29 maggio 1985

by senzaudio

La tua squadra del cuore è in finale. Tu con lei. Sogni di alzare al cielo la Coppa dei Campioni, tu accanto al tuo capitano. Vuoi esserci, ti organizzi, chiami a raccolta gli amici e i familiari, gli stessi con cui condividi la passione, in qualche modo riesci ad avere in mano i biglietti. Sarai in finale, anche tu. Non vedi l’ora che arrivi quel giorno, la data sul calendario è cerchiata in rosso: 29 maggio. E’ il 1985, il Boss canta Glory Days e tu ti auguri che quella sera sia davvero gloriosa, di goduria allo stato puro.

imagesIl countdown è finito, il grande giorno è arrivato. Sei a Bruxelles, hai girato per le vie della città, hai conosciuto altri animati come te dalla stessa passione, ma ora si entra allo stadio. Un impianto vecchio, fatiscente, criticato: come fa una Finale a essere disputata in un posto del genere? Però, chissenefrega, sarà una bella e vincente serata, almeno si spera. Hai il biglietto nel settore Z, prendi posto e ti accorgi che qualcosa non va: sei accanto ai tifosi del Liverpool, separato da loro da due bassi reti metalliche. Lo sai che non godono di buona fame, ti ricordi quanto avvenuto a Roma l’anno prima ,ma pensi che saranno anche loro qui solo per godersi la partita.

UnknownNo, invece no. Un’ora prima del calcio d’inizio, gli hooligan caricano, vogliono invadere il tuo settore. Non ci vuole molto, speri e credi nell’intervento della polizia. Hai paura, una fottuta paura, stanno arrivando. Scappi, come tutti, il più lontano dagli inglesi. E però c’è un muro. Ci ammassiamo tutti lì? No, dai, è impossibile. Cerchiamo di andare in campo, è l’unica. Andiamo via da lì. Cosa fanno i poliziotti? Ci manganellano?? Ma questi sono pazzi! Non hai molto tempo per ragionare, l’istinto ti suggerisce la mossa da fare: ritornare verso quel muro, scavalcare e rifugiarsi nell’altro settore. Chiuso in un angolo- Da un lato la furia pazza degli hooligan, dall’altro la totale impreparazione e scarsa intelligenza di chi dovrebbe aiutarti. Ormai è ressa, si è tutti lì. Non hai nemmeno il tempo di accorgerti che da qualche parti perdi sangue. Vedi alcuni che saltano nel vuoto. Poi un tonfo, un rumore sordo. Il muro è crollato. Cazzo, è la fine del mondo.

Non sai nemmeno come hai fatto, ma sei sul campo. Lì dove i tuoi campioni avrebbero giocato. Perché è per quello che sei andato a Bruxelles quel 29 maggio del 1985. Ora vedi morte, disperazione, rabbia, smarrimento attorno a te. Tu ce l’hai fatta, ringrazi Dio, ma tanti altri no. In 39 muoiono, 39 uomini che condividevano la tua stessa passione, 39 famiglie che da ora saranno in lutto per sempre.Unknown-1

Sono passati 28 anni, allo stadio ci vai ancora, la tua squadra ha appena vinto il secondo campionato consecutivo. Sei contento, ovviamente, ma una parte di te è morta all’Heysel, è rimasta lì. Non avevi mai conosciuto il Male. Ci pensi spesso, ci pensi sempre quando sul calendario è di nuovo il 29 maggio. E non riesci a sopportare quei maledetti ignoranti che pensano di insultare la tua squadra con scritte sull’Heysel, con cori e striscioni vergognosi. Calpestano la memoria, offendono le famiglie, gli amici. La vostra passione dovrebbe essere la stessa, è una tragedia che dovrebbe accomunare tutti, invece qualcuno la usa per offendere. Ti fa male, ma non dimentichi l’Heysel, i 39 morti. Non lo farai mai.

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