Stampanti del futuro

by senzaudio

Ultimamente su TV, giornali e ovviamente pagine specializzate, si fa un gran parlare delle stampanti 3D; queste macchine a controllo numerico hanno la capacità di scolpire o depositare un specifico materiale per creare,strato dopo strato, oggetti in tre dimensioni. La straordinaria precisione a cui sono arrivati questi strumenti, permette di costruire protesi personalizzate, componenti per la micro ingegneria e addirittura un cuore artificiale. L’aspetto però più particolare delle stampanti 3D sta dietro alla loro creazione e pochi ne parlano. Infatti questi gioielli tecnologici, riflettono diversi aspetti del nostro tempo e la storia della loro nascita può far capire come l’economia e la ricerca si comportano oggi.

Ma partiamo dall’inizio, questa tecnologia,come tutte le idee rivoluzionarie, non è stata sviluppata per lanciare qualche nuovo prodotto sul mercato ma per risolvere un problema concreto, cioè la trasmissione di modelli reali in 3 dimensioni, quando i progetti non riuscivano a spiegare la complessità di un prototipo o una particolare forma di design; ovviamente, un progetto su carta si può stampare, ma se una persona a Tokyo ha un prototipo e lo vuole far vedere ad un socio di Sidney (caso non tanto raro oggi giorno) deve spedire il prototipo, con spese e tempi non sempre accettabili. Che fare quindi per risolvere questo problema? Bisognava creare una macchina semplice che, grazie a un software opportuno, potesse creare dei modelli precisi di progetti in 3D. Ed il primo passo fu proprio la realizzazione di stampanti (tipo telefax) che creassero modelli reali di progetti che i designers si potevano trasmettere l’un l’altro. Questo però fu solo l’inizio, in quanto una volta sviluppata la prima stampante 3D, ci si rese conto che il vero potenziale di queste macchine era quello di poter creare qualunque oggetto si potesse disegnare, con la precisione di 50 micron (5 decimi di millimetro per capirsi) su qualsiasi materiale si potesse lavorare compresi polimeri per protesi e alimenti. Da questo punto si scatena la bagarre in quanto, una volta pubblicate le teorie di base, diverse industrie creano il proprio tipo di stampante 3D; da quelle ultra precise, pensate per applicazioni di micro ingegneria e medicina a quelle in kit per la creazione di oggetti da parte di piccole start up. Ed il mercato non sta certo a guardare, si comincia ad investire su diverse di quelle aziende che nascono o convertono parte della loro attività per la costruzione di queste nuove macchine delle meraviglie e la competizione crea nuove idee di sviluppo e contrae i prezzi.

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Ed arriviamo ad oggi, attualmente (dopo circa 5 anni dal primo prototipo), esistono centinaia di diversi tipi si stampanti 3D, alcune così grandi da poter costruire case, altre con la possibilità di usare diversi materiali contemporaneamente e le più comuni, piccole e poco costose, adatte a piccoli studi di architettura e design che possono vedere i loro progetti realizzati in 24 ore e tstarli immediatamente. Ormai il futuro delle stampanti 3D, o meglio con le stampanti 3D, sembra essere ben delineato, ci si aspetta un’esplosione di queste macchine che dovrebbero diventare comuni come le stampanti normali, dando a chiunque la possibilità di creare oggetti dalla sua fantasia e realizzarli nel garage sotto casa. Restano solo alcune domande in sospeso, innanzi tutto: chi sarà la compagnia o le compagnie che emergeranno nella produzione di queste macchine? E come cambierà la società, se per creare un qualsiasi dispositivo basterà un programma sul PC ed una stampante 3D.

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