Willy Vlautin – The Free

by Gianluigi Bodi
Willy Vlautin

Willy Vlautin alla fine di “Io sarò qualcuno” mi aveva lasciato con l’amaro in bocca. La conclusione delle storia di Horace Hopper mi aveva messo emotivamente alla prova e quindi era da lì che partivo e, in un certo senso, le prime pagine di “The free” sono una continuazione di quel mood uggioso e malinconico che mi era piaciuto.

“The free” racconta la storia di Leroy Kervin, un ragazzo che si arruola nella Guardia Nazionale, viene mandato in Iraq e, in seguito ad un’esplosione, finisce in una casa di cura per persone malate di mente. Attorno a questa tragica storia Vlautin ne intreccia altre. Quella di Freddie, che per tirare avanti si sobbarca due lavori, uno in un colorificio e l’altro come guardiano notturno nella casa di cura dove vive Leroy. Freddie ha una vita difficile, una delle due figlie ha avuto problemi di salute molto seri che hanno dato luogo a spese mediche molto pensati e, di conseguenza, hanno portato a debiti che Freddie fatica a chiudere. La moglie se n’è andata portandosi via le bambine e lui sta per perdere la casa sulla quale ha acceso due ipoteche.

Ma c’è anche la storia di Pauline, infermiera nell’ospedale dove viene portato Leroy. Ha un padre instabile che non accende mai il riscaldamento e non mangia le verdure, capace di scoppi d’ira a attimi di dolcezza sofferente. Pauline instaura con i pazienti un rapporto umano, si fa coinvolgere fino al punto di mettere a rischio la propria incolumità, soprattuto nelle speranza di poter salvare una ragazzina dalla vita burrascosa.

E poi c’è la storia che Leroy racconta a se stesso negli attimi di lucidità, mentre è disteso sul letto dell’ospedale e i farmaci lo mantengono in uno stato di sonno chimico in cui il cervello continua a macinare. La madre, Darla, lo veglia leggendo romanzi di fantascienza e la mente di Leroy crea una storia propria in cui i protagonisti sono Leroy stesso e la fidanzata Jennifer e, soprattutto, una fantomatica organizzazione denominata “The free” che scova e uccide le persone con il marchio.

Ciò che succede in questo libro di una bellezza sfavillante, la testimonianza di come le vite delle persone possano riprendere colore nonostante la tragedia sia sempre in agguato. Una vitalità che sembra quasi impossibile sopprimere. Leroy ne è l’esempio lampante. Costretto in uno stato di immobilità, prima mentale che fisica, riesce, con l’ultimo atto di lucidità a compiere l’unica azione che lo renderebbe libero. Questo, in qualche modo, influenza anche le vite di Pauline, di Freddie, di Darla e di Jennifer.

Willy Vlautin sa arrivare al cuore dei suoi lettori perché è in grado di leggere il cuore dei personaggi di cui parla. Le storie che scrive sono delicate e malinconiche, “The free” finisce con una nota di speranza che in “Io sarò qualcuno” veniva totalmente a mancare. Quindi, il prossimo libro di Vlautin che leggerò partirà da qui e sono certo che sarà un’altra meravigliosa lettura.

Ottima traduzione di Gianluca Testani.

Da quando Jimenez edizioni è nata non mi ha mai deluso. I cinque libri che ho letto dal loro catalogo di narrativa mostrano una continuità qualitativa che fa ben sperare per il proseguo della loro vita editoriale.

Nato e cresciuto a Reno, in Nevada, Willy Vlautin è scrittore e musicista. È autore di The Motel Life, 2006 (di prossima pubblicazione per Jimenez), Northline, 2008 (Verso Nord, Quarup 2013), Lean on Pete, 2010 (La ballata di Charley Thompson, Mondadori 2014), The Free, 2014, e Don’t Skip Out on Me, 2018 (Io sarò qualcuno, Jimenez 2018).

Da La ballata di Charley Thompson è stato tratto il film Lean on Pete di Andrew Haigh, uscito negli Stati Uniti nel 2017. Nel 2019, con Io sarò qualcuno, è stato finalista al Pen/Faulkner Award, uno dei più prestigiosi premi letterari degli Stati Uniti.

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