Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Favola selvaggia – César Vallejo

Paratesto:
Cento, mille occhi vi guardano. Sono alle vostre spalle. Minacciosi. Sembrano entrare nella vostra testa. Vi scrutano senza che voi possiate nascondervi. Sono dentro di voi ora, sono le vostre paranoie. Quei pensieri ai quali non potete scappare. Vi hanno preso.

Testo:
La faccio breve. Leggerete, nella vostra vita, centinaia, forse migliaia di racconti. Alcuni orribili, altri buoni e altri ancora ottimi. Ma anche tra questi ottimi solo una manciata vi rimarrà impressa. I racconti che rileggo sono ancora pochi, temo. C’è di sicuro un Cortázar, almeno un paio di Borges, un Carver spettacolare ed ora questo.
Ma come faccio a sapere che “Favola Selvaggia” rimarrà impresso nella mia mente per i prossimi decenni? Non lo so, ne sono certo, ma non so il perché.
Forse per la lingua di Vallejo, ricca, meravigliosamente ricca, traboccante di materia come un caco maturo con la buccia lacerata che perde il suo contenuto. Calda, come nella miglior tradizione sudamericana. Avvolgente, come una coperta di lana quando fuori fa un freddo cane.
O forse per la storia, che io ho interpretato a modo mio. Balta e Adelaida si amano, sono giovani, stanno per avere un bimbo. Poi, un mattino, Balta vede, o crede di aver visto, qualcosa/qualcuno. Uno specchio cade, una gallina starnazza. Nulla sarà più lo stesso tra i due. Lo specchio rotto è il piccolo granello di sabbia che scivolando a valle diventa valanga. Una valanga tragica che travolgerà tutti.
Potrebbe essere la storia di una paranoia, di una tara mentale che ingigantendosi fa dei danni irreparabili. Potrebbe essere la storia di un uomo che non sta bene. Oppure, volendo credere alla magia, o meglio, al sovrannaturale, potrebbe essere la storia di un uomo segnato da un destino al quale non si può opporre.

Ah, se tutte le mie chiacchiere non vi hanno convinto sulla bontà di questo libro, lasciatemi dire una sola cosa in più. C’è un saggio finale di Silvana Serafin che fa brillare di luce splendente “Favola Selvaggia” e César Vallejo.

Coordinate:
Gli Eccentrici
sono un team, una società segreta che lavora all’interno delle edizioni Arcoiris. Sono un sottoinsieme letterario di una bella realtà culturale. Mi immagino, nella mia infantile immaginazione, che si trovino attorno ad un tavolo per decidere quale sarà la prossima uscita della loro collana. Me li immagino incappucciati, per non svelare i loro volti. I nomi però li so, si trovano sui libri e sul sito per cui, li voglio citare un’altra volta senza entrare nello specifico della mansione che svolgono. Loris Tassi, Raffaele di Somma, Lorenza Di Lella, Federica di Lella e Livio Santoro.

César Abraham Vallejo Mendoza nacque a Santiago de Chuco, un villaggio andino del Perù. l poeta interruppe varie volte gli studi per lavorare in una piantagione di canna da zucchero, dove si rese conto di come venivano sfruttati i contadini; fu un’esperienza che influì sulla sua visione sia politica che estetica. Più tardi si trasferì a Lima, dove lavorò come insegnante e si avvicinò ai membri della sinistra intellettuale. Dopo una serie di difficoltà riuscì a pubblicare il suo primo libro di poesie Los heraldos negros. Dopo aver pubblicato Trilce nel 1923 e perso il posto di insegnante a Lima, il poeta emigrò in Europa, dove visse fino alla sua morte avvenuta a Parigi nel 1938. Fu sepolto nel Cimitero di Montparnasse. (wikipedia).

Un ultima cosa prima di chiudere. Come lettore ho scrittori preferiti, come tutti e come è giusto che sia. Poi, mano a mano che vai avanti con gli anni inizi ad avere anche case editrici e collane preferite. L’ultimo step è avere traduttori preferiti ed imparare a conoscerli. Non sono un esperto, non voglio nemmeno far finta di esserlo, preferisco che la gente mi conosca per le cose che non so e non per quelle che so o credo di sapere. Ma so con assoluta certezza che Raul Schenardi è uno dei miei traduttori preferiti e che anche stavolta, con un compito niente affatto facile, non mi ha deluso.

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