Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Willy Vlautin – Io sarò qualcuno

Willy Vlautin – Io sarò qualcuno

by Gianluigi Bodi
Willy Vlautin

Io sarà qualcuno” credo di essermelo detto anche io più di una volta, in passato. Me lo sono detto da solo, forse davanti allo specchio, per evitare figuracce con gli altri. Al di là di questo, la domanda che credo sia giusto porsi, di fronte ad un’affermazione di questo tipo, è: per quale motivo? E in seconda battuta: qualcuno, sì, ma chi?

Horace cerca il propio destino. È di origine indiana Paiute, è stato abbandonato da piccolo dalla madre che ha deciso di lasciarlo dalla nonna e di non portarlo con sé mentre si trasferiva in un’altra città con l’uomo con cui stava, per non disturbare l’equilibrio della coppia. La nonna invecchia e decide di affidarlo a Mr. e Mrs.Reese, proprietari di una fattoria. Lì il ragazzino Horace cresce alla disperata ricerca di un’identità personale. Si appassiona alla musica Heavy Metal, ma soprattutto alla boxe. Horace decide di provare a fare carriera, vuole diventare un campione. Vuole scappare dal luogo comune che lega indiani e alcolismo.

Perché? Horace si fa chiamare Hector, perché non si sono buoni pugili Paiute ed invece i messicani sono tosti. Si veste in un certo modo, cerca di parlare in un certo modo, costruisce attorno a sè un personaggio. Se quello che prima era Horace gli poteva sembrare lontano dal vero sé stesso, quello che decide di diventare è una vera e propria falsificazione del sé. Come tutti noi, Horace, va a tentativi. Lascia la fattoria in cui veniva trattato come un figlio per andare a combattere, ma nemmeno la boxe è il suo destino, nemmeno con la boxe può essere sè stesso. Voler essere un campione solo per poterlo rinfacciare agli altri, alla madre soprattutto, farle vedere che la sua decisione di abbandonarlo è stata un tragico errore. Ma anche per lui un abbandono sarà un tragico errore. Lasciare i Reese che lo trattano come un figlio non può non influire negativamente sul suo destino. Forse non era la vita che sperava di avere da bambino, forse l’anonimato dei deserti di notte non è altrettanto glamour come i calzoncini scintillanti e i guantoni da boxe, ma forse è la quite la vera conquista. Nella quiete possiamo trovare noi stessi.

“Io sarò qualcuno” è un libro che cresce di riga in riga. Dopo una parte “introduttiva” di una settantina di pagine in cui sembra quasi che il libro ci stia studiando, come se noi e lui fossimo alle prese con un incontro di boxe, il ritmo comincia ad aumentare gradualmente e gli scambi si fanno sempre più fitti e pesanti. Alla fine, spoiler, vince il libro. Poco prima della proclamazione delle vittoria ai punti ci sbatte a terra con una combinazione uno-due stomaco/volto e ci lascia al tappeto tramortiti.

La pressione aumenta costantemente, come se una mano attorno al cuore lo stesse spremendo con calma. E questo effetto è dovuto al ritmo della scrittura, al tono della voce dell’autore che non è mai sopra le righe e che si mostra anche con il montaggio del libro. Nei momenti in cui Horace affronta gli incontri di pugilato, lo sguardo viene spostato al dopo, come se lo scambio di pugni avesse un’importanza minore. Al punto che non ci è mai chiaro chi abbia vinto. È questo uno dei particolari che rende tragica la storia di Horace. Non importa che lui abbia vinto o abbia perso. La solitudine è avvinghiata a lui.

“Io sarò qualcuno” di Willy Vlautin è sicuramente uno dei libri migliori che io abbia letto in questo anno che ormai sta volgendo a conclusione. È un libro che è stato in grado di parlarmi e di dirmi le cose giuste al momento giusto. Mi ha risvegliato dal torpore di un pessimo ciclo di letture e anche se normalmente sono abituato a leggere più libri contemporaneamente, quando ho iniziato “Io sarò qualcuno” non ho potuto prendere in meno altri volumi. Ho dovuto concentrarmi solo sulla scrittura di Willy Vlautin.

Traduzione di Gianluca Testani.

Nato e cresciuto a Reno, in Nevada, Willy Vlautin è uno scrittore e musicista (leader dei Richmond Fontaine, ora membro dei Delines). È autore di The Motel Life, 2006 (Motel Life, Fazi 2008), Northline, 2008 (Verso Nord, Quarup 2013), Lean on Pete, 2010 (La ballata di Charley Thompson, Mondadori 2014), The Free, 2014 (di prossima pubblicazione per Jimenez) e Don’t Skip Out on Me, 2018 (Io sarò qualcuno, Jimenez 2018).

Da La ballata di Charley Thompson è stato tratto il film Lean on Pete di Andrew Haigh, uscito negli Stati Uniti nel 2017.

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