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Vincoli – Kent Haruf – NNeditore

by Gianluigi Bodi
Vincoli

Probabilmente a Kent Haruf, mentre scriveva, non sarà venuto in mente che quel “The tie that binds” che da noi è diventato “Vincoli” avrebbe potuto, qualche decennio dopo, spiegare chiaramente il rapporto che alcuni di noi lettori hanno maturato con le opere dello scrittore originario di Pueblo, Colorado.

È difficile pensare ad un successo così repentino e incredibile per uno scrittore che, nella sua vita, ha pubblicato una mezza dozzina di libri in un arco temporale di poco meno di trentacinque anni. Autore poco prolifico, il buon Kent, poco prolifico e poco appariscente, mi vien da dire. Uno scrittore che è riuscito con i suoi libri, usciti in Italia praticamente postumi (se si esclude una prima edizione di “Canto della pianura” edito da Rizzoli nel 2000 che non ha avuto un successo di pubblico degno di nota) a creare attorno a se un passaparola capillare al punto che, se mi capitava di buttar fuori dalla porta “Benedizione” me lo rivedevo entrare dalla finestra.

Lasciamo però da parte la famosa trilogia e andiamo direttamente alle origine della scrittura di Kent Haruf. Parliamo di “Vincoli“, pubblicato in America nel 1984 dall’editore Henry Holt & Co. Già, Holt…e a Holt ritorniamo ancora una volta, anzi, per la precisione, ritorniamo per la prima volta.

Un po’ di trama

La maggior parte di quello che sto per dirti, lo so per certo. Il resto, lo immagino.

Il libro racconta la storia della vecchia Edith Goodnough così come raccontata da Sanders Roscoe. Il racconto di Sanders Roscoe è in parte un racconto di prima mano e in parte prende vita dalla memoria del padre di Sanders, ormai morto da parecchi anni. Pare chiaro fin da subito che ci sia un fatto di sangue da giudicare e che un reporter stia cercando di far luce sulla faccenda per motivi che non hanno nulla a che fare con la giustizia, ma piuttosto con la voglia di mettersi in mostra. Sanders Roscoe però non è dello stesso parere e vuole raccontare la storia a modo suo, con il rispetto dovuto a Edith e, soprattutto, non vuole raccontarla ad una persona qualsiasi, la vuole raccontate proprio a te:

Perché, stammi a sentire:

La peculiarità, in questo caso, è che noi siamo perfettamente consapevoli di dove si trovi Edith Goodnough e cosa le stia per accadere già dalle prime righe. Haruf però, come un prestigiatore che si rispetti, ci distrae con la mano sinistra mentre compie la magia con la destra. Ecco che l’incipit diventa il fiammifero che accende la fiamma della tensione, tensione che viene mantenuta viva dal racconto di Sanders Roscoe.

Considerazioni.

C’è poi da dire che, qualsiasi buon libro che intenda raccontare la storia di una persona e che la metta sotto i riflettori in realtà ci sta regalando un altro trucco. “Vincoli” non è semplicemente la storia di Edith Goodnough, è la storia di John Roscoe, di Roy, di Lyman, della madre di Sanders Rosco, di Twyla, della Holt Tavern, dei campi, della trebbiatrice, delle assi con cui si costruiscono le case, delle stelle, delle Pontiac e quindi, di una città intera, raccontata sia per quello che contiene sia per ciò che è fuori da essa; un esempio? La Seconda Guerra Mondiale.

Uno degli elementi di stile più impressionanti, cosa a mio parere difficile da padroneggiare, è la velocità con la quale Haruf riesce a descrivere un personaggio non solo in quanto personaggio fine a se stesso, ma anche come personaggio in una relazione con gli altri. A volte basta una singola riga per comprendere l’essenza di una persona e rendersi subito conto, ancora prima che ci porti la lettura, dove e su quale piano avverranno i contrasti. L’esempio più chiaro, forse leggermente intriso di spoiler, ce lo dà l’arrivo nella narrazione della madre di Sanders. Ci viene detto che è stata sposata e che il marito ha fatto una brutta fine. Il lutto dura cinque anni, John Roscoe la va a prendere, come se nella sua mente non ci fosse l’idea del matrimonio, ma quella di un contratto di lavoro. Fino a qui non sappiamo nulla di più. Matrimoni di questo genere possono essere portatori di un qualche tipo di felicità. Quello che sappiamo è che John è un uomo di campagna, burbero, ruvido come la corteccia degli alberi, relegato alle camice comode, ai pantaloni da lavoro, agli stivali per camminare nel fango. Ad un certo punto li vediamo in città. La madre di Sanders è entrata in un negozio per comprarsi un cappello, ne esce con una cappelliera sotto braccio. Un cappello per John non deve avere un valore ornamentale, deve servire a coprirsi dal sole nei campi. Ecco che con una riga Haruf ci spiega chi è lei, chi è lei in rapporto a John e cosa sarà del loro matrimonio.

