Quando un’opera che non rientra nel mio genere di preferenza si fa strada e mi chiama a sé la sera prima di addormentarmi trovo che significhi molto semplicemente che quell’opera mi ha conquistato. Leggo molti romanzi, leggo molti racconti, ho ripreso a leggere saggi, ma la micronarrazione non è mai stata nelle mie corde. Non so nemmeno spiegare perché, forse mi sono sempre trovato in difficoltà ad empatizzare con i personaggi se questi agiscono in poche pagine o poche righe.
Nel caso di “Piccole apocalissi” di Livio Santoro, il mio approccio è stato diverso e credo mi abbia aiutato a superare un ostacolo che mi ponevo da solo. Questa volta ho cercato di entrare in sintonia con l’opera nel suo complesso, condiderando i microracconti come semplici sfumature di un quadro ben riuscito, quelle zone in cui i colori si sovrappongono e danno vita a dettagli minuscoli e irripetibili.
I racconti creati da Livio Santoro fanno dalle poche righe (anche solo un paio) alle tre pagine massimo. Più spesso ci si ferma a due. Hanno però il potere di buttare sul tavolo delle suggestioni molto potenti, immagini che restano impresse addosso al lettore e godono di vita propria anche dopo il termine della lettura.
Conoscevo Livio Santoro come responsabile editoriale della collana Gli Eccentrici edita da Arcoiris. Una collana di piccoli gioielli della letteratura sudamericana. Quindi, quando all’interno di Piccole Apocalissi mi sono trovato a leggere di occhi che rotolano, persone che diventano farfalle, assassini che si avvicinano alle loro vittime insilenzio, sensi che spariscono per lasciare solo il senso di colpa e altre distorsioni della realtà mi sono subito reso conto che, queste creazioni, erano eredità propria di una tradizione letteraria aperta al fantastico come, appunto, quella sudamericana.
Mi ha stupito però riconoscere alcuni elementi della mitologia Norrena, temi e atmosfere che apparentemente sembrano essere distanti anni luce ma che in questo libro vengono amalgamanti molto bene in quanto procedono seguendo un filo tracciato dall’autore, un filo molto ben definito.
Livio Santoro gioca con il fantastico e con il bizzarro, spinge su questi tasti e ogni piccolo racconto lascia davanti a sé infinite possibilità. Le parole non sono mai superflue. A naso dietro a questo libro ci deve essere stato un lungo lavoro di limatura e calibratura di ogni singola frase.
Per finire, due parole nei confronti dell’editore. Edicola Edizioni propone sempre libri interessanti e belli. Tenerli tra le proprie mani e guardare la cura dei dettagli è sempre un piacere. È stata la prima casa editrice a credere in Nona Fernandez e per loro, essendo piccoli, ogni libro è una scommessa. Hanno un gusto davvero unico sia per quanto riguarda i testi che pubblicano, sia per le copertine (alcune delle quali potrebbero tranquillamente diventare quadri). La loro bravura sta nei cavalli su cui scommettono. Questo libro non credo deluderà.
Livio Santoro (Spoleto, 1981) è cresciuto a Napoli e ora fa il sociologo a Roma. Suoi racconti sono comparsi su: «effe», «Nuova Prosa», «Achab», «Crapula Club» e altre riviste. Ha scritto per «doppiozero», «Quaderni d’Altri Tempi», «Flanerí» e «il lavoro culturale». Dal 2012 è redattore della collana di letteratura latinoamericana Gli eccentrici di Arcoiris. Ama la letteratura fantastica e l’universo norreno, i glicini e il crepuscolo.
Piccole apocalissi è la sua prima raccolta di racconti.