Non mi vergogno delle mie emozioni. Ho letto “Gli anni che restano” di Brian Freschi e Davide Aurilia con un groppo alla gola. Dalla prima tavola all’ultima. L’avevo aperto senza sapere di preciso di cosa trattasse, quali corde emotive andasse a toccare (anche se la collocazione nel genere “Asportazione di corpo estraneo emotivo” sul sito di Bao Publishing doveva mettermi in guardia) e già dopo un paio di pagine ero perfettamente a mio agio.
“Gli anni che restano” trattano il tema del ricordo e del rimpianto. Il passato visto come una presenza ingombrante. I sogni che avevamo e che non abbiamo realizzato come presente che ci vengono a cercare e non ci danno tregua.
Mauro e Antonio sono grandi amici. Passano le loro giornate assieme, che si tratti di giocare ad essere pirati o correre dietro ad un pallone. Antonio porta sempre con sé una macchina fotografica. Un filtro con il quale cerca di processare la realtà. Poi il tempo passa, arriva l’università, arrivano le lotte politiche e, purtroppo, arriva la droga. Mauro e Antonio si separano, fino a che l’irreparabile li separa per sempre. A questo punto Mauro è quasi costretto a fare un pellegrinaggio nel proprio passato per cercare di rimettere assieme i pezzi e provare a cambiare un presente che non può che stargli stretto.
Questa, in breve, la trama. La trama però non è sufficiente a descrivere l’impatto emotivo di quest’opera. Una storia raccontata con delicatezza, in bilico tra sorrisi amari e lacrime dolci. Una storia raccontata con un disegno che evoca l’essenza della giovinezza e ci fa sprofondare nella malinconia dei ricordi. Il padre di Mauro che non c’è più, la vecchia nonna di Antonio che lo ha tirato su e che ormai sta per dare l’addio a questo mondo, la fidanzata dei tempi dell’università lasciata per motivi che ora sembrano non avere più importanza.
“Gli anni che restano” è una Graphic Novel dolorosa e bellissa. Un inno alla vita nonostante tutto. Un scendere a patti con il nostro passato per impedirgli di rovinare per sempre il nostro presente. “Gli anni che restano” è un’opera profondamente umana, che nasce da una materia così difficile da trattare come quella dei sentimenti.
Andiamo al punto, smettiamola di girarci intorno. Mi è piaciuto? Sì, da morire. Lo consiglierei? L’ho già fatto e mi hanno anche ringraziato. Ha fatto male? Moltissimo. La rileggerò? Certamente. Ho pianto? Sì.
Brian Freschi, classe 1993, scrive racconti per la rivista online “L’Inquieto” prima di diplomarsi in sceneggiatura presso l’Accademia Internazionale di Comics a Firenze. Dal 2015 collabora con il collettivo Manticora Autoproduzioni (Der Krampus, Le Piccole Morti, Maison LàLà, Nessuno ci farà entrare) e con diverse realtà del fumetto italiano. Gli anni che restano (BAO Publishing) è il suo primo graphic novel.
Davide Aurilia (Desio, 1989) comincia a lavorare nel 2013 come disegnatore nel campo pubblicitario. All’inizio del 2015 fonda un collettivo di fumettisti e illustratori emergenti dal nome “Radice”, con il quale pubblica due antologie di racconti a fumetti brevi. Per Eli Edizioni illustra Black Beauty, mentre per B COMICS realizza un racconto breve a fumetti nell’antologia “SHHH!” Nel 2017, per BAO Publishing, pubblica il suo primo graphic novel, Gli anni che restano con Brian Freschi ai testi.