Autobiografia di un Bromance

La cover di “Dean & Me”

Lunghe domeniche invernali. Domeniche ad aspettare le 18:15, quando inizia 90° Minuto e alla Tv compare la faccia rassicurante di Paolo Valenti. Una faccia bonaria che riusciva a sdrammatizzare tutto con un sorriso. Lunghe domeniche invernali a giocare a tombola con mia madre, mia nonna e le sue amiche. E poi i film. Tra tutti, quelli che preferivo, quando gli altri bambini erano fuori a giocare, c’erano le pellicole di Jerry Lewis e Dean Martin (al secolo Dino Crocetti).
Il copione sembrava ripetersi sempre uguale a se stesso, il bello Dean e lo sgraziato Jerry. Quella era la formula vincente imposta dal produttore di quella serie di film. Era diventato un cliché, ma che ne sa un bimbo di queste meccaniche economiche. A quel bimbo bastava guardare Jerry far lo scemo, bastava immedesimarsi con lui, parteggiare per lui e odiare un po’ il belloccio.
Leggere l’autobiografia di Jerry Lewis “Dean & Me” è stato come fare un doppio carpiato nel passato e capire che certe dinamiche funzionavano uguali anche al di fuori del set cinematografico.
“Dean & Me” non è, a mio parere, una vera e propria autobiografia. Prima di tutto perché racconta solo uno spaccato della vita di Lewis, quello che riguarda il rapporto con Dean Martin, e poi semplicemente perché quello che andrete a leggere è un omaggio che Jerry fa a Dean, un atto d’amore. Al giorno d’oggi il loro rapporto verrebbe definito Bromance, a torto o a ragione, ma aldilà della definizione che ognuno di noi può scegliere, leggendo questo libro ci rendiamo conto di cosa abbia significato per ognuno di loro l’apporto dell’altro. Si sono salvati a vicenda, evitandosi l’un l’altro una vita di sofferenza.
Eppure hanno sofferto, Dean per amore e per dei lutti che la ragione non riesce mai a gestire. Lewis per abuso di droga e pure per aver chiesto troppo dal proprio corpo durante gli anni dello spettacolo.
Ciò che impressione nel libro è l’onestà, la sincerità e la schiettezza con cui Lewis parla di quel periodo d’oro. Colpisce l’incondizionato amore che Lewis provava per Dean, l’ammirazione e il rispetto che gli fanno dire a più riprese che della coppia era lui il più dotato, il più divertente, quello che conosceva meglio i tempi comici. Sorprende di più perché Lewis ha sempre dato di sé un’immagine arrogante, pur adoperandosi da anni in maratone di raccolta fondi. Eppure, quello che traspare chiaramente dalle sue parole è adorazione e dolore per la perdita di un amico, dolore per aver interrotto una partnership e aver sprecato anni in cui non si sono parlati.
“Dean & Me” è anche un ritratto spensierato dell’Hollywood dei tempi d’oro. Le feste, l’alcol, la droga, gli spettacoli fino ad ora tarda seguiti da un pubblico di affiliati alla mafia, le donne che ti si buttano tra le braccia perché hai successo e la difficoltà a gestire tutto questo bailamme.
Fa tenerezza pensare a tutto quello che quel bimbo seduto su una poltrona a bocca spalancata non sapeva del suo duo comico, fa tenerezza pensare quanto, a volte, conoscere, faccia svanire la magia.
Quel bimbo non si era mai chiesto perché, nei film che guardava, improvvisamente si era passati dal bianco e nero al colore e da Dean e Lewis a Lewis (che Dean si era dato ai Western e i Western non gli piacevano).
“Dean & Me” è pubblicato da una piccola casa editrice, Sagoma Editore, che però ha nel suo catalogo dei titoli molto interessanti che vi consiglio. Vi consiglio di approfondirne la loro conoscenza.

Commenti a questo post

Articoli simili

1 comment

La mia puttana francesce di Gene Wilder | Senzaudio 4 Novembre 2015 - 11:34

[…] oltre a questo libro di Wilder ho già letto la sua autobiografia, l’autobiografia di Jerry Lewis e la biografia di Marty Feldman. Tutte ottime letture. Ora non mi rimane che affontare gli altri […]

Reply

Leave a Comment