La tela di Svevo – Alessio Rega

by Gianluigi Bodi
Alessio Rega

Chi è lo Svevo protagonista de “La tela di Svevo” di Alessio Rega?

Svevo, il vecchio Svevo, il volpone, l’anziano brontolone, l’artista osannato da tutti, l’artista compreso da pochi; Svevo che dentro ha ancora il fuoco della passione, che ricorda il passato e conta gli errori commessi per essere se stesso; Svevo che guarda alla giovane Anna come guardava Sophie, Svevo che nel presente rivede il passato.

Svevo è un pittore che ormai ha imboccato il viale che lo porterà alla fine dei suoi giorni, è un uomo burbero, asociale, convinto di vivere in un mondo che non lo comprende e che spesso lo porta su un palmo di mano semplicemente perché è una cosa che si fa e non perché il pubblico comprenda la vera portata del suo lavoro. Ha vissuto una, cento, mille vite, sempre in fuga alla ricerca di se stesso o forse proprio per sfuggirsi. La fiamma che si porta dentro ha bruciato più che ha potuto, saltando da una parte all’altra del mondo, da un letto all’altro. Svevo ha vissuto con una passione incandescente dentro di sé ed è ora arrivato a quell’età in cui si presume che quella passione debba essere controllata e tenuta a bada, ma Svevo non può farlo perché l’ardore è intimamente legato a lui, è la sua essenza. Lo può assopire per un po’, ma basta poco perché il fuoco divampi ancora. Anna è la scintilla che ravviva la fiamma. Una giovane e talentosa arpista nella quale Svevo vede qualcosa di se stesso e qualcosa del proprio passato.

Dopo averla vista la prima volta Svevo ne è ossessionato, usa il suo volto per completare un quadro commissionato dalla politica del paese, ma come ovvio nessuno capisce la portata della scelta di Svevo. I due si avvicinano, forse perché sono fatti della stessa pasta, forse perché vivono entrambi in un mondo che apprezza la loro arte senza comprenderla fino in fondo e, non essere compresi, è una ferita che sanguina sempre. Dove può portare questa loro vicinanza lo lascio scoprire al lettore.

Svevo è uno di quegli anziani che potresti trovare al bar mentre gioca a carte. Lo sentiresti parlare del più e del meno sparando sentenze che lui ritiene granitiche. Svevo ha un’opinione su tutto. È l’esperienza che lo porta a tanto, è l’aver vissuto innumerevoli vite, aver visto il mondo che conosceva mentre si deteriorata, mentre si sfaldavano i rapporti tra le persone. Forse, se entrassi in quel bar lo ascolterei con il sorriso tra le labbra, consapevole che non tutte le opinioni di Svevo sono intoccabili, ma altrettanto consapevole che per certi versi ha ragione lui.

Alessio Rega ha creato un personaggio che avrebbe potuto tranquillamente risultare fastidioso, un menagramo, un catastrofista, eppure è riuscito a calmare la vena polemica di Svevo facendolo a poco a poco diventare un’emblema della nostalgia che noi tutti ci portiamo dentro. Abbiamo tutti una scelta sbagliata, una mancanza, una dissolvenza che ci portiamo dolorosamente dentro. Svevo la incarna e la porta fino alle estreme conseguenze.

Questo romanzo non arriva a toccare le centocinquanta pagine eppure mi ha dato molti spunti di riflessione. Credo che dentro tutti noi ci sia uno Svevo che brontola, ma che ognuno di noi attenda anche un’arpista pronta a farci decifrare quel brontolio. Va solo fatta scoccare la scintilla.

Alessio Rega (Bari, 1984). Laureato in Scienze della Comunicazione Sociale Istituzionale e Politica all’Università degli Studi di Bari. Fondatore delle case editrici Les Flâneurs Edizioni e Dots Edizioni. 

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