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Senza(u)Dio – Il cielo sopra Boston

by senzaudio

Il cielo sopra Boston

Vista del cielo alla fine del mondo

Ci tengo a ribadirlo. Ogni autore di Senzaudio pensa con la sua testa. Quindi, non necessariamente le opinioni di un autore corrispondono a quelle degli altri.

Il primo segnale che fosse successo qualcosa ce l’ho avuto leggendo di sfuggita un Twit di @Antoniocorsa: Non ti fanno più neanche gustare una partita. Che è successo a Boston?
Già, che è successo a Boston?
Cambio canale, ma in TV non trovo nulla. Che scemo, penso, c’è internet, perché devo usare la TV, la TV non serve mica a fare informazione.
Ritorno su Twitter, nella mia Timeline ci sono account ufficiali di giornali e giornalisti e poi ci sono utenti normali che prendono le notizie direttamente dalle fonti americane e le condividono. E’ da quest’ultimi che trovo le notizie migliori. Sono migliori perché non tendono a cercare la bordata d’effetto.
Ecco che succede a Boston, sono esplose delle bombe mentre si correva una maratona. Indago oltre, giusto un po’, e leggo che il vicepresidente Biden dice che non si tratta di un incidente. Se non si tratta di un incidente allora è … altro. So di aver sentito abbastanza, ritorno alla partita. La vedo, ma non la capisco, anche togliere l’audio come da buona abitudine non mi aiuta a capirla meglio. Vedo appena i colori.
Il mio cervello, autonomamente, sta elaborando le notizie apprese. Senza avere riscontri immediati so già in anticipo di cosa si parlerà, quali saranno le speculazioni e i titoli di giornale che leggerò a breve.
E prima che tutto accada vedo i titoli a tutta pagina che saranno fondati su termini quali, tragedia, orrore, strage, morti, feriti. E poi i numeri che si rincorrono, una gara a chi li da per primo, a chi fornisce il numero di vittime più alto, per poi rettificare, smentire, parlare di fortuna se il numero di morti è minore di quello dato in precedenza. Quale numero di morti può essere considerato una fortuna? Che cifra fa la differenza per poter dire che si è sfiorata la tragedia?
Si inseguono le voci. Ai giornali americani si accodano quelli italiani che riportano le notizie. Possibile non si possa fare un titolo di giornale senza sparare cifre a casaccio. Possibile che non si possa dare la notizia e astenersi dal cercare l’effetto dramma come nei peggiori talk show pomeridiani? Bastano poche parole per dire al mondo quello che è successo, per le analisi, a freddo, ci sarà tempo. Eppure sembra che i giornali siano scritti con le lacrime e non con l’inchiostro.
Poi le immagini, alcune forti. I bambini messi in prima linea perché colpiscono di più, perché dentro il mio essere padre so che non ci sarebbe nulla di più sconvolgente per me che vedere mio figlio in pericolo. Dopo i bambini le immagini crude, di amputazioni, di sangue e lacrime. Scene dell’esplosione.
Tutto già visto, metabolizzato.
Sono fallato io che non riesco più a sorprendermi di nulla? O meglio, sono malato io che mi sorprendo di più se vedo un gesto di gentilezza?
Ho già visto quelle scene, le ho viste ovunque. A volte meno coreografiche a volte più d’impatto visivo, ma poi, che differenza fa, quando i morti sono sempre i morti?
Ho già visto tutto e so che lo rivedrò.
La speranza che sia l’ultimo fatto di sangue in nome di qualche causa non serve. Non c’è speranza che possa mutare la natura umana. Succederà ancora presto o tardi. E’ la natura umana. Viviamo in un mondo imperfetto perché siamo noi a non essere perfetti. Siamo fatti della stessa sostanza della merda.
Poi, alla fine, arriveranno gli inviti a pregare per le vittime, a pregare per i carnefici. Servirà a qualcosa?
Io non so se esiste Dio, so che non ce lo meritiamo.

Ho spento la TV e sono andato in camera da letto. Mia moglie è distesa su un fianco, dorme, ma quando entro si sveglia, mi chiede come andata la partita, le dico il risultato me non le parlo di Boston.
Nella penombra osservo mio figlio, sta dormendo pacifico, con le braccia tese verso l’alto, come se si fosse arreso al sonno. Il mio compito, nei prossimi anni della sua vita sarà fargli credere che il mondo è un posto meraviglioso, e magari, riuscirò a crederci pure io un po’ se guarderò tutto attraverso i suoi occhi.

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