Quanto mi è piaciuto il tono sussurrato di questo libro. Le parole sembrano sgorgare da quella zona della notte in cui discrete nascono le confessioni. I segreti svolazzano, come pipistrelli, da una parte all’altra del cielo. Ecco ciò che più mi ha colpito della scrittura di Vito di Battista. Quel saper essere mite, educata.
Molly Buck muore da sola in un letto di una villa a Firenze. Molly Buck è stata una grande attrice, famosa in tutto il mondo. Un’attrice che non si rassegna all’oblio e incarica un giovane uomo di scrivere la sua biografia. Questo è l’antefatto che dò il via al libro “L’ultima diva dice addio“. Da qui parte un viaggio che per il biografo ufficiale diventa arduo e pieno di rinunce. Il tutto al solo scopo di restituire, forse, la verità. Di dare di Molly Buck un ritratto completo non solo come diva, ma anche come donna, sorella, amante, madre. Restituire Molly Buck in tutta la sua complessità, farla sfuggire dalla dimenticanza e renderla eterna e amata anche dopo la sua morte.
Il percorso è accidentato e sfocia in una sorta di ossessione. La necessità di sapere ogni singolo particolare, il rimpianto di non poter ascoltare alcune testimonianze dalla viva voce dei protagonisti in quanto questi sono ormai deceduti. È una lotta impari quella del nostro narratore. Per quanto lui si sforzi di ricalcare perfettamente la vita lui è destinato a fallire.
Ma, il suo pseudo fallimento per noi è ottima lettura. È il suo percorso ciò a cui noi ci attacchiamo. La nostra conoscenza di Molly Buck è comunque di seconda mano e allora a noi lettori forse interessa più la biografia del narratore, interessano di più le sue ossessioni e le sue soddisfazioni e il rapporto che le sue parole intessono con la memoria. Qualcosa di così labile da poter, purtroppo, essere modificato dal tempo.
Per certi versi questo mi sembra un romanzo molto americano. Cercherò di spiegare la mia affermazione prima di essere preso a bottigliate. Ho sempre invidiato negli scrittori americani la capacità di creare il mito, la mitopoiesi, il riuscire a cavare una storia da qualsiasi personaggio reale o fittizio. Hanno reso il Baseball una fonte di storie, una fonte inesauribile proprio per la capacità di legare i ricordi al mito. Ecco, mentre leggevo “L’ultima diva dice addio” i ricordi lentamente diventavano mito e il dispiacere per non aver incontrato Molly Buck si faceva tangibile.
Quello di Vito di Battista è un esordio davvero interessante. Non si è fatto prendere dalla smania dell’effetto speciale e ha confezionato un libro davvero molto piacevole dallo stile pulito e dal linguaggio avvolgente.
Vito di Battista (San Vito Chietino, 1986) ha vissuto e studiato a Firenze e Bologna.
Questo è il suo primo romanzo.