Río fugitivo – Edmundo Paz Soldán

by Gianluigi Bodi

Paratesto:

Tendenzialmente odio le fascette pubblicitarie. Molto spesso non dicono nulla. Altre volte mentono. Mi è pure capitato che una fascetta elogiasse un libro che non era quello che stavo per leggere. In una sorta di perversione senza logica si era pensato che fosse meglio dire qualcosa di positivo su un romanzo di successo precedente al posto di non dire nulla sul presente. Qui però la fascetta porta il nome di Mario Vargas Llosa e io ascolto sempre ciò che mi dice Mario Vargas Llosa. Poco importa che si riferisca ad un romanzo di tremila anni fa, ad un romanzo ancora da scrivere o anche alla lista della spesa. Se Mario Vargas Llosa ha perso tempo per fare un complimento ad uno scrittore io abbasso lo sguardo e leggo.

Testo:

Fino a qualche giorno fa non avevo la minima idea che su questa palla chiamata mondo camminasse uno scrittore di nome Edmundo Paz Soldán. Ora che lo so sono un po’ più consapevole di come giri la letteratura in Bolivia. Inoltre il mio contatore di felicità libresca è salito di un paio di scatti perché ho letto un libro davvero molto bello.
Roberto è un ragazzo adolescente. C’è un fascino particolare nel seguire le vicissitudini di un adolescente che cerca di decifrare il mondo. C’è quell’angoscia di fondo che ti porta a parteggiare per lui, perché te lo ricordi ancora il terreno sdruciolevole su cui sei costretto a camminare quando hai quindici anni. C’è tutto un filone che si occupa di ritrarre le battaglie emotive “Adolescente Vs. Il mondo”. Qui però abbiamo degli elementi di novità che rendono la lettura di “Rio Fugitivo” una gran bella lettura. Aldilà della bravura nello scrivere di Edmundo Paz Soldán, su cui si è già pronunciato Mario Vargas Llosa al quale io non posso che accodarmi, c’è un altro elemento che a me è piaciuto molto.

Roberto frequenta una scuola cattolica in cui la forma di educazione preferita è la punizione e la repressione degli istinti, ha compagni di classe che reputa amici e altri dai quali preferisce stare alla larga. Ha una sorella dalle idee radicali e un fratello minore che si sta avviando su una brutta strada e i genitori non sembrano avere più nulla in comune tra loro. E in tutto ciòHa quindi una vita piena zeppa di elementi che lo destabilizzano, che lo costringono a ripensare la sua posizione nel mondo ad ogni passo, alla ricerca di un equilibrio tanto difficile da trovare quanto importante.
Roberto però scrive, scrive racconti gialli “plagiando” i grandi maestri del passato. Ed è proprio qui l’elemento più interessante del libro (secondo me). Quello che Roberto demanda al suo alterego di fantasia è il compito di riassestare il mondo, di trovarne una logica che spieghi gli eventi. E quindi ecco l’investigatore Mario Martinez che con logica e deduzione deve risolvere i casi spinosi creati da Roberto. Deve cercare di dare un ordine rassicurante, rimettere in equilibrio l’universo.

L’impresa di Roberto è  un’impresa titanica, mi verrebbe da dire senza possibilità di successo, ma anche se sappiamo che cercare il proprio posto nel mondo è un compito immane, non possiamo fare a meno di parteggiare per lui.

Coordinate:

Definire Fazi una piccola casa editrice come quelle che ospitiamo normalmente su Senzaudio mi sembra riduttivo. Hanno un catalogo che spazia in mille direzioni, esplode come un fuoco d’artificio e per me è semplice trovare tra tutti i titoli qualcosa che rientri nelle mie corde. Questo libro ha colpito nel segno. Un plauso a Fazi per aver portato in Italia Edmundo Paz Soldán.

Edmundo Paz Soldán nato a Cochabamba nel 1967 e laureatosi in Scienze Politiche, ha conseguito un PhD in Letterature ispanoamericane presso la University of California Berkeley e ha poi vinto la prestigiosa Guggenheim Fellowship. Oltre a varie raccolte di racconti ha pubblicato dieci romanzi, tra cui El delirio de Turing (2003), Norte (2011) e Iris (2014), e curato insieme a Gustavo Faverón Patriau la raccolta di scritti su Roberto Bolaño, Bolaño salvaje.
Attualmente vive a New York, dove insegna Letteratura latinoamericana alla Cornell University. Nel 2008 Fazi Editore ha pubblicato La materia del desiderio.

Carla Rughetti traduce questo romanzo e lo fa davvero bene. E’ difficile a volte capire il motivo per cui una traduzione ci sembra ben fatta. Ed è forse proprio in quella difficoltà che si annida la bravura di un traduttore. Renderci spettatori di un processo di trasfomazione privo di scossoni.

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