Paratesto:
Rimango immobile, per interminabili minuti. Non l’ho nemmeno ancora aperto questo libro che già mi da da pensare. In effetti, quella copertina, quella enorme balena sospesa nell’aria ha qualcosa di enigmatico. No, non mi riferisco al fatto che c’è una balena sospesa nell’aria in pieno deserto. Penso piuttosto a qualcosa di più particolare, assurdo magari. Mi chiedo senza sosta se quella balena sta atterrando o spiccando il volo.
Testo:
Immobile, potrebbe essere la balena che sta a mezz’aria. Immobile se decidiamo che la copertina rispecchi fedelmente il libro che accompagna. Immobile perché le vicende descritte nel libro, che raccontano un breve periodo della vita di un ragazzo sovrappeso con problemi di sanguinamento alle gengive e dei genitori separati in effetti, alla fine, non va da nessuna parte. Non migliora la propria posizione. E’ insoddisfatto di sé e degli altri e tale rimarrà anche all’ultima pagina.
Quello di Diego Zúñiga è davvero un bel romanzo, agile nella mole, ma molto profondo nei contenuti. Lo possiamo far rientrare nel filone “ragazzini in cerca di un posto nel mondo”. Ed infatti, nel susseguirsi di brevi periodi, di frasi brevi e secche a ritmare la cadenza, troviamo il nostro eroe alle prese con il difficile rapporto tra i genitori separati. Il padre si è rifatto una vita, ha una moglie giovane, un figlio più piccolo e l’attività lavorativa procede bene. La madre è ferma, immobile e sta affondando. Anche la cagna Coke, nella sua lenta camminata verso la morte, sembra essere in sintonia con il destino materno.
E mentre il padre lo porta in viaggio, attraversando il deserto per arrivare in Perù (per sistemargli i denti sanguinanti), il protagonista ci racconta qualche frammento del passato della sua famiglia che lui stesso fatica a rimettere assieme. Facciamo la conoscenza del nonno testimone di geova, veniamo a conoscenza della morte misteriosa dello zio Nani, degli amici d’infanzia, della lista che la madre gli prepara e che raccoglie le cose che il padre dovrebbe comprargli ma che lui non ha mai coraggio di fargli vedere.
“Passeremo per il deserto” è il romanzo di qualcuno che ha bisogno di aiuto per trovare un equilibrio stabile, qualcuno che non riesce a far quadrare i conti da solo e che cerca di sistemare le pendenze con il passato per fare qualche passo verso il futuro.
Quello che, mi auguro, leggerete, è un romanzo quasi ciclico. Il finale è aperto, non cambia nulla rispetto allo stato iniziale. Il ragazzo non ha sistemato i suoi problemi, la madre sta sempre affondando, il nonno è sempre incapace di provare emozioni sincere, il padre avrà sempre un’altra famiglia a cui badare e continuerà sempre e solo a dispensare pacche sulle spalle al protagonista. Qualche tassello in più, forse, ha trovato il suo posto, ma il ragazzo, con chi potrà mai esprimere se stesso?
Coordinate:
Per prima cosa, una confessione. Il primo libro letto di Caravan Edizioni era in formato digitale. Mi aveva colpito la copertina, ma non avevo potuto assaggiare la qualità dell’oggetto. Mi era piaciuta l’opera, ma non sapevo se la materia del libro mi sarebbe piaciuta allo stesso modo. Il secondo libro, quello di cui parlo in questa recensione è un libro tradizionale. Ora, carta alla mano, posso affermare che, Carvan Edizioni fa libri belli a 360 gradi.
Non avevo idea che al mondo esistesse uno scrittore cileno di nome Diego Zúñiga, questa ignoranza è stata colmata qualche giorno fa. Mi faccio puntello con quanto scritto sul sito dell’editore per darvi qualche notizia sull’artista che ha scritto “Passeremo per il deserto”.
Diego Zúñiga è nato a Iquique, in Cile, nel 1987. Lavora nella rivista “Qué Pasa” ed è direttore della rivista letteraria online 60watts.net. Ha partecipato ad alcune antologie e ha vinto nel 2008 il premio “Concurso de creación literaria joven Roberto Bolaño” con il romanzo Malasia (tuttora inedito), ottenendo poi dal Consiglio Nazionale della Cultura e delle Arti cileno una borsa di studio per lavorare a un romanzo. Nel 2011 vince il premio “Juegos Literarios Gabriela Mistral” con Camanchaca, titolo originale di Passeremo per il deserto. Attualmente sta scrivendo il suo secondo romanzo, basato sulle vicende di Alto Hospicio, località nel nord del Cile, dove, tra il 1988 e il 2001, quattordici ragazze furono barbaramente uccise da un serial killer.
Il libro è a cura di Vincenzo Barca che si occupa anche della traduzione. Un libro che ho letto in un soffio, senza alcun sforzo, significa che è un libro tradotto bene. Io almeno ho percepito questo. Non ho mai avuto la sensazione che qualcosa di artificiale si frapponesse tra me e lo scrittore, per cui complimenti a Vincenzo Barca.
La copertina, che io trovo meravigliosa, è opera di …
1 comment
[…] un libro molto bello intitolato “Passeremo per il deserto” di cui ho già parlato Passeremo per il deserto. Quindi Zúñiga mi era familiare, gli altri no. “Omega” di Zúñiga è una narrazione […]