri artisti poi, come la PFM, gli Area o i Nomadi ci hanno lasciato dentro, inconsapevolmente, una cultura musicale dalla quale non potremo mai prescindere. D’altro canto, però, dal punto di vista prettamente ritmico abbiamo acquisito la cassa dritta un po’ techno, un po’ minimal, dell’apoteosi berlinese. Insomma, un giusto mix, un cocktail berlitaly!
La vostra musica sembra dire cose anche quando non è accompagnata da parole, le note si inseguono e si abbracciano come le lettere battute dalla mano dello scrittore, c’è del premeditato o è una specie di stream of consciousness sonoro?
Sinceramente tutte le canzoni di Worthless son venute fuori quasi da sole, come, appunto, uno stream of consciuousness. Non c’è stata una vera e propria particolarità studiata o almeno non nella struttura delle canzoni, ma le ore di vita che abbiamo messo in tutto ciò hanno levigato sia il nostro modo di suonare, sia le canzoni stesse; in conseguenza, abbiamo suonato ciò che ci veniva naturale, ma questo al contempo ci ha portato a lavorare molto anche a tavolino. Ad ogni modo è bello sentirsi dire che la nostra musica parla anche senza parole. Lo prendiamo come un bellissimo complimento.
Chi sono Emanuele e Filippo e cosa fanno quando non sono in sala prove?
Emanuele è il cantante e il chitarrista degli Zäil, è appassionato di cucina, si scioglie davanti alla visione delle grosse zampe dei felini e nel corso degli anni ha sviluppato un’insana dipendenza dalla follia della psiche umana.
Filippo è il batterista, nato con il senso del ritmo nelle viscere e una comprensibile fissa per Nick Drake, guarda le partite di calcio ed è innamorato delle scalate verso futuri incerti.
Entrambi lavorano, ovviamente per poter arrivare un giorno a vivere di musica.
Ed infine, cosa vi aspettate da Worthless?
Worthless è una lettera a Babbo Natale: spero che ci regali un bellissimo portone mezzo aperto su un mondo in cui abbiamo sempre sognato di entrare.
In concreto, Worthless è come se fosse un esercizio per un esame futuro, diciamo che ci aspettiamo solamente di cominciare a suonare e girare il più possibile, e magari chissà, in futuro andare a farlo anche oltreoceano.
Per saperne di più: ZäilMusic
La moda, diciamocela tutta, caratterizza la nostra vita, ogni giorno. Inutile dire il contrario, anche perchè una buona percentuale di cittadini del mondo vuole seguire le tendenze per somigliare al vip di turno. Tendenze strane che, in alcuni casi, vanno all’occhio di quella percentuale di popolazione, ignara della moda, che appare come un successo immediato da mostrare a tutti. A Barcellona, proprio per elevare la voga del momento, è stata recentemente organizzata una mostra dal nome “Reinventing Shoe”. All’evento, che richiama tanti appassionati, sono presenti numerosi designer di moda, bravi a creare ciò che vogliono con tanta fantasia. Nella foto, notiamo le scarpe con una fetta di campo da calcio e annessi omini a dare quel tocco di sportività in più. E per voi, sono belle o semplicemente idee bizzarre da mandare in soffitta?
Miss America 2014 e le strane scarpe indossate dalle ragazze (FOTO)
by senzaudio
written by senzaudio
Per diventare la ragazza più bella d’America, bisogna superare delle “prove” difficili, molto difficili. Non per fare sempre il guastafeste della situazione, ma questi concorsi di bellezza dovrebbero mettere in risalto ben altro, oltre a tette, fondoschiena e tutto ciò che ne consegue. Mi odierete, lo so, non posso farci niente, specialmente quando vedo, noto alcuni indumenti che queste “povere” donzelle devono per forza indossare, altrimenti la porta con la scritta “Exit” sarà a portata di mano pronta per essere aperta. Tornando agli Stati Uniti d’America, girovagando per il web, alla sezione immagini, la mia attenzione è stata captata da un paio di scarpe niente male. Peccato che le stesse sono state infilate da tutte le aspiranti Miss America 2014, mica dalla mia compagna di banco alle scuole elementari. Tacchi alti quanto un grattacielo, disegni di tutti i generi, con la bandiera statunitense in bella mostra e tanto altro. Le foto, tratte da Ap/LaPresse, parlano da sole. La domanda è sempre la stessa: era proprio necessario?
