La caratteristica principale della collana Fondanti dell’editore Terrarossa Edizioni è quella di ridare vita, oserei dire rimettere in circolo, testi che sono già stati pubblicati e che meriterebbero di farsi un altro giro di giostra. Quindi, proprio partendo da questo assunto, non ho problemi a dire che non conoscevo questo testo breve di Carlo D’Amicis pubblicato nel 2011 da :duepunti. Principalmente per ignoranza mia, all’epoca la mia frequentazione con le case editrici indipendenti era molto molto limitata.
Terrarossa oggi ripubblica “Il grande cacciatore (e altre violenze)” di Carlo D’Amicis nella consueta veste grafica impreziosita dalla cover di Francesco Dezio e in questo modo la storia narrata in questo racconto lungo ha modo di farsi leggere ancora.
La trama è molto particolare, gira attorno a un triangolo amoroso atipico. Un’infermiera scopre che il compagno la tradisce con la vicina di casa, una donna che ha avuto un passato pieno di lustrini ma che ora è quasi sul punto di sfiorire. Basta poco all’infermiera per rendersi conto del tradimento, infatti le basta dare un’occhiata fuori da una delle finestre di casa e vedere il compagno impegnato a darci dentro con la bellona. D’altronde tra i due c’è un legame forte come quello dell’interesse per gli alieni (anche se è meglio non chiamarli così).
Fino a qui la storia non ha nulla di strano, ma la stranezza è dietro l’angolo. Il compagno torna a casa e si sente in dovere di far notare all’infermiera che non doveva urlare ai quattro venti che era un coglione. Qui saliamo sull’ottovolante dell’assurdo. La tradita si sente in difetto, si scusa, mentre Adelmo, il compagno, continua a frequentare Marilyn (è questo il nome della vicina di casa). Invece di mantenere le distanze da quest’ultima cerca di tenerla accanto a sé, o meglio, in suo potere, facendole notare che un neo che ha sulla pelle potrebbe essere pericoloso. Il ménage à trois continua, i dialoghi a volte calcano sul grottesco, ad essere in difetto sembra essere sempre l’infermiera.
Poi arriva un incontro con un cane e la vita dei tre protagonisti inizia a premere sull’acceleratore vorticando ancora di più nell’assurdo.
All’inizio di questa storia continuavo a chiedermi come facesse l’infermiera a sopportare di frequentare ancora Adelmo e Marilyn, come facesse a farsi sminuire con ogni singolo gesto e ogni singola parola. Poi, piano piano, mi sono reso conto che nessuno dei tre era immacolato. La relazione di potere e dipendenza è una relazione a tre. L’infermiera ha bisogno di avere accanto a sé qualcuno da curare, da curare e da tenere sotto controllo. Forse per questo scopo può andare bene un cane, non un essere umano. Mantre Adelmo è un povero frustrato, uno che non riesce bene nemmeno nella sua passione, la caccia. Marilyn invece è una personaggio che a un certo punto ha messo il pilota automatico e si è creata una vita dal nulla forse senza nemmeno chiedersi se era davvero ciò di cui aveva bisogno, forse solo per riempire il vuoto della solitudine.
Mi è sembrato che questo racconto lungo di Carlo D’Amicis sia stato influenzato da un certo tipo di narrativa americana arrivata in Italia nella prima decade degli anni 2000, in particolar modo grazie all’editore Minimum Fax. Mi vengono in mente Rick Moody, Antrim e altri autori che hanno fatto la fortuna dell’editore romano in quel periodo.
Carlo D’Amicis (Taranto, 1964) è autore del programma di Rai 3 Quante Storie e della trasmissione di Rai Radio 3 Fahrenheit. Tra i suoi romanzi: Escluso il cane (2006), La guerra dei cafoni (2008), La battuta perfetta (2010), Quando eravamo prede (2014), pubblicati da minimum fax; Il gioco (2018, finalista al Premio Strega) e La regola del bonsai (2022), pubblicati da Mondadori. Il grande cacciatore (e altre violenze), in prima edizione, era uscito per :duepunti nel 2011 e viene ora riproposto dopo un’ampia revisione e una parziale riscrittura.