Qualunquamente Cancellieri

by senzaudio

L’imitazione di Maurizio Crozza è geniale. Una presa in giro. E dice già tutto. Una parrucca, un po’ di trucco, un cappotto e la voce. Soprattutto la voce. Ed ecco il ministro della Giustizia Cancellieri che, telefono alla mano, risponde alle chiamate degli italiani e si attiva solo per i parenti o amici dei cosiddetti vip.

E’ normale tutto questo? Probabilmente sì. Anzi, sicuramente lo è. Nel senso che è la norma. Il nocciolo della questione si trova nella disponibilità, frutto di consolidate frequentazioni personali, di un altissimo funzionario statale nell’attivarsi per una richiesta personale. Giusta, per carità. Però, quante persone non possono mettersi in contatto con un ministro? Quasi tutti gli italiani.

La querelle Cancellieri diventa così una fotografia dell’Italia. C’è una classe, quella dei nominati e degli eletti, che vive in un’altra dimensione, percepisce un’altra realtà. La commistione tra classe politica e poteri forti esiste da sempre ed esisterà per sempre, ma un continuo ricambio della classe dirigente può permettere di alleviare il fenomeno. Un ricambio a qualsiasi livello, dai comuni fino alle cariche più alte, perché il potere rappresenta sempre un rischio. Alto. Altissimo.

Non basta, però. Serve altro. Serve la moralità. Difficile da recuperare in un Paese dove molti agiscono per curare il proprio orticello, sempre meno fruttuoso. Un’Italia in cui i dipendenti dichiarano più degli imprenditori. Un’Italia in cui il ministro della Giustizia – e con lei chissà quanti altri – è pronto ad attivarsi per i poteri forti.

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