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Sara Garagnani – Mor – Storia per le mie madri

by Gianluigi Bodi
Sara Garagnani

Di recente Add Editore ha cambiato logo. Cambiare logo, di per sé, non significa nulla. Ti dà la sensazione che, dietro a quella novità ci sia un cambiamento in atto, ma non puoi sapere di che portata sarà quel cambiamento. Dopo aver letto “Mor” di Sara Garagnani mi viene da dire che il cambiamento in atto dalle parti di Add editore è paragonabile a uno scossone niente male. Se il buongiorno si vede dal mattino prevedo cielo limpido e sereno.

Veniamo al libro. “Mor” di Sara Garagnani è una graphic novel. Mor, in svedese, significa madre. E come scrive l’autrice all’inizio del libro, nonna materna si dice Mormor e bisnonna mormorsmor e così via. C’è un elemento di ricorsività in questo concatenamento di parole. C’è una memoria incrementale che non risiede solo nei semplici e puri ricordi, ma anche negli atteggiamenti e nella personalità. Siamo quel che siamo anche grazie e anche a causa delle persone che sono venute prima di noi e che con la loro presenza ci hanno influenzato dandoci doni incredibili e producendo danni altrettanto incredibili. Sta tutto lì in quel “mormorsmor” è appunto sembra un mormorio di disappunto.

La storia raccontata da questa graphic novel è fortemente autobiografica. L’autrice parte dal passato, dal rapporto che la madre bambina, assieme al fratello gemello, ha avuto con la nonna e con il nonno assente. Poi si sviluppo nel tempo e ci permette di seguire la piccola Annette che cresce e porta dentro di sé un germe di instabilità emotiva. La madre distaccata, quasi nevrotica, sicuramente ossessiva e, per quel che posso dire, frustrata per non avere la vita che avrebbe voluto riversa su Annette e il fratello un mare di fango limaccioso.

Annette cresce ancora, esce di casa, cambia paese, si trasferisce in Italia dove si sposta e ha una figlia, Sara. Sembra che gli spettri del passato siano lontani e invece anche in Italia presenteranno il conto. Annette si attacca alla bottiglia, lotta contro forze più grandi di lei.

Faccio due considerazioni partendo dal fatto che “Mor” mi è piaciuto tantissimo. L’ho letto con rabbia, con tristezza e malinconia. L’ho letto come se fosse una cosa che riguardava me, ma le due considerazioni che faccio sono altre. Il contenuto del libro, come detto, è fortemente autobiografico e quindi non voglio esagerare con l’analisi dei personaggi perché, dietro ai disegni, ci sono persone vere che hanno sofferto. Mi limiterò a dire che mentre leggevo, sembrava di avere tutti i personaggi davanti a me, nella loro coerenza terribile. L’altra considerazione ha a che fare con la domanda che scaturisce dalla lettura: cosa possiamo aspettarci da un essere umano che ha creduto, a torto o a ragione, di non essere amato come avrebbe voluto? Sara Garagnani ha dato una risposta che merita di essere letta.

Per quel che riguarda il comparto grafico di “Mor” posso dire che non sembra mai di leggere lo stesso libro. Gli stili cambiano seguendo la storia che i personaggi ci stanno raccontando. I colori diventano freddi quando si abbassa la temperatura emotiva, la pagina si accende, diventa quasi onirica quando ci addentriamo nella pazzia. L’autrice ha dato sfoggio di tutto il suo talento per creare una storia in cui contenuto e grafica vanno a braccetto in maniera armoniosa.

Sara Garagnani (1976) vive a Bologna, è illustratrice e art director. Cura progetti di comunicazione, editoriali o di altro genere tra cui libri illustrati, progetti musicali e video di animazione. Ha vinto diversi premi, tra cui nel 2018 il Gold Award dell’associazione Autori di Immagini, e fa parte del collettivo di arte performativa Amigdala. Ha pubblicato diversi albi illustrati e, con la Casa delle Donne contro la violenza di Modena, il graphic novel Via del Gambero 77 su testi di Camilla de Concini.

È membro della giuria del New York Independent Film Festival dal 2017.

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