Home Inchiostro - Recensioni di libri indipendenti e non. Il campione che voleva essere Maldini. Parte prima.

Il campione che voleva essere Maldini. Parte prima.

by senzaudio

“Tu in porta non ci giochi più!”. E come fai a dire “no, mamma, io torno a giocarci” se il tono non lascia adito ad altre possibilità: tu, bambino, sognati la porta; ti fai male, ti sei appena infortunato alla spalla, prima alla schiena, continua pure a proprio giocare se ci tieni, però in un altro ruolo: in porta noo, non più. Carles Puyol inizia la propria avventura nel mondo del calcio difendendo la porta della squadra giovanile della sua città: La Pobla de Segur è un comune spagnolo di 3 mila abitanti, un posto tranquillo in cui crescere, lontano dalla grande città – Barcellona è a quasi 200 chilometri di distanza -, ma nel cuore della Catalogna, la regione-nazione cresciuta attorno al mito della squadra blaugrana.

Carles abbandona la porta, desideroso di far provare agli avversari quelle botte che ha dovuto subire lui da portiere: compie una rivoluzione copernicana, si trasforma in attaccante. C’è un problema: il giovane non segna, è bravo, tosto, determinato, ha una buona tecnica, comanda i compagni, ma non vede la porta. Per sua fortuna incontra un allenatore che si accorge del potenziale e gli cambia ruolo: “Carles abbassati ancora, gioca a centrocampo”. Intuizione geniale: Puyol è al centro del gioco, lì finalmente esplode. Ha iniziato da un paio di anni, quando si fa notare dal Barcellona, squadra che non si lascia sfuggire per alcuna ragione al mondo i talenti migliori della Catalogna. A diciassette anni – quando ormai la prima adolescenza è un ricordo -, lo sbarco nella “capitale”: Carles abbraccia il Barça, entra muovendo i primi passi alla Masia, la cantera blaugrana, quella scuola di calcio, e di vita, da cui passano tutti i talenti diventati campioni con la maglia del Barcellona.

Puyol ha un fisico massiccio: non è alto, ma ha una incredibile massa muscolare, una incredibile forza esplosiva e una velocità strabiliante. Salta e corre, corre e salta. Non basta, perché alla Masia ti viene insegnato il gioco del calcio: palla a terra, continue triangolazioni, possesso palla, azioni costruite ragionando con il cervello: così si costruiscono una mentalità e uno spirito che devono essere poi portati in Prima Squadra. Carles si affina, è un centrocampista difensivo, piazzato al centro del gioco, ma la sua vita cambia dopo un incontro con un altro che sarebbe diventato un mito: Josè Mourinho, allora tecnico in seconda di Louis van Gaal, santone olanese e guida tecnica del Barcellona. L’allenatore portoghese è un altro che vive per il calcio: frequenta la Masia, osserva quotidianamente i progressi dei giovani e viene colpito da questo giovane con i capelli ricci. Sì, perché Puyol ha un mito, uno solo: Paolo Maldini, il capitano del Milan, la leggenda rossonera. Lui è l’esempio, il calciatore da seguire, anche nel look. Però il ruolo è diverso.

Qui entra in gioco Mourinho: il portoghese prende in gestione il Barcellona B e cambia ruolo a Carles. “Ti vedo meglio come difensore, a destra”. Fa niente se Maldini giocava a sinistra – pur essendo destro di nascita -: ora la posizione è quasi la stessa. La storia cambia, grazie anche a Mourinho. Quel ragazzo che giocava in porta, poi è passato in attacco e poi ancora a centrocampo, ha trovato la sua disposizione naturale: in difesa, una posizione in cui il suo carattere, e le caratteristiche, si esaltano. Puyol corre sulla fascia, avanti e indietro, un muro insuperabile quando attaccato, invalicabile nell’uno contro uno, incredibilmente tosto sui duelli aerei.


Mourinho lo adora, il passaggio alla prima squadra è quasi scontato: il 2 ottobre 1999 debutta con la Prima Squadra in trasferta sul campo del Real Valladolid: con lui in panchina il compagno di calcio di una vita, quel Xavi che ha nel destino il ruolo di cervello del Barcellona, come capitano Guardiola, proprio colui che sarebbe diventato l’allenatore di una delle migliori squadre di sempre in cui Puyol sarebbe stato anima e cuore. Il treno è partito, impossibile fermarlo.

A 21 anni diventa titolare inamovibile del Barcellona, nel 2003 viene blindato: rinnovo di contratto, clausola di rescissione fissata a 180 milioni. Tu non ti muovi da qui, questo è il messaggio. E arriva anche la fascia da capitano: Puyol a 25 anni è il leader del Barcellona.

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