Sybille Lewitscharoff – Blumenberg

by Gianluigi Bodi

Blumenberg e il suo leone da compagnia.

Ok, mettiamola così. Se guardo fuori dalla finestra del mio studio mi aspetto di vedere un albero, il muro della casa di fronte, magari una persona. Un leone, quello no. Meno che meno un leone che vedo solo io. Perché, in quel caso, penserei di essere diventato finalmente pazzo. A Blumenberg, il filosofo, accade esattamente questo. Guarda fuori dalla finestra e il leone è lì ed invece di diventare un segnale di pazzia diventa una compagnia e uno stimolo. Un segreto da condividere con pochi.

Non solo Blumenberg.

C’è qualcosa di eccezionale nella composizione di questo libro, ma ci arriveremo dopo.
Oltre a Blumenberg e il suo leone, facciamo la conoscenza di altri personaggi. Alcuni ragazzi che frequentano l’università in cui insegna il filosofo. C’è Richard, che ad un certo punto decide di prendere su le sue scartoffie e intraprendere un viaggio in america latina che lo cambierà per sempre. C’è Gerhard che è, in un certo senso, il pupillo di Blumenberg e potrebbe diventare il suo erede e c’è Isa, infatuata del maestro e pronta ad intraprende una strada che sembra scritta per lei dalla letteratura stessa. Ah, non dimenticherei nemmeno Hansi, il poeta pazzo che tutti cercano di evitare.

Il difficile.

E’ difficile spiegare perché questo sia un libro da leggere. Ho come l’impressione che ognuno di noi potrebbe cogliere particolari diversi. Io, ad esempio, ho apprezzato le storie dei ragazzi che giravano attorno al professore, ma sono rimasto totalmente fulminato dal rapporto Blumenberg/leone. Questo leone sgraziato, vecchio e spelacchiato, ricordo di ciò che fu, metafora, forse, di ciò che diventeremo.
Io, lo ammetto, non sono molto ferrato nel campo della filosofia. E’ una lacuna che spero sempre di colmare, ma che si protrae da anni a causa di studi sbagliati. Qui però è facile intuire che il piacere che ha provato un pivello come me, privo delle competenze necessarie per capire ogni rimando alla filosofia,  sia solo una piccola parte del piacere di cui può godere chi ha un occhio più allenato del mio.

La struttura.

Accennavo a qualcosa di particolare nella stesura di questo libro. Una mossa coraggiosa di Sybille Lewitsharoff. Due capitoli, perfettamente innestati all’interno del libro, che portano la voce diretta del narratore. Una voce che ci anticipa ciò che succederà nel futuro di quei personaggi e che, in un certo senso, va al di là del libro. Ci fa dare uno sguardo oltre al punto finale. E’ una mossa audace che però premia l’autrice.

Extra.

Quando dico a tutti che Del Vecchio Edizioni va seguita con attenzione, lo dico anche perché se ne escono fuori con libri come questo. Che non hanno nulla di banale, che magari commercialmente sono una sfida ardua, ma a leggerli c’è una soddisfazione immensa.

E’ un’amica, mi arrischio a chiamarla amica, però se una fa le cose per bene è giusto dirglielo anche se è un’amica. La traduzione di Paola del Zoppo è davvero notevole. Applausi.

La copertina è sempre opera di Maurizio Ceccato e di Ifix Design. Il leone che esce dalla carta ha un che di cinematografico e, in qualche modo, mi ricorda un safari. Il safari che è la nostra vita.

Sibylle Lewitscharoff è nata a Stoccarda nel 1954, oggi vive a Berlino. Per Pong (1998) ha ricevuto il PREMIO INGEBORG BACHMANN. Nel 2007 il PREIS DER LITERATURHÄUSER, nel 2008 il MARIE LUISE KASCHNITZ PREIS. ConApostoloff si è aggiudicata il PREMIO DELLA FIERA DEL LIBRO DI LIPSIA 2009. Ha ottenuto nel 2013 il Premio Georg Büchner, il più importante premio letterario tedesco.

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