Bastano poche pagine e Giampaolo Cassitta ci cala in una realtà così lontano nel tempo da sentirne quasi una feroce nostalgia. Quella realtà fatta di piccole menzogne, di paesini chiusi in se stessi, di minuscole beghe tra vicini, di credenze popolari che assumono l’aria del mito e di quella commedia che Totò e Peppino hanno reso parte del DNA di una nazione.
“Dolci, sante e marescialli” ha quel tocco lì. Quel tocco di commedia della miseria, quel voler far ridere della disgrazia e della povertà, dell’ignoranza magari. Ma ha anche la capacità di far risaltare l’arguzia popolare, il credere per interessi.
La storia che Cassitta racconta è ambientata a Roccabuiedda, paese dell’entroterra sardo. Una lettera dal Vaticano manda un intero paese sull’orlo di una crisi di nervi senza paragoni. Le celebrazioni per santa Rita devono essere spostate dal 22 maggio al 9 settembre. Una cosa di poco conto pare. Si tratterebbe solo di tenere da parte le candele fatte con la cera d’api (vanto della produzione di Roccabuiedda) fino al momento prestabilito. Matilde Serrau irrompendo nell’ufficio del maresciallo Fabotti grida alla rapina. Il Vaticano non può comportarsi così. La gente di Roccabuiedda devotissima alla santa ha fatto dei voti, voti che possono essere sciolti solo nel giorno della celebrazione, ma se la celebrazione viene spostata in avanti di quattro mesi anche i voti dovranno continuare fino a settembre. Un vero e proprio crimine nei confronti dei cittadini. E poco importa che uno dei voti più espressi sia l’allontanamento volontario dai dolci e poco importa che donna Matilde abbia, per caso, una pasticceria. Il maresciallo Fabotti inizialmente prende le cose sottogamba, ma quando capisce che un voto che una persona ha espresso lo riguarda molto da vicino le cose cambieranno.
Quella di Giampaolo Cassitta è una commedia di costume ben orchestrata in cui i personaggi ci risultano estremamente familiari, forse perché assomigliano a quelle persone che abitano il paesino della nostra infanzia. Il politico maneggione, quello poco brillante messo al suo posto da mani esperte, quella che comanda davvero nascosta nell’ombra, il prete, il farmacista, il maresciallo rispettato da tutti. Cassitta mescola con bravura elementi della nostra cultura creando una trama piacevole e fresca. Una storia con uno spruzzo di nostalgia per quel tipo di furbizia forse un po’ maliziosa, ma mai cinica e maligna.
Giampaolo Cassitta, nato a Oristano nel 1959, vive tra Cagliari e Alghero. Già nel 1979 vince il terzo premio al concorso “Città di Ozieri”, con una poesia in catalano. Nel 1980 pubblica una prima raccolta di versi, Fogli di quaderno, mentre, coltivando l’altra sua passione, la pittura, porta avanti la stesura del suo primo romanzo. Esce infatti nel 2001 Asinara, il rumore del silenzio (Frilli Editori), che ottiene un ottimo successo ed è attualmente alla ottava edizione. Segue nel 2002 Supercarcere Asinara (Frilli Editori) che, come il precedente, viene apprezzato da pubblico e critici. Nel 2005 pubblica il saggio La zona grigia. Storia di un sequestro di persona (Condaghes), riproposto nel 2010 in una versione riveduta e ampliata e il cui contenuto viene adattato per uno spettacolo teatrale accompagnato dalle canzoni degli Humaniora, gruppo musicale che segue da anni. Oltre a diversi racconti e altri scritti, nel 2006 pubblica Il giorno di Moro (Frilli Editori), giunto alla seconda edizione. Nel 2011 esce Il piano zero (Arkadia Editore) e, nel 2012, collabora alla raccolta La cella di Gaudí (Arkadia Editore). Nel settembre 2014 ritorna in libreria con Le destinazioni del cielo (Arkadia Editore), in cui narra la prima indagine del personaggio simbolo della sua letteratura: Claudio Marceddu. Nel 2016 ha pubblicato il libro Gli ultimi sognano a colori, edito sempre per i tipi di Arkadia, scritto e incentrato sulla vita di padre Salvatore Morittu. Nel 2017, sempre con Arkadia, torna in libreria con l’ironico romanzo Dolci, sante e marescialli.