Mano a mano che si procede con la lettura di “Vincoli” ci si rende conto di quali siano i punti di contatto con l’opera da noi precedentemente pubblicata da NN e quali siano i punti in cui questo libro diverge dagli altri. Per quel che riguarda i primi, viene da dire che la voce di Haruf è già perfettamente riconoscibile, forse appena un po’ più roca e ruvida, come dopo aver fumato un pacchetto di sigarette. L’adesione al personaggio è sempre la stessa, evidentemente è una nota stilistica di Haruf che faremmo bene a tenere per buona anche per il prossimo libro da tradurre e pubblicare. In “Vincoli” nasce lo sguardo pietoso nei confronti dei personaggi, la loro testarda volontà di farsi vincolare dal destino che qualcuno ha scelto per loro. Edith ad un certo punto potrebbe anche decidere di andarsene e lasciare il padre Roy Goodnough al proprio destino eppure rimane incatenata alla fattoria, come se quella fosse l’unica decisione possibile o come se dovesse espirare le colpe e contemporaneamente onorare il sacrificio della madre.

Per quel che riguarda le dissonanze, direi che la principale ha a che fare con l’atto violento, badate bene, non con la “violenza” pura, ma con l’atto di sangue, l’improvvisa esplosione di adrenalina a cui forse non eravamo abituati che rende la narrazione un pò più cruda. Mi sembra che nelle opere della trilogia non ci sia mai un momento come quello vissuto da Edith, Lyman, Roy e John Roscoe mentre stanno mietendo il grano. Mi sembra che manchi, nelle altre opere, lo stacco improvviso, quel cratere che ti fa dire: è qui che è cambiato tutto per loro. Haruf ha poi scelto di mostrare la deriva umana per gradi in modo che, come spesso succede nella vita, una persona non sia in grado di ricostruire perfettamente il punto in cui il destino ci ha fatto effettivamente prendere la strada che stiamo percorrendo.

E di destino si parla molto e quando non se ne parla è comunque una presenza costante sulla pagina. Il motivo per cui Edith è chiusa in una camera d’ospedale ad aspettare un processo che forse non vedrà mai la conclusione ha a che fare con l’esistenza di un uomo testardo che convince/obbliga la moglie ad abbandonare l’Iowa per trasferirsi nell’arido Colorado. Potremmo dire che il matrimonio tra i due è un’altra emanazione del destino. Anche i decessi lo sono, come pure le rinunce.

Ho già sentito alcuni bisbigli sul web. NN ha svoltato con Haruf e ora stanno pubblicando anche la lista della spesa. Vorrei chiarire due cose. La prima è che molto probabilmente anche la lista della spesa di Kent Haruf è più interessante del 90% dei libri che trovate sugli scaffali di una media libreria di catena: non importa che catena. La seconda è che “Vincoli” non è in alcun modo un romanzo minore. “Vincoli” è, in nuce, ciò che la trilogia sarà una ventina di anni dopo. “Vincoli” è più arioso, le pagine a volte si allungano tra descrizioni e dialoghi che non siamo abituati a leggere nella trilogia, ma la narrazione non ne soffre mai. Immagino che Haruf abbia letto e riletto questo libro anche dopo la sua pubblicazione per asciugare il suo stile mantenendo inalterati i punti di forza che poi avrebbe travasato altrove. Ed immagino che, mettendo davanti a noi tutti i libri di questo scrittore, l’effetto che ci può fare leggere la sua prima opera è lo stesso che proveremmo nel guardare una nostra foto da giovani. Lasciando da parte la nostalgia per i bei vecchi tempi andati, cercheremmo di trovare le differenze e i punti di contattto che, in questo caso, sono davvero molti.

La traduzione è opera, anche questa volta, di Fabio Cremonesi. È lui la voce italiana di Kent Haruf. Se questo autore ha avuto il successo di cui tutti siamo testimoni è anche per merito suo.

Kent Haruf. NNeditore fino ad ora ha pubblicato “Benedizione”, “Canto della pianura”, “Crepuscolo”, “Le nostre anime di notte” e “Vincoli”. Di futura pubblicazione “Where you once belonged”.

Kent Haruf (1943-2014) è stato uno dei più apprezzati scrittori americani, ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui il Whiting Foundation Award e una menzione speciale dalla PEN/Hemingway Foundation. Con il romanzo Il canto della pianura è stato finalista al National Book Award, al Los Angeles Times Book Prize, e al New Yorker Book Award. Con Crepuscolo, secondo romanzo della Trilogia della Pianura, ha vinto il Colorado Book Award. Benedizione è stato finalista al Folio Prize. NN Editore ha pubblicato tutti i libri della trilogia ambientata nella cittadina di Holt, compreso Le nostre anime di notte, uscito postumo nel 2017.

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