Paratesto:

Prima di affrontare la prima pagina de “I perseguitati” ho avuto un presentimento. Ho avuto il presentimento che in questo libro, da qualche parte, dovesse piovere. Ho scoperto poi il perché di questo presentimento, ma la spiegazione me la tengo per la fine. Immaginate il mio stupore nell’iniziare a leggere e scoprire che la pioggia cadeva già nelle prime righe e scoprire pure che dopo 15 anni, Quiroga, per me, rimane sempre Quiroga.

Testo:

La pazzia in letteratura è un tema ricorrente, ma è anche un tema difficile da affrontare. Bisogna essere abili per risultare credibili, abili nel non forzare la mano consegnandoci una macchietta al posto di un ritratto fedele all’originale.
Ne “I perseguitati” Horacio Quiroga se ne esce con un piccolo capolavoro sulla pazzia. Un racconto lungo in cui il ruoli di perseguitato e di persecutore si scambiano in continuazione. Il perseguitato è Díaz Vélez con il quale il protagonista del racconto, Horacio appunto, viene in contatto per caso nella dimora di un amico comune, Lugones. Sarà Lugones a raccontare ad Horacio il disturbo che grava sulle spalle di Dìaz perché il nostro eroe non se n’era accorto.
Da questo incontro iniza un vortice in cui Horacio rischia di sprofondare. Dopo un’iniziale distacco ironico, Horacio lentamente scambia ruoli con Díaz Vélez, arrivando a manifestare delle pure manie di persecuzione.
Ma Díaz Vélez è malato davvero, o è solo il buon Lugones che ci racconta un mucchio di frottole, perché apparentemente Díaz Vélez sembra normale, lo sembra almeno ad Horacio. E’ lucida follia quella di Díaz Vélez, follia che contagia Horacio e lo porta ad esplorare un mondo oscuro e claustrofobico. Presenze immaginate, voci senza padrone, pensieri contorti dall’ansia e dalla paura.
E si ha la sensazione che Díaz Vélez sia solo la miccia che fa esplodere una condizione preesistente, come se in Horacio la “malattia” fosse latente e non conclamata, come potrebbe capitare ad ognuno di noi.
Forse, se a qualcuno interessasse approfondire l’ambito delle manie di persecuzione, leggere “I perseguitati” non farebbe male. Non è certo un trattato clinico, ma dipinge in maniera vivida una patologia terribile.

Coordinate:

Horacio Quiroga

Horacio Quiroga

Come scoprirete leggendo la prefazione al testo a cura di Giulia Zavagna, la vita di Horacio Quiroga è costellata di eventi tragici. Il padre che muore a causa di un incidente di caccia, il padrino che si suicida in sua presenza e lui stesso che pulendo un’arma mette fine alla vita di uno dei suoi migliori amici. Io voglio credere che tanto dolore debba aver trovato sbocco nella sua scrittura. Tutto ciò che ho letto di Quiroga è pervaso da un alone asfissiante che credo trae origine dalla sfortunata vita dello scrittore.

Ancora una volta mi trovo a parlare di una pubblicazione degli Eccentrici, il ramo bricconcello della casa editrice Arcoiris. Io non so bene come siano organizzate le cose al loro interno, ma l’impressione che ho io che sono all’oscuro dei piani editoriali è che Gli Eccentrici, collana curata da Loris Tassi, godano di una certa libertà, quasi che fossero una casa editrice all’interno di una casa editrice. Non posso sapere se quanto vi ho detto sia vero o meno, ma mi piace pensare che Gli Eccentrici siano un gruppo di individui dal passato burrascoso che si incontrano una volta al mese per proporre il prossimo libro da pubblicare. Sempre qualcosa che non è ignorabile.

Vi ho già parlato di Giulia Zavagna in precedenza. Io ho legato il suo nome a Sur Edizioni, ma in realtà, prima di tutto lei è una traduttrice. In precedenza ha curato il primo volume delle lettere di Julio Cortázar “Carta Carbone” pubblicato nel 2013 appunto da Sur, volume che ha anche tradotto. Ed è proprio in veste di traduttrice (oltre che di curatrice) che la vediamo impegnata ne “I perseguitati”. E’ difficile scrivere di pazzia, ed è ancora più difficile tradurla. Per cui, se il racconto di Quiroga scorre via meravigliosamente lo dovete anche a lei. Di più non posso dire, mi limito ad osservare che se un qualsiasi testo narrativo si accompagna con piacere significa che c’è una sorta di alchimia tra chi l’ha scritto e chi l’ha tradotto.

Alcuni appunti veloci, ma doverosi.

La revisione di questa traduzione de “I perseguitati” è di Livio Santoro.
L’immagine in copertina, che secondo me rende perfettamente l’atmosfera a tratti cupa del libro, è di Federica di Lella.
La rielaborazione grafica, in pratica, il come vi arriva visivamente il libro, l’ha curata Raffaele di Somma.

E’ un lavoro di gruppo, il loro, tale che vi confesso che la voglia di avere tutti i volumi degli Eccentrici è tanta. Io ho già scritto la mia letterina a Babbo Natale, mi sono preso d’anticipo.

P.S. La pioggia, dicevo all’inizio. La pioggia aveva iniziato a scorrere scrosciante nel ’95. Nel libro “Il tetto d’incenso” Quiroga faceva piovere fiumi d’acqua. Quella sensazione di umida oppressione l’ho legata al suo nome. Ecco perché mi aspetto che negli scritti di Quiroga piova.

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