Ho avuto la fortuna e l’opportunità di vivere la vita di uno studio di registrazione. Ho seguito il progetto musicale di un mio caro amico di cui magari prima o poi vi parlerò e so cosa significa progettare, realizzare e seguire l’evoluzione di un album musicale ed è per questo che è sempre bello analizzare tutte le scelte di un autore, che non sono (quasi) mai a caso.
Un album musicale è un percorso, fisico e mentale, dove l’idea di partenza alle volte si evolve in una creatura completamente diversa. Il percorso di Kanye West, vario e completo, gli ha permesso di diventare una delle star più importanti della scena americana. Con Through The Wire sinceramente è stato subito amore, quelle voci sempre campionate sotto la base, che saranno poi uno dei suoi più grandi marchi di fabbrica, mi hanno stregato e da lì non ho mai smesso di seguirlo.
I suoi lavori si sono evoluti durante gli anni in progetti sempre più completi, coraggiosi e variegati di pari passo con l’evolversi e il crescere del suo ego e della sua vita privata. Musica Black in tante sfaccettature diverse. Fino ad arrivare a Yeezus.
L’ultimo progetto di casa West è un percorso coraggioso e qualitativamente di altissimo livello. La possibilità di sedersi sul proprio successo e non avventurarsi alla ricerca di nuove sonorità avrebbe colpito più di uno nella sua situazione. Invece Mr. West, grazie anche alla disponibilità economica e di mezzi di cui dispone, al pari di un sarto alla ricerca di nuove stoffe e stampe, di un cuoco alla ricerca di nuovi abbinamenti si è avventurato alla ricerca di nuovi particolari.
Il risultato non è facilissimo. La qualità dei suoni è favolosa, i cambi di ritmo, i featuring, le voci per chi è amante del genere sono notevoli. Ma non è assolutamente un album per tutti. Analizziamo un po’ le tracce del disco: partiamo da “On Sight” e scopriamo subito cosa ci aspetta.. elettronic sounds in prestito al rap. “Black Skinhead” è un campionamento riuscitissimo di “The Beautiful People” di Marylin Manson: esplosività e ritmo rock in musica hip hop. In “I am a God” c’è molto del significato del disco e del suo titolo: I just talked to Jesus … He said, “What up Yeezus?” Non si crederà Gesù, quantomeno uno al suo livello nel mondo della musica… (ricordate i discorsi sull’ego galoppante?). Traccia 4 “New Slaves” con 3 minuti di suoni forti e secchi e all’improvviso un outro favoloso di Frank Ocean… ti lascia lì, perplesso, perchè non te lo aspettavi proprio, ma ci sta! Eccome se ci sta.
Con “Hold my liquor” dopo una serie di canzoni aggressive, vuole rilassare un po’ l’ascoltatore concedendogli una piacevole pausa con sonorità ancora ricercate ma più morbide. La pausa dura poco e in “I’m in it” torna a giocare con stacchi, cambi di ritmo, featuring e potenza. E’ una delle più strane di tutto l’album. All’inizio non è nemmeno facile da capire. Il contrario di quella che la segue: Nina Simone in “Blood on the leaves” con un campionamento di una cover di Billie Holiday ti cattura al secondo 00:02.
Seconda pausa con “Guilty Trip”, una di quelle che all’inizio ho apprezzato meno in questo album, per poi non riuscire più a farne a meno di quel ritornello. E poi “Send it up”. Capisco che possa piacere o meno ma usare quella “sirena” per tutta la traccia è una scelta forte e allo stesso tempo molto rischiosa. Nell’economia di un album del genere ci sta. Soprattutto se allietata dall’outro di Beenie Man.
Chiude l’album la stupenda “Bound 2”. Che è proprio una canzone Kanye style, campionatura su tutta la base di una voce di sottofondo, morbida rappata d’accompagnamento sulla base inclusa nel prezzo. Una delle mie preferite perché apprezzo questo genere di canzone.
Cosa ci resta di quest’album a fine ascolto? Genio e sregolatezza per dirlo in un termine tanto caro al mondo calcistico. Non ho voluto volontariamente analizzare il significato delle strofe dell’album (si aprirebbero mondi di commenti) ma farne una valutazione sulla scelta acustica, sonora, artistica: un grande album, anche se non saprei se il migliore delle sue produzioni. Non è paragonabile a niente d’altro, è l’evoluzione estrema di alcune canzoni dell’album precedente. Perché il percorso continua e siamo già impazienti di sapere dove ci porterà la prossima volta questo enorme talento.