Secondo il principio che dice che i libri non scadono mai ho recuperato una delle prime uscite della casa editrice Oblmov. Era il 2017, Oblomov compiva i suoi primi passi e tra i primi libri pubblicati c’era anche “Vivo&Morto” di Jef Hautot e David Prudhomme.
Oblomov negli anni mi ha abituato a una grandissima qualità sia dei materiali utilizzati per confezionare i loro graphic novel sia nella scelta dei titoli. Se confronto le ultime uscite con le prime però mi rendo conto che il raggiungimento della qualità non è stato un processo che è andato avanti a piccoli passi, anzi, hanno iniziato fin da subito a imporsi degli standard molto alti.
Non fa assolutamente eccezione questo graphic novel che, paragonato a mammut che ogni tanto escono per questo editore, ad esempio Cuore Nero di Laustal e Paringaux oppure il lavoro di Manchette con Tardi, sembra molto esile e rischia di passare quasi in secondo piano.
Non dobbiamo farci però ingannare dall’esile volume perché in realtà la storia che Hautot e Prudhomm raccontano è davvero molto complessa in quanto parlano non sono di depressione ma da quanto questa sia legata a questioni sociali e all’alienazione di un certo tipo di lavoro.
Il protagonista lavora in una fabbrica che produce le vecchie chiavette per aprire le scatolette di cibo in scatola. Purtroppo per lui succedono due cose: l’avvento della moderna apertura a linguetta e la fidanzata che lo lascia.
Eppure lui le stava costruendo una torre Eiffel con le chiavette che rubava in fabbrica, se non è questo amore cosa può esserlo?
Philippe detto Flip è l’unico personaggio di tutto il graphic novel ad essere un’ombra liquida, ricorda un po’ il buon vecchio Macchianera nemesi di Topolino. In questo caso l’ombra però non è minacciosa e non si prepara nemmeno a compiere un misfatto, quel nero che si porta addosso sembra quasi essere una manifestazione diretta dell’oscurità e del peso che si porta dentro. Flip è apatico, non vorrebbe nemmeno alzarsi dal letto, il viaggio mattutino per arrivare in fabbrica lo opprime. La vita di Flip non è molto di versa da quella di tanti noi.
La genialità degli autori è quella di far intrecciare le vicissitudini di Flip con quelle del grande capo dell’azienda, un industriale di nome Deleter che non ha scrupoli ed è pronto a calpestare chiunque per i soldi. Durante il graphic novel, con un tempismo perfetto e un montaggio altrettanto ispirato, le strade dei due si incontrano, all’inizio per sfiorarsi e poi, alla fine, con una collisione un po’ più che metaforica.
Oltre a questo c’è la figura di Trashy, un suonatore di Djambé che come filosofia di vita ha quella di cogliere il momento e di non riflettere sul presente. Sarà lui l’elemento che unirà di due opposti della scala sociale.
Come ho accennato poco sopra il montaggio delle scene è davvero molto bello e ben costruito, ci sono alcune vignette che si uniscono alle altre, una rotatoria può diventare un tronco d’albero, una giacca può diventare l’ombra di Flip. Sembra che le immagini vengano continuamente mescolate tra loro dando un’idea di omogeneità e, soprattutto di fluidità.
“Vivo&Morto” è un graphic novel che pur non superando le ottanta pagine riesce a raccontare una storia molto intensa e profonda, una storia che racconta come molto spesso sono i vincoli che ci siamo imposti perché li ritenevamo necessari a rendere tutto più buio.
Jef Hautot è un artista plastico.
Diplomato alle Belle Arti è grafico e illustratore.
Nel 1999 firma Port Nawak insieme a David Prudhomme, pubblicato da Vent d’Ouest e ripubblicato recentemente da Les Reveurs.
David Prudhomme vive a Bordeaux.
Laureato alla Scuola d’Arte di Angouleme, è un autore audace e visionario. Rebetiko è considerato il suo capolavoro, miglior graphic novel del 2010 secondo Lire.
Rebetiko ha permesso all’autore di vincere numerosi premi in patria e all’estero.
Con Crossing the Louvre (co-pubblicato con il Louvre), nel 2012, vince il prestigioso Premio Internazionale della città di Ginevra.