Home Inchiostro Fresco - Recensioni di libri letti da Gianluigi Bodi Bonnie Nadzam – Lions – Una recensione Senzaudio

Bonnie Nadzam – Lions – Una recensione Senzaudio

by Gianluigi Bodi
Lions, Bonnie Nadzam, romanzo, Black coffee,

Voi non potete sapere con quanto interesse stessi aspettando il nuovo libro di Bonnie Nadzam “Lions”. Il libro precendente era uscito per Clichy Edizioni nella collana “Black coffee”. Si trattava di “Lamb“. Quella collana è diventata una casa editrice, le persone che la seguono sono sempre le stesse. Ero abbastanza tranquillo quando ho saputo che avrebbero pubblicato anche Lions, ma io sono un soggetto che nutre aspettative nei confronti di quello che legge, soprattutto se il libro precedente di un autore mi è piaciuto. “Lamb” aveva una caratteristica che apprezzo molto nei libri che leggo e me li fanno amare. Mi ha angosciato. Alcuni di noi nei libri cercano emozioni forti, cercano di essere spaventati, oppure cercano la sfida, l’amore, la fantasia. Io credo di avere una certa affinità con l’ansia e l’angoscia.

E’ con queste aspettative che ho affrontato la lettura del secondo libro di Bonnie Nadzam “Lions”. E prima di proseguire vi posso dire che si tratta di un libro diverso dal precedente, ma allo stesso tempo i tratti in comune sono riconoscibili. La scrittura di Bonnie Nadzam è superlativa. E’ impressionante la padronanza di lingua e stile di questa giovane autrice. E’ piacevolmente sbalorditiva la profondità dei personaggi. In Lamb il focus era posto sui due protagonisti principali, le altre figure agivano sullo sfondo come comparse. Avrebbero potuto non esserci e la forza narrativa nel libro non sarebbe diminuita. Il Lions credo che Bonnie Nadzam abbia osato un po’ di più, abbia cercato di spostare l’attenzione da un nucleo di narrazione potente (il rapporto tra la ragazzina e l’uomo) ad un ritratto corale. Ha diluito l’ansia e l’angoscia ma le ha tenute sempre davanti a noi. Ha cercato una maggiore complessità di intrecci perché questa volta non stava cercando di raccontare un rapporto binario, ma una serie di combinazioni.

Un uomo e un cane entrano in un paese sperduto che costeggia l’highway. Un paese che non offre nulla ai suoi abitanti, che produce fughe e polvere. Un luogo desolato come solo certe realtà americane sanno esserlo. I più vecchi del paese si ricordano che settant’anni fa la gente diceva che prima o dopo le cose sarebbero cambiate in meglio. Si sbagliavano. L’uomo e il cane mettono in moto un meccanismo, sta a voi lettori proseguire. Vi dovrete far andar bene la morte del buon vecchio Walker, la cui perdita pare essere un ulteriore segno del degrado di Lions. Vi dovrete far andar bene la storia d’amore tra Gordon e Leigh. E vi dovrete far andar bene quella sensazione di vivere in un posto da cui è difficile andarsene, ma che allo stesso tempo vi fa vedere chiaramente cosa vi aspetterebbe se solo te lo lasciassi alle spalle.

Lions ha elementi inquietanti. Agisce sulla realtà rurale innestando elementi sovrannaturali. Lo stesso uomo con il cane non ha passato, si fa chiamare John Doe e pare essere un fantasma. Inoltre, vecchia come il paese, c’è una leggenda. Un uomo salvato sulle montagne il cui destino è legato da generazioni alla famiglia Walker.
Circondati da questa atmosfera agiscono quelli che reputo essere i personaggi di spicco. Gordon e Leigh, due ragazzi innamorati che dovranno affrontare situazioni più grandi di loro.

Mentre scrivo queste righe sto sorseggiando un caffè nero. Ripenso al mio rapporto con Black Coffee, la sensazione di aver trovato una collana da seguire con attenzione, le domande che mi sono fatto quando si sono lanciati con una vera e propria casa editrice e il piacere di ritrovarsi tra le mani i primi due titoli, di vederli al Bookpride e di vedere il sorriso felice e stanco delle due persone che hanno intrapreso una bella avventura. Leggere significa anche affezionarsi alle persone. L’editoria indipendente ti dà la possibilità di conoscere e chiacchierare con chi i libri li crea dal nulla.
Nonostante questa vicinanza è difficile entrare nella testa delle persone. Non so cosa abbiano in mente quei due. A me pare che abbiano intenzione di pubblicare libri che possono piacere o meno, ma che di sicuro non lasciano indifferenti. Che non c’è cosa peggiore di un libro che ti lascia indifferente.

Con Bonnie Nadzam questo pericolo non c’è. Dopo poche pagine le mie paure si erano dissolte. Le mie aspettative erano state premiate. Stavo leggendo qualcosa che mi avrebbe tenuto sul filo, mi avrebbe fatto porre domande e lanciare ipotesi. Chi è l’uomo con il cane? Perché Gordon sparisce? Leigh è davvero quello che sembra? Perché esplode la violenza?

Bonnie Nadzam è la scrittrice di cui tutti parleranno tra qualche anno e voi potrete dire che l’avete vista nascere.

P.S la traduzione è di una delle due metà della tazza di caffé: Leonardo Taiuti.

Bonnie Nadzam è nata a Cleveland, Ohio. I suoi scritti sono comparsi su numerose e importanti riviste statunitensi. Lamb (collana Black Coffee, Clichy, 2015) le è valso il premio Flaherty-Dunnan Prize per il miglior romanzo di esordio del 2011 e ha ispirato l’omonimo film presentato nel 2016 al celebre festival di Austin, il South by Southwest; Amore e antropocene, saggio scritto in collaborazione con Dale Jamieson, è uscito in Italia per Stampa Alternativa. Bonnie ha insegnato per due anni scrittura creativa al Colorado College. Lions è il suo secondo romanzo.

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