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Simon Reynolds – Polvere di stelle. Il Glam Rock dalle origini ai giorni nostri

by Gianluigi Bodi
Simon Reynolds, Musica, Polvere di stelle

Un consiglio. Armatevi di qualsiasi aggeggio usiate per ascoltare musica. Spolverate il vostro account premium di Spotify o Apple Music o qualsiasi cosa sia di tendenza oggi. Mentre leggerete questo libro sentirete la necessità di accompagnarlo con un tappeto sonoro adeguato. Sentirete la necessità di riempire la vostra casa di Glam Rock.

Il libro in questione “Polvere di stelle” è un tomo di quasi settecento pagine scritto da Simon Reynolds, uno dei più importanti critici musicali, uno di quelli che la musica la sa ascoltare a ne sa parlare e che non mette mai se stesso davanti alle note.
Quando il Glam Rock era al suo apice io avevo un’età in cui solitamente la musica deve essere rassicurante. Ricordo perfettamente di aver avuto paura dei Kiss e dei Rockets, tanto per dirne una. Il Glam Rock era qualcosa che semplicemente non mi apparteneva. In TV passavano questi gruppi tutti lustrini, tutine attillate, colori sgargianti, capelli lunghi e fluenti. Troppo rumore, troppa apparenza. Preferivo altro.
Simon Reynolds però, oggi, mi spiega per filo e per segno quello che all’epoca non ero riuscito a capire. Un fenomeno musicale che aveva le proprie radici nei gesti istrionici di Little Richards e nel rock come forma artistica di rappresentazione anche visuale. Le canzoni venivano scritte per essere ascoltate e viste.
Basterebbe solo l’introduzione per mettere le cose in chiaro. Nell’introduzione infatti Reynolds mostra già il meglio di sé. Una capacità di analizzare, di mettere insieme fonti diverse e ridurle ad un testo piacevole da leggere e pieno di informazioni.

Poi, quando il libro parte davvero verrete trasportati nella storia del Glam Rock. Dai T.Rex a David Bowie, da Alice Cooper e lo shock rock ai Roxy Music di Bryan Ferry e poi Warhol, Morrisey, Iggy Pop, etc. In un viaggio che porta dagli Stati Uniti a Berlino passando per Londra.
“Polvere di stelle” non è un libro che fonda la sua fortuna sull’accatastamento di aneddoti, ma sulla capacità di Reynolds di tenere le fila di un discorso così lungo e complesso buttando su carta tutta la sua conoscenza in materia.
Per quel che mi riguarda, in base ai miei gusti musicali, ho apprezzato il ritratto di David Bowie, definito un artista a tutti gli effetti, uno che aveva la performance nel sangue, un personaggio capace di cambiare pur rimanendo se stesso. Inoltre, il fatto che anche i Queen vengano analizzati all’inizio della loro carriera, per intendersi quando Freddy Mercury cantava Bohemian Rapsody con una tutina a scacchi bianca e nera con uno scollo fino all’ombelico e l’asta del microfono che diventava oggetto scenico.

E’ un libro che consiglio a tutti gli appassionati di musica. La mole non deve spaventare, vi accorgerete di essere arrivati alla fine senza alcuna difficoltà.

Una menzione al traduttore Michele Piumini. Francamente l’idea di dovermi a mettere un libro così imponente mi farebbe crollare dall’ansia. Il testo è scorrevole, ma le disquisizioni tecniche sono presenti ovunque, non deve essere stata una passeggiata tradurlo.

Simon Reynolds (dal sito Minimum Fax)

Ultima cosa. Da qualche tempo Minimum Fax ha cambiato la grafica di copertina. Come tutti i cambiamenti non a tutti la cosa è piaciuta. Io sto un po’ nel mezzo. Ci sono cose che mi hanno spiazzato positivamente altre che io avrei fatto diversamente. La cover scelta per Glam Rock è semplicemente perfetta. Luci, colori sgargianti e un dovuto omaggio al Duca Bianco.

Titolo originale: Shock and Awe. Glam Rock and Its Legacy from the Seventies to the Twenty-First Century.


Simon Reynolds (Londra, 1963) è uno dei più importanti critici musicali contemporanei. Collaboratore di Melody Maker, The New York Times, Village Voice, Spin, The Guardian, Rolling Stone, The Observer.

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