Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Raffaella D’Elia – Ritmi di veglia

Raffaella D’Elia – Ritmi di veglia

by Gianluigi Bodi
Raffaella D'Elia

Prima di iniziare a parlare di “Ritmi di veglia” di Raffaella D’Elia credo sia giusto dare al lettore un avvertimento: non fidatevi del fatto che il libro sia minuscolo e abbia l’aria di essere innocuo. In realtà, sotto molti punti di vista questo è un libro tutt’altro che innocuo, direi che, all’opposto, si possa dire che “Ritmi di veglia” sia un libro feroce. Sono poco più di cento pagine che richiedono un ritmo di lettura lento, poi dirò per quale motivo.

La protagonista di “Ritmi di veglia” è Ida. Ida e la danza. Danza che appare costantemente per tutta la durata del libro e mi sembra assumere, via via, significati sempre diversi. Danza come fatica, come esercizio fisico, come logorio; danza come speranza attesa e disattesa, come rimpianto e negazione, danza come meditazione, come traguardo, come modo per portare all’estremo la propria solitudine. La solitudine in effetti sembra essere l’essenza più pura di Ida. Stupisce, nel mondo in cui viviamo, con le continue sollecitazioni a cui siamo sottoposti quotidianamente, che il suo essere più profondo cerchi di allontanarsi da tutto e da tutti, che tenga al minimo le interazioni con il prossimo, che si crogioli nell’essere l’unico abitante del pianeta Ida. Stupisce la continua esplorazione dell’Io di questo personaggio precario.

Il libro mi è sembrato un complesso (complesso come fattore positivo dato dalla capacita dell’autrice nel costruire un meccanismo perfettamente funzionante) flusso di coscienza in cui i pensieri di Ida si susseguono interconnessi, questi sì, uno all’altro. Quasi come se la corsa alle connessioni sociali con il prossimo fossero vissute da Ida come spinta a entrare in contatto con le parti più profonde, più vere, più terribili di se stessa.

La scrittura di Raffaella D’Elia è dunque abile supposto alla costruzione di questo libro ed è meccanismo capace di donare al lettore un preciso ritmo di lettura. E qui veniamo a quanto dicevo sopra a proposito del lento ritmo di lettura. La mia può essere stata un’esperienza solamente personale, ma ho avuto la forte impressione che fosse il libro a indicarmi il passo. Ho provato più di una volta, a mo di esperimento, a scappare via con una lettura veloce, ma subito il respiro rallentava, il passo diminuiva e mi ritrovavo a voltare le pagine con un ritmo costante. Ho anche l’impressione che una simile cosa possa succedere solo se la scrittrice è riuscita a padroneggiare con fermezza la propria voce.

Raffaella D’Elia (Roma, 1979) ha scritto Adorazione (Edilet, 2009), Come le stelle fisse (Empirìa, 2014). Collabora e ha collaborato con quotidiani e riviste letterarie tra cui «l’Unità», «il Riformista», «L’Indice dei libri del mese», «alfabeta2», «Nuovi Argomenti», «Belfagor». Si è occupata di autori quali Sanguineti, Bachmann, Walser, Weil, Campo, Ortese. Suoi contributi critici e in prosa sono presenti, tra gli altri, in La terra della prosa. Narratori italiani degli anni Zero (2014), nella riedizione del volume Gruppo 63, Il romanzo sperimentale (2013) per L’Orma, e nell’antologia Con gli occhi aperti (Exòrma, 2016).

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