Tristan Garcia – 7 – Sanguine – 3/7

by Gianluigi Bodi
Tristan Garcia

Sanguine, sanguigno. E il sangue in questo terzo romanzo di “7” di Tristan Garcia ha un ruolo molto ingombrante.
Come dicevo sono al terzo di sette romanzi e per certi versi le cose mi sono un po’ più chiare. Mi pare di poter dire che l’universo in cui si muovono i personaggi sia lo stesso. Ci sono dei rimandi al romanzo precedenti “I rulli di legno“. Viene citata la stessa cittadina in cui vive il protagonista del romanzo numero due e si parla di musica coreana di tendenza che è la musica con cui si conclude lo stesso romanzo. Al di là di queste flebili connessioni al momento non ho ancora trovato un legame forte tra i vari episodi. Probabilmente mi sarà tutto più chiaro alla fine.

In “Sanguine” la protagonista è l’omonima modella. Una donna dalla bellezza indescrivibile che è sulla cresta dell’onda da anni e sembra non invecchiare mai. Sanguine ha un segreto. Ciclicamente è costretta a tornarsene nella propria casetta di Mornay perché in un punto del viso la pelle si sforma e si distrugge. Poi, per quelche motivo, dopo un breve soggiorno in campagna quella forte irritazione passa. A Mornay lei, bellissima, fa la conoscenza di un uomo con il volto devastato dalle fiamme. Un uomo che le racconta la storia di un legame. Una funzione inversamente proporzionale che ha a che fare con la loro bellezza.

Il romanzo in questione, inizialmente, mi ha ricordato il rapporto tra Dorian Gray e il suo ritratto, ma poi, a mano a mano che procedevo con la lettura mi sono reso conto che non si trattava dello stesso tipo di rapporto. La connessione tra Sanguine e Ossian (questo è il nome che viene dato all’uomo) è una connessione tragica in cui l’equilibrio non appaga nessuno e in cui solo uno dei due è destinato ad essere felice. Non c’è, a mio parere, una morale a lieto fine. Non si vuole veicolare il messaggio che la bellezza vera sia quella interiore. All’interno del contesto descritto da Tristan Garcia essere brutti è un dramma che fa quasi superare il dolore fisico.

I primi due romanzi giocavano molto con il concetto di tempo e di creazione. Qui siamo nell’ambito dell’identità e di ciò che significhi essere se stessi anche a costo di chiedere agli altri dei sacrifici. Il tempo per Sanguine sembra essersi fermato grazie alle atroci sofferenze che Ossian è costretto a subire. Ampliando il concetto e portandolo a toccare altri ambiti che non siano la bellezza viene da dire che essere benestante implica mantenere qualcuno nella povertà. È un concetto che ad un certo punto esprima anche uno dei personaggi minori del libro: io sono ricco perché c’è una mia controparte che è povera e la mia ricchezza lo mantiene nelle sua povertà. Nelle mie preghiere lo penso sempre (citazione a braccio).

Vediamo ora cosa mi riserverà il romanzo numero 4 e se alla fine riuscirò a tirare le somme. C’è una cosa da dire, la scrittura di Tristan Garcia è avvinghiante. Il suo modo di raccontare crea dipendenza.

La traduzione è ovviamente ancora opera di Sarah De Sanctis.


Tristan Garcia è nato a Tolosa nel 1981. Ha studiato Filosofia alla École Normale Supérieure di Parigi. È autore di diversi romanzi, tra cui La parte migliore degli uomini pubblicato in Italia nel 2011 da Guanda, Le Saut de Malmö et autres nouvelles, Les Cordelettes de Browser, Mémoires de la jungle, Faber e 7, vincitore del Prix du Livre Inter 2016, pubblicati in Francia da Gallimard.

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