Io so che molti di voi conoscono Melissa Panarello per “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire”. Io ricordo perfettamente i dibattiti e le polemiche che quel libro aveva generato ma io nel 2003 leggevo molto poco e non mi piacevano le polemiche. Erano, anzi, sono anche ora, un modo di trattare gli argomenti che mi allontana dagli argomenti stessi. Per molti va bene che si parli di qualcosa anche quando se ne parla male, ma a me ciò non è mai andato a genio per cui quel romanzo non l’ho mai letto e credo che forse non fosse nemmeno nelle mie corde. E questa mi pare una cosa perfettamente normale.
Ora però, a decenni di distanza da quell’esordio tanto chiacchierato, ho avuto l’istinto di leggere “Storia dei miei soldi”, l’ultimo romanzo appena uscito per Bompiani e mi ci sono ritrovato avvinghiato dopo poche pagine al punto che ne sto scrivendo qui di getto.
Si tratta di un romanzo che possiamo tranquillamente accostare all’autofiction. La protagonista può essere identifica con la stessa Melissa Panarello, ma questo credo abbia poco importanza, credo rifletta solamente il modo con cui questa autrice ha voluto raccontare una storia che parla sì di soldi, come lascia intendere il titolo, ma va molto in profondità nella questione della costruzione della propria identità e della perdita.
La voce narrante incontra Clara T. un attrice che un tempo è stata famosa e che ha interpreto la scrittrice nel film tratto da uno dei suoi romanzi. E io qui non ho potuto fare a meno di interrogarmi sul tema del doppio. Clara T. è stata una rappresentazione sullo schermo della finzione narrativa della scrittrice. Mentre scorrevo le pagine vedevo i fili intrecciarsi tra di loro, comporre un tessuto ruvido.
Clara T. è una donna che ha avuto tanto e ha perso tutto, che è stata ricca di fama e denaro e che ora si ritrova a non possedere nulla. Ma è anche una donna che è vissuta in una famiglia anaffettiva, con un padre assente, una madre crudele e bisognosa e un fratello incapace di crescere.
Quando qualcuno si mette a raccontare un libro c’è sempre il rischio che lasci fuori particolari che l’autrice o l’autore ritenevano di prima importanza e c’è il rischio che le interpretazioni del lettore siano errate o quantomeno imprecise. Quindi voglio mettere le mani avanti perché non è assolutamente detto che ciò che io ho visto dentro a questo romanzo ci sia davvero e non so quanto sia invece frutto di un’allucinazione.
Quello che mi è piaciuto di più di questo romanzo è il rapporto che Clara T e la voce narrante hanno con la perdita.
È indubbio che Clara T. abbia perso davvero molto e non mi sto riferendo solo alle cose materiali (ma non vado oltre per non fare spoiler), ciò che invece mi ha colpito molto è come l’incontro con l’ex attrice abbia contribuito a far ragionare la voce narrante sul concetto di perdita.
La scrittrice che racconta questo libro è sposata, ha un figlio, sta aspettando la nascita di una figlia, ha una vita abbastanza “normale”, costruita a incastri ma normale. Una vita che la sera ti fa addormentare davanti alla TV accesa, ma una vita che lei ritiene felice. A un certo punto, il confronto con Clara T. la mette di fronte alla perdita, si chiede se i “muri a secco” che ha costruito e che ha amorevolmente protetto potranno reggere tutti gli urti della vita.
Ho trovato queste riflessioni molto umane, molto simili a quelle che potrei fare io.
Ho davvero apprezzato questo romanza. La scrittura di Melissa Panarello è stata una piacevole novità e credo che Clara T, sia un personaggio meraviglioso in tutto il suo dolore. Credo che il merito dell’autrice sia stato proprio quello di rendere vivo un personaggio dalle mille sfumature e sfaccettature.
Vi consiglio la lettura di questo libro.