Avete fame? Non credo, anche perchè molti di voi avranno già pranzato, mangiato qualcosa nella pausa pranzo lavorativa. Beh, beati voi. Io sono con un tramezzino ripieno di prosciutto, mozzarella e lattuga, dunque ho molto appetito. Vabbè, non siamo qui per discutere dei miei gusti culinari, ma di una strana tendenza che ho trovato in giro per il web. Avete presente le larve? Si, gli insetti che vediamo sulla legna, nei terreni, ovunque. Ecco, immaginatele e pensate a un piatto vuoto che viene riempito con questo genere di animaletti che, a prima vista, non è che facciano un gran figurone. In Australia li mangiano tranquillamente per via dei loro benefici nutritivi e per la storia del Paese. Una volta, infatti, i “Witchetty Grub” (vermi del legno) venivano cucinati dalle popolazioni indigene con l’aggiunta di spezie oppure vivi. Questi insetti, che si posizionano sul legno, sono poveri di grassi e ricchi di proteine. Il gusto? Lì, nella Nazione dei “canguri” dicono che la larva ha il sapore di mandorle e uova. Se, un giorno, assaggerò questa sorta di cibo (ne dubito) ve lo dirò…
Più cerco, più leggo, più prendo informazioni e più sembro uno stupido caduto sulla terra. Ok, adesso penserete che io sia stupido già di mio (ammettetelo se avete pensato questo), ma poco importa, qui si deve parlare delle strane tendenze del mondo, mica di quello che fa il sottoscritto in un umido venerdì sera. Parlo del Viso-kini, ho deciso. Appena ho proferito parola alla mia santa nonna, quest’ultima ha esclamato “Che è sto viso-kini?”. La mia risposta? “Tranquilla nonna, non è mica l’ammorbidente che hai comprato al supermercato in offerta”. Beh, non ha tutti i torti anche perchè nessuno dei comuni mortali italiani conosce il significato del sostantivo citato poc’anzi. Ok, vi spiego io il tutto: in Cina l’abbronzatura non è ben vista, con i cittadini (non tutti eh) che preferiscono indossare una maschera per non incappare in bruciature. La carnagione scura, infatti, è sinonimo di lavori manuali (e cosa ci sarebbe di male?). Certamente una tendenza che, al sottoscritto, non piace. Non so a voi.
Ho già capito. Qualcuno di voi, appena ha letto il titolo di questo articolo, ha pensato al giochino del vecchio Nokia. Appunto “Snake” che, in inglese, assume il significato di serpente. Se associate la precedente parola a “Therapy”, capirete che si tratta di una terapia. Tutto giusto, anche il significato, con i cosiddetti massaggi fatti dai serpenti. Si, avete capito bene: in Russia e Israele sta andando di moda questo nuovo tipo di trattamento, con i lunghi animali (non velenosi, ovviamente) che passano sulle parti del corpo da far “rilassare”. Al solo pensiero, il sottoscritto, andrebbe nel panico più totale, anche perchè un serpente è sempre un animale che non mi sta tanto simpatico. Dicevo dei risultati, positivissimi, sulle persone che hanno provato questa nuova terapia, appunto la snake therapy, che è molto semplice da “sostenere”. Il serpente si poggia sul vostro corpo, emanando calore, importante per dare una sensazione di benessere alquanto unica. Vabbè, ho capito: se non dovessi essere rilassato, andrei da mia nonna per provare i vecchi metodi che non sbagliano mai. Sono pur sempre delle scelte.
Ormai non mi meraviglio di niente, figuriamoci quando leggo tendenze che potrebbero far rimanere di sasso tutti, ma non il sottoscritto, ormai abituato a scrivere di tutto. Imbattendomi per il web, ho conosciuto la parola Bagel head. Ecco, tutti si staranno chiedendo “Ma che caspita è quella parola che abbiamo appena letto?”. Semplice, dall’inglese, il sostantivo assume il significato di testa a ciambella. Si, avete capito bene: una testa a forma di ciambella o una ciambella a forma di testa (ok, evitiamo altre battute). Dal lontano 2007, adesso sono serio come quando ho sostenuto l’esame di stato, il Bagel head è una tendenza che ha avuto, e sta avendo, successo in tutto il mondo. Nata in Canada, grazie a Jerome Abramovitch, “la testa a ciambella” successivamente fu importata in Asia, precisamente in Giappone da Keroppy Maeda (non mi dite chi è). Il Bagel head è, in soldoni e senza tanti giri di parole, una sostanza modificata che viene iniettata sulla fronte delle persone che intendono “sottoporsi” a questo trattamento, con risultati uguali alla ragazza che notate nella foto. Questa sostanza viene assorbita dalla pelle che, infiammata, può essere modellata a piacere (in questo caso si forma una ciambella). Ecco la storiella del Bagel head. Io, però, le ciambelle le mangio, mica me le faccio disegnare sulla fronte.
Un’altra moda, un’altra faccenda difficile da raccontare. Non perchè sia triste, tragica o altro, ma vedere certe foto, fa venire voglia di pensare: per qualche motivo? Settimana scorsa ho parlato, insieme a Senzaudio dei gioielli che vengono “indossati”, diciamo così, dagli occhi. Una moda americana, ma anche asiatica che sta spopolando nel resto del mondo e, scommetto 2 euro, tra non molto la vedremo anche in Italia. Sempre gli occhi, una parte delicatissima del nostro corpo umano, sono i protagonisti di un’altra tendenza che farà certamente discutere. Pensate, i tatuaggi tanto belli da vedere (dipende dai punti di vista) vengono disegnati nel bulbo oculare delle persone, proprio coraggiose nel farsi infilare un ago nell’occhio. Accade in Canada e, ne sono certo come il dolce domenicale, questo disegno, colorazione, chiamatela come volete, in fretta e furia si estenderà anche negli occhi delle persone europee. Oscar Wilde diceva “Che cosa è una moda? Da un punto di vista artistico, di solito è una forma di bruttezza talmente intollerabile da doverla cambiare ogni sei mesi”. Vi lascio con questa frase.
Ps: Se volete tatuarvi, fatelo su una normalissima parte del corpo.