Éric Chevillard – Sul riccio

by Gianluigi Bodi
Éric Chevillard

Si può scrivere un romanzo di duecento pagine su un riccio naïf e globuloso? Verrebbe da dire, come prima reazione, che non sia possibile. Non si potrebbero mai affrontare più di duecento pagine su un riccio naïf e globuloso…a meno che lo scrittore non sia Éric Chevillar, se sei Éric Chevillard puoi tutto.

D’altronde, in Italia ce n’eravamo già accorti qualche non fa quando Del Vecchio editore aveva pubblicato prima “Sul soffitto” e poi “Palafox”. Il genio di questo scrittore era entrato nelle nostre librerie. Ora, con “Sul riccio” la palla passa a Prehistorica Editore, una nuova casa editrice che, iniziando le proprie pubblicazioni da quest’opera, lancia un messaggio molto forte e molto chiaro: la follia non ci spaventa.

Non si può parlare di vera e propria trama con “Sul riccio“. Il libro procede per piccoli scarti in avanti, scene di poche righe che a volte sono autoconclusive e altre invece proseguono, restano sospese grazie a una parola a metà riga, mai seguita da punti e virgole, poi si prosegue nel paragrafo successivo. Sembrano pensieri alla rinfusa quelli dello scrittore che accoglie questo riccio naïf e globuloso, un riccio naïf e globuloso che a tratti sembra diventare un’ossessione bella a buona. Un organismo da proteggere o da evitare, una centralità pressante nella vita dello scrittore.

Passano le pagine e ci si trova alla fine, un percorso che, se assaporato, ha il gusto dell’assurdo, della follia (di cui sopra), dell’imprevisto, ma che fonda tutta la sua bellezza su una lingua fantasiosa e colorata, uno stile perfettamente cesellato che rende “Sul riccio” un libro godibilissimo dall’inizio alla fine.

Un riccio naïf e globuloso che diventa per lo scrittore narratore il centro attorno al quale ruota tutto il resto. Un libro che si può scegliere di leggere “tutto d’un fiato” o, come ho fatto io, assaggiarne un pezzo ogni sera prima di addormentarmi perché, si scoprirà, quel riccio naïf e globuloso sa essere un gran bel compagno di sogni.

Quando si incontrano scrittori come Éric Chevillar (semmai sia facile incontrarne) è necessario che il traduttore viva in vera e propria simbiosi con l’autore. Mi sembra questo il caso di Gianmaria Finardi che, negli anni, ha tradotto tutti e tre i libri usciti in Italia. Visto lo stile esuberante, la vena assurda che, magicamente, riesce a far sembrare tutto plausibile, tradurre uno come Chevillard deve essere un lavoro tutt’altro che facile, ma Finardi qui sembra andare a braccetto con lo scrittore francese.

Vi riporto qui sotto, presa dal sito internet di Prehistorica Editore, la loro dichiarazione legata Chevillardiana, la collana dedicata a questo scrittore scoppiettanti.

Quel che fila sulla carta, per me, ha sempre costituito l’unica realtà possibile.
(Éric Chevillard, Sul riccio, p. 35) 

Significativamente definito dalla critica d’oltralpe “l’inclassificabile”ÉRIC CHEVILLARDelabora una particolare estetica dell’incongruo, tesa a implicare il lettore nella costruzione di un senso che, tra dimensione ludica, umorismo nero, decostruzione della plausibilità narrativa, continuamente sfugge ai tentativi di categorizzazione. I suoi romanzi poetici sono tradotti in nove lingue, dalla Cina agli Stati Uniti, passando per il Messico. Prehistorica Editore dedica alle sue opere, universalmente considerate dei classici senza tempo, un’intera collana. Quale modo migliore per dare voce alla contemporaneità?

Éric Chevillard è nato nel 1964 a La Roche-sur-Yon e, come recita non senza ironia il suo sito, “ieri il suo biografo è morto di noia”. Si tratta indubbiamente di uno dei massimi scrittori francesi contemporanei, che ha saputo suscitare il vivo interesse di critica e pubblico, anche all’estero. Ideatore del fortunatissimo blog letterario, L’Autofictif, ha nel corso degli anni ottenuto diversi e prestigiosi premi, come il PRIX FÉNÉON, Il PRIX WEPLER, il PRIX ROGER-CAILLOIS, il PRIX VIRILO e il PRIX VIALATTE per l’insieme della sua opera. Molti dei suoi capolavori sono tradotti, in inglese, spagnolo, tedesco, russo, croato, romeno, svedese e cinese. Nel 2013, la traduzione di un suo romanzo, Préhistoire (1994; Prehistoric Times), si è aggiudicata il Best Translated Book Award – premio statunitense assegnato dalla rivista “Open Letters” e dall’università di Rochester. Ha scritto oltre venti opere – volendo menzionare solo i romanzi – pubblicate dalla leggendaria casa editrice francese Les Éditions de Minuit, diventata grande con Samuel Beckett e il Nouveau Roman. Sul riccio è il primo testo in assoluto pubblicato da Prehistorica Editore, ed è a oggi il terzo romanzo dell’autore edito in Italia: tutti sono stati tradotti da Gianmaria Finardi.

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