Silvia Cossu – Il confine

by Gianluigi Bodi

Ho iniziato a frequentare Neo Edizioni grazie a una raccolta di racconti di autori vari intitolata “La vita sobria“. Mi era sembrato un atto coraggioso quello di pubblicare un libro che avesse come tema l’alcol, ma soprattutto l’atto di pubblicare una raccolta di racconti perché, lo sappiamo, continuano a dirci che i racconti non vendono anche se poi, che sia davvero così, mi sembra più che altro una leggenda che non ha basi scientifiche. Sono partito da quella raccolta e via via che uscivano altri libri ho iniziato ad affezionarmi a questo editore perché, pur non sapendo mai cosa aspettarmi, sapevo che dal loro catalogo sarebbe uscito un libro interessante.

Ho appena terminato di leggere “Il confine” di Silvia Cossu e mi pare di poter dire che si tratta, già ora, di uno dei libri che, a fine anno, saranno rimasti con me. Il motivo è molto semplice. Quello della Cossu è un libro che mi ha fatto pensare molto. Nel momento in cui scrivo questa recensione mi rendo conto che alcune delle suggestioni che si sono formate durante la lettura non se ne sono ancora andate e che parecchi degli interrogativi che la protagonista del libro si pone sono ancora qui che aleggiano davanti ai miei occhi. Mi terranno occupato per un bel po’.

La protagonista de “Il confine” è una scrittrice che, a seguito di una delusione professionale legata a un romanzo, si è data al ghostwriting. Questa è la sua fonte di sostentamento economico. Quella che le serve per portare avanti la famiglia. A un certo punto riceve la proposta di scrivere un’autobiografia di un luminare della psicologia. Il Dottore Mosco è uno di quegli uomini che hanno saputo reinventare il modo con cui si cerca di sistemare le cose che non funzionano all’interno del cervello umano. Mosco riesce quasi a riprogrammare le persone in modo che abbandonino l’uso delle routine sbagliate. Mosco però dirotta i pensieri della scrittrice, le fa conoscere alcuni personaggi particolari, tra tutti spiccano Irma, una ex pornostar che si è data alla regia e ora sembra inghitottita all’interno di una opulenza stantia e un senzatetto che colpisce la protagonista in maniera inaspettata.

Il romanzo si svolge idealmente all’interno di due poli. Da una parte la Roma odierna in cui Mosco e la protagonista vivono, dall’altra parte una Venezia dei tempi andati che fa da sfondo alla crescita emotiva di Mosco e regala una dacadenza di fondo che impregna il carattere stesso del dottore.

Le domande si susseguono. Quanto di quello che dice Mosco, anche controvoglia, corrisponde a verità? Chi sta entrando nella vita dell’altro? La protagonista ha davvero il controllo della materia che tratta? E poi, scrivere della vita di una persona non significa forse cercare di comprendere a fondo i meccanismi che regolano il suo pensier?

Nonostante “Il confine” possa essere annoverato tra i romanzi brevi direi che il materiale con cui veniamo lasciati ad armeggiare alla fine della lettura è molto corposo. Inoltre, devo dire che mi è piaciuto moltissimo l’equilibrio che Silvia Cossu ha trovato tra gli elementi puramente narrativi e quelli che invece hanno a che fare con la storia della psichiatria e le riflessioni che inducono nella protagonista.

Al momento di scrivere questa recensione è appena uscita la notizia che “Il confine” di Silvia Cossu è stato appena presentato al Premio Strega 2022. Auguro all’autrice e al libro di fare quanta più strada possibile.

Silvia Cossu è nata a Roma nel 1969. Ha scritto per Marsilio i romanzi La vergogna e L’abbraccio, e per la collana “Strade-Blu” di Mondadori un memoir usando uno pseudonimo, tradotto in Germania. Due suoi racconti sono presenti nelle antologie I racconti delle fate sapienti (Frassinelli), e Pensiero Madre (Neo Edizioni). Per il cinema ha sceneggiato cinque film (BluffL’ospiteFino a farti maleCrushed Lives – Il sesso dopo i figliIo lo so chi siete) selezionati nei più importanti festival internazionali, tra cui Berlino, Venezia, Montreal, Cinequest, Houston e Taormina. Il confine è il suo quarto romanzo.

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