Credo di averlo già detto nella precedente recensione che coinvolgeva un libro delle edizioni Jimenez, quando trovi una casa editrice che ha un’idea di letteratura molto vicina a ciò che ti piace leggere ti auguri che ci siano molti altri lettori con gli stessi gusti e che la casa editrice continui per la propria strada per qualche decennio. Dopo aver letto “Io sarò qualcuno” di Willy Vlautin ho avuto il piacere di leggere il secondo libro di narrativa uscito per questa casa editrice e per quel che mi riguarda hanno fatto due centri su due.
Il secondo libro si intitola “L’ultima bandiera” di Darryl Ponicsan ed è un romanzo che racconta un road trip atipico. I tre protagonisti si sono incontrati trent’anni fa, quando servivano in Marina. Due di loro, Billy Badass e Mule avevano ricevuto il compito di scortare in carcere “Ragazzo” Meadows. Meadows soffriva di cleptomania e la cosa lo aveva messo nei guai seri. Lo aspettavano otto anni di carcere. Badass e Mule lo accompagnano nel viaggio di avvicinamento al carcere facendolo svagare tra un bordello e una sbornia.
Trent’anni dopo la storia, in un certo senso si ripete. I tre non si vedono da decenni. Nessuno sa nulla di quello che è successo agli altri. Badass sembra non essere cambiato di una virgola, Mule invece è passato, per modo di dire, dall’altra parte della barricata. Meadows ha avuto una vita semplice e normale. Si è sposato, ha avuto un figlio e un lavoro come un altro. Badass è dietro al bancone del proprio bar quando entra Meadows. L’impatto emotivo è forte, soprattutto perché Meadows chiede a Billy di accompagnarlo in un viaggio, un altro viaggio, per accogliere la salma del figlio. Sulla strada incontrano anche Mule e il trio si ricostituisce.
Il romanzo “L’ultima bandiera” racconta, come detto, il viaggio di questi tre amici atipici, ma è anche un pretesto per raccontare una storia profondamente antimilitare. Per parlare di quanto è successo durante la guerra del golfo, in una missione che aveva lo scopo di “esportare la democrazia” e che si è basata su dati di intelligence falsi e costruiti ad arte. Più di una volta i protagonisti di questa avventura si chiedono per quale motivo i figli d’America siano stati mandati nel deserto a morire senza una ragione se non quella politica economica.
Da questo punto di vista è quasi doloroso leggere che le truppe americana venivano utilizzate per distribuire libri scolastici ai bambini, non per chissà quale slancio umanitario, bensì perché la storia la scrivono i vincitori e perché per bonificare l’area era necessario spiegare ai giovani che l’azione militare non era stata un’invasione, ma un aiuto.
“L’ultima bandiera” di Darryl Ponicsan è un libro dalle letture multiple. Amicizia, politica, nostalgia, amore, fede, sono alcuni dei temi che vengono toccati e che rendono il libro davvero molto interessante. Inoltre, il personaggio di Billy Badass, un veterano di guerra che non crede più a nulla, e che si attacca a Meadows non solo per aiutarlo, ma anche perché ha bisogno di un ultima emozione per sentirsi vivo, è una di quelle figure letterarie che alla fine della lettura tendono a restarci accanto per un bel po’. Forse perché in loro cogliamo una certa disillusione che ci è tanto famigliare.
Da questo libro è stato tratto un film diretto da Richard Linklater. “Last flag Flaying” con Bryan Cranston (Breaking bad) nel ruolo di Billy Badass, Laurece Fishburne (Morpheus di Matrix) come Mule e Steve Carell (The office) nel ruolo di Meadows.
Traduzione di Gianluca Testani.
Nato in Pennsylvania nel 1938, scrittore e sceneggiatore per il cinema e la televisione, è noto come l’autore di L’ultima corvè (1970), adattato nell’omonimo film del 1973 con Jack Nicholson. Autore di numerosi romanzi, ha prestato servizio nella Marina militare statunitense dal 1962 al 1965, ha lavorato prima per i servizi sociali nelle zone più malfamate di Los Angeles e poi nell’insegnamento, fino a quando il successo del suo romanzo d’esordio non gli ha permesso di diventare uno scrittore a tempo pieno. Vive tra Palm Springs e Sonoma, in California.