Home Inchiostro Fresco - Recensioni di libri letti da Gianluigi Bodi Natsume Sōseki – Raffiche d’autunno – Lindau

Natsume Sōseki – Raffiche d’autunno – Lindau

by Gianluigi Bodi
Raffiche d'autunno, Natsume Soseki, Lindau,

Per quel che mi riguarda, senza alcun dubbio, Natsume Sōseki è uno dei miei personali beni rifugio quando si tratta di letteratura. E’ una cosa che ho scoperto alla prima lettura di “Sanshiro” e che “Raffiche d’autunno” non ha fatto altro che ribadire.
La questione è abbastanza semplice. Prima di tutto è arduo trovare un autore così moderno nello stile e nelle tematiche nel panorama giapponese dell’epoca di Natsume Sōseki. Il grande scrittore ha saputo staccarsi da modelli precostituiti per affrontare uno stile nuovo e, per quel che mi riguarda, più occidentale. Non so quanto questa sia stata una scelta consapevole o un semplice salto evolutivo.
In “Raffiche d’autunno” Natsume Sōseki fa esattamente quello che mi aspettavo. Fa parlare i personaggi, li fa dialogare tra loro e più parlano più la profondità dei loro ragionamenti esce dalla pagina e arriva a toccarci nell’animo. Non è mai capitato che abbia finito una lettura di Natsume Sōseki senza avere più dubbi di quanti ne avessi prima di iniziare il libro. Potremmo tranquillamente entrare anche noi all’interno del libro, potremmo essere noi personaggi di questo maestro della scrittura giapponese perché, proprio come i personaggi su carta, anche noi siamo preda di angosce, sogni, anche noi lottiamo quotidianamente con un’idea di società che ci sembra più cinica del necessario.
Ed è il cinismo a farla da padrona in questo libro. Nakano Kiichi e Takayanagi Shūsaku si sono appena laureati in lettere. Il primo ha un sogno, quello di intraprendere la carriera letteraria. Senti di aver molto da dire e sente che in pochi lo vogliono ascoltare. Il secondo viene da una famiglia ricca, ha già un destino segnato. Nonostante questa diversità di classe sociale i due vanno d’accordo. Sullo sfondo il professore Shirai Dōya anche lui intellettuale militante e convinto che il suo lavoro non abbia bisogno degli apprezzamenti del pubblico. Il Giappone che a parole si apre allo stile occidentale in realtà lo critica aspramente, come, pur parlano di un’apertura nei confronti delle nuove leve, sembra rintanato in una roccaforte abitata da vecchi letterari dalle posizioni stantie e polverose.

E’ un romanzo sull’ipocrisia, sui sogni realizzabili e irrealizzabili. E’ un romanzo pastello.

Tutto questo è condito da una lingua che oserei definire spirituale. Leggera come un brezza primaverile, sempre confortante. Lo stile di Natsume Sōseki è ancora una volta inconfondibile e la lettura di questo libro provocherà riflessioni notturne.

Ottima la traduzione di Laura Testaverde.

In precedenza avevamo recensito anche la raccolta di racconti “Piccoli racconti di un’infinita giornata di primavera”.


Natsume Sōseki (1867-1916) è uno dei maggiori scrittori giapponesi tra Otto e Novecento. Nel suo Paese è considerato il «sommo scrittore», colui che ha posto le basi della lingua giapponese moderna e ha influenzato in modo significativo la letteratura e il pensiero delle generazioni successive. Tra i suoi romanzi più conosciuti si ricordano Io sono un gatto, Il signorino e Guanciale d’erba.

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