Vanni Santoni – Muro di casse

by Gianluigi Bodi
Vanni Santoni

Ho la sensazione che si uno di quei momento in cui tutto quello che Vanni Santoni tocca diventa oro. Lo vedo ovunque, lo trovo ogni volta che apro un libro Tunué, adesso sta pure dentro Laterza. Se mi giro mentre sono in coda al supermercato ho l’incredibile impressione di avercelo alle spalle.
Oppure è solo una declinazione letterarai di quello che ti succede quando compri una macchina e inizi a vedere il tuo stesso modello dietro ogni angolo.

Vanni Santoni ha scritto un libro che si presta molto alla classica domanda: quanto di autobiografico c’è in quello ha che ha scritto? Tutto? Niente? Non mi interessa. Davvero, non voglio sapere se Vanni Santori si fa tre giorni di musica tekno in giro per il mondo. Non mi interessa. Se ha un cane, se si fa le canne, se dorme nel retro di un bus VW e cose così.
Quello che mi interessa è che ha scritto “Muro di casse” un libro tra la narrativa e la saggistica e nel farlo ha fatto luce su un movimento che dura da 25 anni e di cui so poco o nulla. Di cui spesso si tende a sapere solo quello che esce sui giornali o sui telegiornali che, altrettanto spesso, è fuoriviante e da una visione parziale connotata in maniera negativa.
Quindi ho letto quest’opera di Vanni Santoni con l’idea di godermela e di capire un po’ meglio cosa spinge delle persone (di età e ceti sociali diversi) a radunarsi attorno ad un muro di casse e lasciare tutto il resto fuori.
E’ un modo che fa per me? No, non credo. Li invidio? Forse un po’, forse per la capacità di vivere l’attimo, di essere un collettivo, di far parte di qualcosa di grande.

Leggi “Muro di casse” e le pagine scorrono, fai la conoscenza dei Teknival, di MDMA, funghetti, Ketamina e simili e capisci che non è tutto lì, ci sono Viridiana, i Rolling Thunder, Mike, Jody, Marilith e poi c’è la musica e c’è il girare per l’Europa a caccia del prossimo posto dove fermarsi e c’è Iacopo. La voce che ci accompagna tra uno spostamento e l’altro, tra una festa e l’altra, il nostro navigatore.

Vanni Santoni, magari, non trasforma in oro tutto quello che tocca, ma “Muro di casse” è davvero un bel mix tra il voler raccontare una storia e il voler spiegare la storia. La storia di un movimento nato in sordina che non accenna a fermarsi. Lo fa con una scrittura lucida (eh sì, ho detto lucida, una di quelle parole che si scrivono quando uno non sa che dire, ma che nel caso di Santoni hanno senso), lucida perché Santoni, con mestiere, ci permette di accedere, come spettatori a qualcosa che fingiamo di capire, ma che ovviamente non capiamo per mancanza di esperienza diretta.

“Muro di casse” fa parte della nuova collana dell’editore Laterza chiamata Solaris. Grafica molto poco Laterza e stesso voglia di approfondire questioni con un piglio saggistico.

Vanni Santoni (Montevarchi, 1978) vive a Firenze. Dopo l’esordio con Personaggi precari (RGB 2007, poi Voland 2013), Premio Scrittomisto 2007 per il miglior libro tratto dal web, ha pubblicato, tra gli altri, i romanzi Gli interessi in comune (Feltrinelli 2008), Premio selezione Scrittore toscano dell’anno 2009 e finalista Premio Zocca, In territorio nemico (minimum fax 2013, da coordinatore), Terra ignota (Mondadori 2013) e Terra ignota 2 – Le figlie del rito (Mondadori 2014). È fondatore del progetto SIC – Scrittura Industriale Collettiva.

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Due recensioni di #MuroDiCasse e una videointervista @editorilaterza @senzaudio @little_missbook @intoscana @ilariagiannini | sarmizegetusa 21 Maggio 2015 - 18:31

[…] due belle recensioni di Muro di casse: la prima su Senzaudio, a firma Gianluigi Bodi, e l’altra su e di Little miss […]

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