Nel corso di quest’anno Jacopo Masini ha fatto una doppietta. Qualche mese fa Del Vecchio ha ripubblicato un libro di Masini che era uscito qualche anno prima con Epika e che ora ha preso il nome di “Polpette“. “Polpette” per quel che riguarda la mia storia di lettura con Jacopo Masini fa un po’ da antipasto. La narrazione in quel volume è breve e ironica, e l’ironia è una caratteristica di cui “Santi numi” è follemente pieno.
Avete presente quei libri che non solo vi portano dentro a una o più storie, ma che vi portano dentro anche a un ambiente ben predefinito, a un’atmosfera che magari nemmeno conoscente ma con cui in qualche modo avete avuto a che fare in passato o che magari avete visto dipinta in TV o chissà dove? Ecco, per me “Santi numi” fa quella cosa lì. Ti prende e ti porta dalle parti di Amarcord o di Malerba e ti incolla addosso un ritmo della frase che poi non solo riesci a riconoscere nella pagina ma che poi viene trasportato nella vita quotidiana al punto che ti metti a parlare con tua moglie con l’accento emiliano.
Leggendo “Santi numi” mi è sembrato di sentirmi raccontare le storie. Masini ha quel piglio lì, quello di Cavazzoni, Nori e Colagrande (cito i primi che mi sono venuti in mente) e credo che questa caratteristica sia fondamentale per la riuscita del suo libro.
Ci troviamo di fronte a una raccolta di storie brevi e brevissime che raccontano la vita e le operi di alcuni presunti santi. Spesso però beati e dannati nascono dal dialogo tra due vecchi al bar che bevono lambrusco e discettano su quale carta fosse quella giusta da buttare sul tavolo, non prima di aver sciorinato quelle tre o quattro bestemmie assestate nel momento giusto. Quindi tu, lettore, stai lì a leggere e ti senti trasportato in un bar di un paese qualsiasi mentre il capoccia di turno è lì al bancone che racconta quello che ha sentito dire da un amico dell’amico. Le storie raccontate da Jacopo Masini hanno questo concimi qui e poi sono annaffiate da abbondantissime dosi di ironia che le fa esplodere di colori. A fine lettura è come se ci trovassimo davanti a un grande sberleffo all’umanità.
Gli argomenti seri vengono trattati con leggerezza, per esempio, ne “I fatti di Paroletta” viene raccontata una sorta di possessione collettiva che a me ricorda molto la nascita di una qualsiasi teoria cospirazionista, ma anche di come a volte la massa sa essere davvero ottusa.
A me è capitato di accorgermi di leggere “Santi numi” con il sorriso sulle labbra anche se poi mi rendevo perfettamente conto che alcune delle cose raccontate non facevano altro che dipingere con toni luminosi e vitali alcune realtà grette e insoddisfacenti con cui siamo costretti a vivere quotidianamente.
Come ho già detto, “Polpette” mi era piaciuto molto, “Santi numi” non ha fatto altro che aumentare il gusto per la letteratura di questo autore che, evidentemente, sa guardare le cose da punti di vista inusuali.
Jacopo Masini nasce nel 1974 a Parma. Ha collaborato a lungo con la scuola Holden di Torino e da oltre quindici anni tiene corsi di scrittura creativa. È autore di romanzi, racconti, testi teatrali pubblicati in antologie da Transeuropa, Feltrinelli, Fandango, Epika Edizioni, Inkiostro.
Il suo ultimo lavoro, Polpette e altre storie brevissime, è stato pubblicato da Del Vecchio Editore.